Un pugno di case, 121 abitanti, 22 famiglie, così è censita la “Ranera” nell’anno 1620 nello “Stato d’Anime” dell’Archivio parrocchiale. La cascina dista 2,42 chilometri a sud di Sant’Angelo, ed è posta sull’arteria che comunica con Genova valicando i monti piacentini per la valle di Bobbio.
Non si conoscono documenti sulla cascina anteriori al secolo XVII, anche se sulle origini potrebbe venire in aiuto il nome “ranera” che a detta del “Dizionario dei toponimi lombardi” deriverebbe non da “rana” come si potrebbe pensare, ma da “ranera o ranere” che ha significato di “buco”; le “ranere” erano, infatti, zone aquitrinose di cui in epoche lontane era ricca la nostra pianura. Non è però da escludere che in questi terreni paludosi con ristagno d’acqua, questi piccoli anfibi avrebbero potuto trovare il loro habitat ideale.
La cascina
Nell’anno 1452 il duca Francesco Sforza nomina Matteo Attendolo detto il Bolognino, conte di Sant’Angelo e feudatario del castello e di circa 27.000 pertiche di terra.
Fra le possessioni è compresa la cascina “Ranera”, indicata nella mappa del catasto teresiano del 1723 come “casa da massaro affiancata da due orti”, intestata ai conti Giovanni Battista e Giovanni Giacomo Bolognini. Nello “Stato d’Anime” parrocchiale del 1801, sono censiti proprietari dei fondi i conti Giacomo, Filippo, Ildefonso e Alessandro Bolognini. Le successioni dei Bolognini proseguono fino all’anno 1887 quando la “casa colonica e fabbricato urbano” è intestata al conte Gian Giacomo Morando De’ Rizzoni Attendolo, ultimo feudatario.
È interessante notare come nei registri catastali dell’Archivio di Stato sono registrate proprietà nel 1802 ai fratelli Negroni Giovanni Antonio e sacerdote Giacomo, e nel 1830 ad Antonio Scarpa. Questi nuovi possidenti sono la conseguenza della lentissima soppressione del feudalesimo nel Settecento nello Stato di Milano, e quindi anche nel Lodigiano, per volere di Maria Teresa d’Austria e di Giuseppe II.
L’andamento demografico della “Ranera” fino alla fine del Settecento non subisce aumenti rilevanti, mentre nel 1801 la popolazione conta 46 famiglie e 224 abitanti, e nel 1861 52 famiglie con 275 componenti.
Alla cascina, negli anni 1774/1775, vengono compiuti lavori di ampliamento con la realizzazione del fronte principale, dei portali d’accesso e di una grande stalla laterale, mentre dal 1902 al 1940, sono numerosi gli interventi di ammodernamento che interessano la chiusura dell’ala sinistra destinata ad abitazione colonica e la costruzione di un nuovo corpo chiuso al piano terreno e di un loggiato nella parte superiore.
Notizie interessanti sulla “Ranera” si possono cogliere dagli “Stati d’Anime” parrocchiali, come quelle riguardanti gli abitanti nel 1626 che corrispondono ai cognomi Vitaloni, Montanari e Dossena ancora oggi esistenti, o le notizie curiose dell’anno 1873 con i suoi 277 abitanti collocati nei cortili indicati con gli epiteti dei residenti “Corte del Zerbaiolo”, “Corte del Quaja”, “Corte del Banìn” e “Corte del Mugnaio”.
Al termine del secondo conflitto mondiale a seguito dell’espansione edilizia e del conseguente aumento degli abitanti, la cascina “Ranera” diventa a tutti gli effetti una frazione del comune di Sant’Angelo Lodigiano.
L’aumento demografico sollecita l’amministrazione comunale a dare ai bambini della frazione la possibilità di frequentare senza difficoltà la scuola dell’obbligo, decentrando alla “Ranera” le classi di scuola elementare, dapprima posti in locali in affitto e dall’anno 1950 fino al 1980 in un nuovo plesso edificato dal Comune, istituzione che procede di pari passo con una sezione di scuola materna, anch’essa costituita per iniziativa del Comune.
L’oratorio di San Carlo
L’oratorio è eretto nel 1622 per volontà dei feudatari Attendolo Bolognini, ed è indicato nel 1751 come “Oratorio pubblico sotto il titolo di San Carlo“. La dedicazione a San Carlo Borromeo (1538-1584), canonizzato il 1° novembre 1610, è sicuramente dovuta alla fama di santità del cardinale di Milano, amato dalla gente per la sua umiltà e carità.
Alcuni anni dopo l’erezione, agli inizi del Settecento, i conti Bolognini adibiscono il sotterraneo della chiesa a sepolcreto della famiglia.
