Il Museo storico della sezione Combattenti e Reduci di Sant’Angelo ha ripreso la propria attività dopo l’improvvisa scomparsa della sua fondatrice, Giovanna Domenica Cordoni. Per anni punto di riferimento fondamentale del Museo di via Forlani, Domenica Cordoni ha lasciato in eredità alla città di Sant’Angelo un vero e proprio tesoro, che molti neppure conoscono: centinaia e centinaia di fotografie, documenti, medaglie, lettere e reperti che raccontano la vita di altrettanti giovani santangiolini al fronte, nel corso della Prima e della Seconda Guerra Mondiale. E’ stato il fratello di Domenica, Giancarlo Cordoni (già sindaco di Lodi Vecchio e attuale presidente del Consorzio servizi alla persona della Provincia di Lodi), a scendere in campo in prima persona, insieme ad altri insostituibili volontari, per dare un futuro al Museo. A lui “Il Ponte” ha chiesto cosa è stato fatto in questi mesi e cosa bolle in pentola…
Come ha trovato la sezione e il Museo alla scomparsa del presidente Domenica Cordoni?
“Domenica quando si ammalò, non sapendo che sarebbero stati i suoi ultimi giorni, continuò normalmente nel suo lavoro di presidente della sezione. In questo contesto l’aiutai a indire le elezioni per il nuovo direttivo e, su sua indicazione, svolsi le attività legate al tesseramento 2016. Perciò, quando scomparve, mi limitai a continuare quanto avevamo iniziato assieme, dovendo sostituirmi a lei nella lista del nuovo direttivo. Quello che ci manca sono soprattutto i rapporti personali che Domenica aveva e che riusciva a coltivare con chiunque. Ecco è proprio questa la difficoltà maggiore che incontro”.
Quale lavoro è stato fatto in questi mesi?
“Dopo il primo, naturale, momento di smarrimento abbiamo iniziato a ragionare sul futuro del nostro Museo. Ora stiamo valutando come riordinare in modo più scientifico la vasta documentazione presente e per questo avremo bisogno di qualcuno che abbia una competenza storica o museale per guidarci in questo impegnativo lavoro”.
Quanto è stato importante l’apporto dei volontari?
“Per fortuna l’apporto dei volontari non è mai venuto meno anzi, se possibile, si è intensificato. Oltre a Orlando Liberti, Gennaro Arena e Guido De Salvo, storici porta bandiere che ci rappresentano durante le varie manifestazioni, mi piace ricordare l’impegno profuso dalla vice presidente Giuseppina Cerri che, con Carla Parmigiani ed Enrica Brunetti oltre a collaborare con me consentono di tenere aperta la sede ogni mercoledì e domenica mattina. Senza dimenticare la costante presenza del nostro veterano Domenico Negri”.
Il problema dei furti è stato risolto?
“Direi di sì. Nello scorso mese di settembre abbiamo installato un sistema anti intrusione di tipo volumetrico, con l’allarme collegato direttamente ai carabinieri. Avevamo sospeso le richieste di donazione fintanto che non venisse messa in sicurezza la sede, perché volevamo che chi riponeva la fiducia in noi lo potesse fare con tranquillità, sapendo che gli oggetti sarebbero stati trattati nel migliore dei modi”.
Sono riprese le donazioni, una buona notizia. Di che cosa si tratta?
“Ora che riteniamo di aver messo in sicurezza i locali del Museo accettiamo ancora di buon grado le donazioni che i santangiolini vogliono farci. Nelle scorse settimane ci sono stati donati due cappotti dell’esercito tedesco, probabilmente abbandonati durante la ritirata, una medaglia al merito, oltre alla documentazione su un lavoratore che ha lavorato in una fonderia in Germania durante la guerra (contratto di lavoro, certificato medico, permessi per ferie). Abbiamo anche interessato Rai 3 che ha girato un servizio per cercare di recuperare o sostituire i reperti rubati”.
Resta il cruccio della sede, inadeguata per un Museo così significativo. Sono stati fatti passi avanti? Voi cosa auspicate?
“In queste settimane abbiamo parlato più volte con la nuova amministrazione comunale per evidenziare l’ormai improcrastinabile problema della sede. Anche per una conservazione ottimale dei reperti è infatti necessario avere un ambiente con meno umidità. In questi giorni il sindaco Villa si è dimostrato disponibile a trovare una soluzione”.
Siete tornati nelle scuole. Un altro segno di vitalità…
“Sì, soprattutto per la sensibilità dimostrata dalle insegnanti della scuola Collodi. E’ stato un incontro dove gli alunni si sono molto interessati soprattutto su alcuni episodi di Sant’Angelo (Don Nicola che ferma la colonna tedesca e gli effetti del tentativo di bombardamento del Consorzio agrario che ha invece colpito una casa vicino “la bumbardada”). Ma la parte più interessante è emersa dai racconti degli stessi alunni. Alcuni ricordavano racconti dei nonni, altri avevano ricordi più diretti provenendo da Paesi dove la guerra è ancora presente”.
Che futuro vede per il Museo?
“Siamo fiduciosi di poterlo preservare e anche rilanciare. L’ambizione che coltiviamo è che l’anno prossimo, ricorrendo i 90 anni di fondazione della sezione dei Combattenti, si possa avere una sede dove poter allestire in modo anche più mirato i reperti che abbiamo ma anche quelli che siamo certi ci verranno donati in futuro. Questo consentirà di realizzare l’ultimo desiderio espresso da mia sorella Domenica. Come vede il lavoro che potrebbe toccarci è piuttosto ingente, ecco perché abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti. Ognuno potrà dare il proprio contributo come meglio ritiene opportuno, chi donando, chi dando idee per l’allestimento e anche un po’ di manodopera probabilmente non guasterà”.