“Molti santangiolini già conoscono le storie partigiane di Francesco Lombardi e Osvaldo Grecchi, che durante la Seconda guerra mondiale hanno preso parte attivamente alla Resistenza sulle montagne dell’Oltrepò Pavese e della Val D’Ossola. Un recente lavoro di fotogiornalismo, realizzato dalle santangioline Simona Malattia e Rosita Sali, ne esalta ora i profili umani e l’impegno civile. Ha inoltre il pregio di fornire un ulteriore contributo all’opera di conservazione dell’esperienza resistenziale santangiolina e di tramandare le storie dei nostri coraggiosi partigiani alle future generazioni.
Il lavoro di Malattia e Sali è inserito in un’opera molto più ampia e articolata, dal titolo “Partigiani. Storie della Resistenza lodigiana”, pubblicata nel numero di ottobre della rivista digitale “Ludesan Life” (www.ludesanlife.it) edita dal gruppo Progetto Immagine di Lodi. Si tratta di una raccolta di numerosi contributi video e fotografici, in arrivo da diverse realtà del Lodigiano, uniti dal filo rosso della Resistenza, a 71 anni di distanza dalla fine del conflitto.
Malattia e Sali scelgono di aprire il loro lavoro con le interviste a Grecchi e Lombardi. Il primo, classe 1925, durante la Seconda guerra mondiale lavorava come operaio alla Brown Boveri di Milano. La decisione di unirsi alla lotta partigiana lo porta in Val D’Ossola, nella 85esima Brigata Garibaldi. “Eravamo Garibaldini”, afferma con un filo di voce nel video, mostrando orgoglioso un fucile, “lo stesso che ho usato la prima volta che sono andato con i partigiani”. Il contributo si chiude con la prima strofa di “Bella Ciao”, canto partigiano intonato dallo stesso Grecchi e che farà da sottofondo alla parte successiva del video.
Francesco Lombardi, classe 1917, è invece comandante partigiano nella sesta Brigata di Giustizia e Libertà sui monti dell’Oltrepò Pavese, a Romagnese. Proprio a Romagnese, racconta, “il 17 ottobre 1944 arrivarono i santangiolini Polli e Daccò, la sera verso le 18”; tre giorni dopo avviene il pesante rastrellamento dei nazifascisti durante il quale perdono la vita.
La scelta delle immagini e il montaggio rendono pienamente onore all’impegno di Malattia e Sali: il loro contributo alla riscoperta della storia santangiolina ha il merito di coniugare le fonti dirette (le interviste) alle moderne tecnologie, avvicinando il loro lavoro a un pubblico giovane. Un esito così apprezzabile deve fungere da sprone a proseguire nella direzione intrapresa.