In una cartella dell’Archivio parrocchiale di Sant’Angelo Lodigiano intestata a don Nicola De Martino, il sacerdote che durante il secondo conflitto mondiale rimase vicino ai soldati al fronte incoraggiandoli e confortandoli, vi sono fogli che riportano elenchi di militari santangiolini deceduti o che non hanno dato più notizie di sé.
Sotto il titolo “dispersi in mare” vi sono le generalità di Pietro Quaini di Domenico classe 1919, di cui “Il Ponte” nell’aprile 2015 ha tracciato le vicissitudini che lo hanno portato alla morte nell’affondamento di una nave, Pietro Brambilla di Angelo classe 1920 morto nell’affondamento del piroscafo “Aventino” il 2 dicembre 1942, Costante Mariani nato a Milano e “sfollato” a Sant’Angelo, e Pietro Pasetti che come abbiamo accennato ne “Il Ponte” lo scorso giugno 2015, anch’egli come il Quaini, ha trovato la morte in mare.
Pasetti Pietro Carmelo per l’anagrafe, nasce a Sant’Angelo Lodigiano il 23 agosto 1915 da Antonio di professione cordaio specializzato nella lavorazione di finimenti per cavalli e Natalina Vigorelli casalinga, secondogenito di quattro figli, Davide 1914, Teresa 1921 e Giuseppe 1924, abitanti in via Raimondo Pandini n. 21.
Adempiuto l’obbligo scolastico Pietro trova occupazione presso una rinomata pasticceria di Milano fino a quando il 7 dicembre 1937 è chiamato alle armi con la classe 1915, distretto militare di Lodi, Reggimento Artiglieria, Divisione Celere.
Terminato il periodo di leva è richiamato alle armi il 6 settembre 1939 al 21° Reggimento Artiglieria Motorizzato “Trieste” per istruzioni; già abile motociclista consegue il certificato d’idoneità alla conduzione di autocarri.
Il 10 giugno 1940 l’Italia entra in guerra contro Francia e Inghilterra, al fianco della Germania, in quella che sarebbe poi diventata la Seconda Guerra Mondiale e Pietro viene richiamato. Il 30 novembre 1940 si imbarca a Bari per l’Albania, zona di guerra, dove giunge il 1° dicembre 1940.
Il 20 aprile 1941 con il suo Reggimento parte da Durazzo (Albania) con la nave “Casaregis” e sbarca a Bari il giorno dopo per recarsi successivamente a Napoli.
È questo il periodo in cui si svolge nel Mediterraneo la cosiddetta “battaglia dei convogli” che trae origine dalla necessità di portare rifornimenti sul fronte libico. Per questo motivo vengono requisite dalla Regia Marina cinque navi idonee al trasporto di merci e armamenti che scortate da cacciatorpedinieri devono raggiungere Tripoli.
La navigazione è estremamente pericolosa perché occorre evitare per quanto possibile le rotte del centro offensivo di Malta che scagliona lungo tutto il percorso aerosiluranti, bombardieri, incrociatori veloci muniti di radar, sommergibili.
Il 1° settembre 1941 da Napoli parte un convoglio composto dalle navi “Andrea Gritti”, “Rialto”, “Vittor Pisani”, “Francesco Barbaro“ e “Sebastiano Venier”, scortato dai cacciatorpedinieri “Da Recco Freccia”, “Folgore”, “Dardo” e “Strale”, in particolare la “Gritti” trasporta l’armamento della Divisione motorizzata “Trieste”.
La sera del 2 settembre è segnalata la presenza di un sommergibile nemico che costringe il convoglio ad effettuare una imprevista e larga deviazione dalla rotta, transitando dallo stretto di Messina con tre ore di ritardo.
Per evitare il raggio d’azione degli aerei britannici, la formazione deve transitare ad est di Malta ad una distanza superiore alle 160 miglia. Il ritardo di tre ore nella navigazione porta le navi a transitare in acque non sicure dopo il tramonto quando per il buio notturno non sono più disponibili gli aerei italiani di scorta.
Alle 00,30 del 3 settembre a circa 25 miglia a sud-est di Capo Spartivento le navi italiane sono attaccate da 9 aerosiluranti inglesi di base a Malta. Nonostante la pronta reazione delle unità di scorta e delle navi mercantili, gli aerei lanciano i loro siluri e due colpiscono le motonavi “Barbaro” e “Gritti”. La “Barbaro” è immobilizzata da un siluro che la colpisce a poppa, e sarà successivamente rimorchiata e salvata, mentre la “Gritti” è colpita da un siluro che provoca l’esplosione delle munizioni situate nella stiva.
La motonave affonda portando con sé 347 dei 349 uomini che sono a bordo, solo due si salvano.
Il comandante della “Barbaro” Marini nel suo rapporto scrive: «Subito dopo, poco lontano dall’origine di detto fuoco [contraereo, da parte delle navi], si verifica sul mare una violenta esplosione accompagnata da un’altissima ed ampia colonna di terrificante e vivido fumo rossastro con ricadenti scintille e sprazzi che determina un sinistro chiarore illuminante a giorno per circa tre minuti il mare e l’orizzonte annebbiati».
A seguito del verbale di irreperibilità del 10 agosto 1950, la Commissione del Ministero della Difesa-Esercito in data 27 novembre 1951, accertato che Pasetti Pietro Carmelo di anni 26 era presente sulla motonave “Gritti” all’atto dell’affondamento e che non risulta fra i due superstiti raccolti in mare, dichiara ufficialmente la sua morte.
Fonti:
- Archivio di Stato di Milano, fogli matricolari.
- Archivio parrocchiale di Sant’Angelo Lodigiano, Cartella don Nicola De Martino, Stati d’anime.
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