Documenti dell’Archivio parrocchiale, indicano nel 1831 la sepoltura della contessa Claudia Borromeo moglie del conte Ferdinando Bolognini, mentre nel 1852 vengono tumulati i conti fratelli Ferdinando, Francesco, Carlo e Cesare e la madre contessa Lucrezia. Sono salme provenienti da altri luoghi di sepoltura e qui riuniti come, ad esempio, i membri della famiglia del conte Cesare trasportati dal cimitero albanese di Vergo della Valona.
Gli ultimi defunti posti nel sepolcreto sono il conte Gian Giacomo Bolognini Attendolo Sforza, ultimo feudatario di Sant’Angelo, e la figlia contessa Clotilde Morando Bolognini, sorella della duchessa Eugenia Litta. Il conte Gian Giacomo fra le ultime sue volontà lascia alla parrocchia l’oratorio della Ranera.
Poi le salme della famiglia Bolognini sono inumate nella cappella/altare del nuovo cimitero comunale sorto sul luogo che fu sede dal 1607 al 1798 del convento dei Padri Cappuccini.
Una prima ristrutturazione della chiesa avviene nel 1891, assieme ad una nuova titolazione alla Madonna di Lourdes. È realizzato il soffitto piano, nascondendo quello a due falde e di conseguenza vengono chiuse le finestre superiori aprendo, in corrispondenza, quelle nuove a quota inferiore. Sopra l’altare si realizza la grotta dove viene collocata la statua della Vergine Immacolata benedetta dal parroco monsignor Bassano Dedè poco prima della sua morte avvenuta il 27 febbraio 1892.
Il parroco monsignor Angelo Raffaini l’11 febbraio 1893, al termine di una processione alla “Ranera” per festeggiare il giubileo episcopale di Papa Leone XIII, benedice il simulacro di San Giuseppe da porre nella chiesa.
Un significativo ampliamento avviene negli anni 1953/1954 con il parroco monsignor Giuseppe Molti; la chiesa è allungata di una campata, viene realizzata una nuova facciata rivestita di mattoni e sulla destra è innalzato un piccolo campanile con parete a vento. Alcuni anni dopo sono realizzate le decorazioni delle superfici interne ad opera del pittore Battista Oppio.
Non meno importanti gli interventi alla chiesa con il parroco monsignor Carlo Ferrari; nel 1997 è consolidata la copertura lignea effettuando il taglio e l’isolamento della base di tutta la muratura perimetrale per bloccare l’umidità, mentre nel 2002 il pittore Luigi Bianchini restaura le superfici interne della chiesa.
La “Ranera” , oggi
Frazione o località che dir si voglia, della storica cascina oggi rimane pochissimo.
In una recente statistica la “Ranera” è censita con 233 abitanti e 89 famiglie, le vecchie abitazioni rurali hanno lasciato il posto ad un buon numero di palazzine e villette.
Analizzando il periodo di costruzione degli edifici residenziali dal 1919 al 2005, balza all’occhio il boom avvenuto dal 1971 al 1980 con ben 23 costruzioni, quasi la metà delle 59 esistenti.
All’antica via Legnano si sono aggiunte la via San Carlo, la via don Albino Anelli per ricordare il sacerdote che per moltissimi anni è stato cura d’anime della frazione e la via Buozzi nella parte in fregio alla strada provinciale 17.
Fiore all’occhiello della “Ranera” è il ristorante “La Ranera” di Luigi Bertolini, presenza costante della famiglia da tre generazioni
Nella chiesa è settimanalmente celebrata la Santa Messa, ed è meta di moltissimi fedeli l’11 febbraio nella ricorrenza dell’apparizione della Madonna a Lourdes, e il 4 novembre per la festa di San Carlo Borromeo.
Fonti
“Lombardia Beni Culturali”, Cascina Ranera. Archivio parrocchiale di Sant’Angelo Lodigiano, Stati d’Anime, Libro delle cose memorabili, Repertorio d’Archivio del conte Ildefonso Bolognini. Angelo Stroppa. “Feudi, feudatari e nobiltà lodigiana dal XIV al XVIII secolo”, Lodi, 2002.
Nelle foto, da sinistra, in senso orario: un particolare della cascina in una veduta aerea tratta dal calendario dell’anno 1998 per iniziativa del Comitato Amici della Ranera; la chiesa della frazione intitolata a San Carlo Borromeo eretta nel 1622 dai feudatari conti Attendolo Bolognini, adibita a sepolcreto di famiglia; la pietra tombale posta sul pavimento della chiesa con l’iscrizione degli ultimi membri della famiglia Bolognini, inumati; un gruppo di alunni della scuola elementare decentrata alla “Ranera” negli anni del secondo dopoguerra insieme ad una sezione di asilo, la foto è tratta anch’essa dal calendario del 1998.