Un’estate “bestiale” in compagnia di nutrie, cinghiali e zanzare infette
di Giancarlo Belloni


Un altro dei motivi per cui verrà ricordata l’estate appena trascorsa è la presenza invasiva di animali ai quali non eravamo abituati.
Da tempo ormai abbiamo conosciuto le nutrie, grossi roditori originari dell’America Latina importati qualche decennio fa per la produzione della pelliccia di castorino. Quando questa attività divenne non più remunerativa alcuni allevatori, per evitare i costi di abbattimento, pensarono bene di liberare nei campi i loro animali, con tutto quel che ne seguì: danni alle colture agricole coltivate in prossimità dei corsi d’acqua, e danni alla stabilità degli argini divenuti più deboli per la presenza delle loro tane.
Senza dimenticare l’impatto delle nutrie sulle strade con i rischi per i malcapitati automobilisti che se le trovano davanti.
Ma nelle notti dell’estate 2015 sulle nostre strade gli automobilisti hanno rischiato di fare ben altri incontri: i cinghiali, manco fossimo sugli Appennini.
Pare che nei boschi di San Colombano e Miradolo ce ne siano una cinquantina e un altro centinaio in tutto il Lodigiano. Sono animali che vanno dai cinquanta ai cento chili di peso, ma è stato avvistato qualche esemplare anche di duecento chili.
È chiaro che questi bestioni possono essere molto pericolosi sia in caso di incidente sia in caso di attacco alle persone (sono soprattutto le femmine con cuccioli quelle più aggressive) .
Per arginare il fenomeno la città metropolitana di Milano (da cui dipende il territorio di San Colombano) ne ha autorizzato la caccia.
Meno appariscenti ma altrettanto insidiose sono le zanzare. Certo per noi non sono purtroppo una novità: siamo abituati dalla nascita a convivere con questo odioso insetto. Ma fra quelle che giravano questa estate ce n’erano di particolarmente pericolose perché portatrici del virus West Nile (più conosciuto come virus della febbre del Nilo) la cui diffusione viene monitorata dal ministero della salute. Allerta massima per il Lodigiano dichiarato zona endemica, al punto che i donatori del sangue locali (ma anche quelli che hanno soggiornato anche solo una notte nel Lodigiano) non hanno potuto effettuare donazioni in ospedali fuori provincia dove non vengono fatti i controlli specifici. Intanto alcune persone sono state ricoverate a Lodi e a Sant’Angelo per la febbre del Nilo. La malattia si sviluppa come una normale influenza che però, nelle persone anziane o immunodepresse, può comportare gravi complicazioni neurologiche.

IL PONTE - foglio d'informazione locale di Sant'Angelo Lodigiano