Negli scorsi giorni un affezionato lettore del “Ponte” ci ha segnalato lo stato di grave degrado in cui versa cascina Ortaglia, situata tra il Giardinone e il parcheggio di piazza Enzo Ferrari, a breve distanza dal centro. Le fotografie che pubblichiamo mostrano l’esterno della struttura, lasciata ormai da troppi anni in balia delle condizioni atmosferiche, di vandali e di ladri. I pluviali, come ben si vede dalle foto, sono stati rubati e non sostituiti. L’erbaccia cresce a dismisura nell’area esterna. Le facciate sono sporche, in particolare nella zona immediatamente sottostante le coperture. E questo è solo quello che si vede dall’esterno, perché all’interno la situazione è addirittura peggiore, visto che l’umidità si sta “mangiando” le pareti.
La cascina è di proprietà del Comune ed era stata completamente restaurata negli anni Duemila, con una spesa di circa 1 milione di euro, finanziata in parte dalla Regione Lombardia. Una volta ultimati i lavori, la struttura non è mai stata aperta. Sarebbe dovuta diventare un polo museale, qualcuno aveva addirittura ipotizzato di trasferirci la biblioteca comunale. Tutto però è fermo, bloccato, immobile. La nuova amministrazione comunale, in carica dallo scorso giugno, non si è ancora pronunciata sul futuro dell’immobile. Il sindaco Villa ha solo detto che, stante le condizioni economiche in cui versa il Comune, cascina Ortaglia non è una priorità.
Al sindaco e ai suoi assessori chiediamo però di fornire informazioni almeno su quali idee hanno sul futuro dell’immobile. Lo dicano chiaramente, si espongano, perché siamo di fronte a un bene collettivo, di proprietà di tutti i santangiolini e restaurato con i soldi del Comune e della Regione. Un bene che non può essere lasciato morire.
A Sant’Angelo, peraltro, spazi per eventi, incontri, mostre e convegni servirebbero come il pane. Al netto della sala Girona - piccola e poco adatta a ospitare grandi numeri - non vi sono ad oggi strutture pubbliche di un certo rilievo e prestigio. Il teatro dell’oratorio San Luigi e l’auditorium dell’oratorio San Rocco sono realtà parrocchiali, la sala convegni della Banca Popolare di Lodi è di proprietà di un istituto di credito, il castello Bolognini è una realtà privata e i costi di accesso sono notevoli, quantomeno se paragonati al budget medio di molte nostre associazioni. Per non parlare del Cupolone, fuori mano e adatto solo a determinate iniziative.
“Il Ponte” per il momento lancia il sasso. Speriamo che qualcuno risponda…
L. R.