Villa Cortese torni ai santangiolini

Sull’area di Santa Maria un monastero e una chiesa, poi la dimora e il grande parco
L’Asl trasferisce i suoi uffici e lascia vuoto l’immobile: ora occorre farlo rivivere


Nel corso degli ultimi anni le amministrazioni che si sono susseguite a Sant’Angelo hanno via via venduto il patrimonio immobiliare di proprietà del Comune. Oggi rimangono pochi edifici di un certo pregio nella disponibilità di Palazzo Delmati: c’è appunto il vecchio ospedale di piazza De Martino, intelligentemente trasformato in municipio nella prima decade degli anni Duemila, c’è l’enorme area di Villa Redentore a Vigarolo, ormai in stato di totale abbandono e c’è Villa Cortese. Proprio quest’ultima, situata alla confluenza di via Costa con via Cogozzo, nel rione di Santa Maria, è tornata d’attualità negli ultimi mesi. Nell’ambito del riordino dei servizi sanitari, l’Asl ha infatti deciso di trasferire all’ospedale Delmati tutti i servizi dislocati a Villa Cortese. Il progetto, che dovrebbe andare a pieno regime nel corso del 2015, punta a creare proprio all’ospedale un Presidio ospedaliero territoriale, dove i cittadini potranno trovare le strutture dell’Azienda ospedaliera e quelli dell’Azienda sanitaria.

Solo pochi anni fa, peraltro, a lasciare Villa Cortese era stato anche il Consorzio del Basso Lambro, che si era trasferito in viale Montegrappa accanto all’Inps, per poi essere inglobato dalla nascente Sal, Società acqua lodigiana. Oggi Villa Cortese, per effetto di questi due trasferimenti, si trova dunque svuotata di attività e torna nelle disponibilità del Comune, suo proprietario. Si tratta di un fatto non secondario nella vita civile di Sant’Angelo, sulla quale “Il Ponte” intende porre attenzione perché si aprono nuovi scenari, ed è bene che sia la collettività tutta a guidare le scelte e non a subirle, come troppo spesso accade.
Diciamo subito che Villa Cortese deve restare di proprietà comunale. In un frangente economico molto difficile, qualcuno a Palazzo Delmati potrebbe pensare di recuperare qualche risorsa mettendo sul mercato la più bella villa presente a Sant’Angelo. Al contrario, siamo convinti che l’edificio e il suo grande patrimonio arboreo debbano essere sfruttati al meglio al servizio della collettività. Una proposta potrebbe essere quella, ad esempio, di trasferirvi la biblioteca comunale, attualmente ospitata nei locali angusti e inadeguati di piazza De Martino. Potrebbe essere l’occasione per ridare impulso a un servizio, quello bibliotecario, che negli ultimi anni è stato trascurato e affiancargli spazi per le associazioni.
La nostra è solo un’ipotesi, che peraltro ha già trovato qualche consenso in città e che pensiamo possa essere valutata attentamente, senza fretta ma con convinzione. Il tema potrebbe diventare materia di confronto in vista delle elezioni comunali del 2017, che non sono poi così lontane: sarebbe davvero un segnale di maturità civica.
Le alternative, vogliamo essere chiari, mettono i brividi. Abbandonare Villa Cortese al proprio destino, oppure offrirla al mercato immobiliare “generalista”, con il rischio di gettare alle ortiche secoli di storia. Nel luglio 1994 il professor Angelo Montenegro, ricostruendo le sorti della struttura, parlava di “una graziosa villa ottocentesca che si affaccia sul Lambro meridionale e che prende il nome da Francesco Cortese, sindaco di Sant’Angelo dal 1864 al 1868, che con sua moglie Virginia contribuì a migliorarne l’aspetto”.
Dal secolo XV al secolo XVIII, prima che la villa fosse edificata, l’area ospitava il convento di Santa Maria degli Eremitani di Sant’Agostino, da cui deriva il nome con il quale ancora oggi viene designato l’intero rione. “Sul finire del Settecento, a seguito delle vicende rivoluzionarie, come tanti edifici sacri il convento fu oggetto di spoliazioni ed espropri che costrinsero gli Agostiniani ad abbandonare l’edificio”, scriveva ancora Montenegro. La proprietà dell’area passò allora con tutta probabilità a Giovanni Battista Sommariva, scaltro santangiolino che occupò per qualche tempo una rilevante posizione di governo nella Repubblica Cisalpina. Sommariva morì nel 1826, lasciando i propri beni al figlio Luigi. Fino a quella data il monastero e la chiesa furono lasciati andare in rovina. Poco dopo vennero fatti abbattere dai nuovi proprietari che, su quello stesso terreno, fecero erigere la villa. Alcuni anni più tardi l’immobile passò ai Bolognini, quindi al marchese Fossati e successivamente a Francesco Cortese. Questi nel 1863 fece costruire la chiesa dedicata alla Madonna di Salette, sul lato sinistro della villa, dando seguito a un voto fatto nel 1861.
Sarà l’amministrazione civica guidata dal sindaco Gino Pasetti che con deliberazione del consiglio comunale n. 176 del 7 dicembre 1973 acquisterà per 69 milioni di lire il complesso immobiliare della Villa Cortese che, occorre sottolineare, è vincolata come bene storico architettonico.
Lorenzo Rinaldi.

 

 


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