La morte di Madre Francesca Cabrini e l’indifferenza dei santangiolini
Il racconto di don Ferruccio Ferrari degli anni successivi all’annuncio
Sono iniziate le celebrazioni per i cento anni dalla scomparsa


«Quando Madre Francesca Cabrini moriva il 22 dicembre del 1917, in Italia nessuno se ne accorse: c’erano tante tragiche cose da pensare sotto il peso della disfatta di Caporetto! A Sant’Angelo qualche settimana dopo ne parlò il prevosto monsignor Domenico Mezzadri alle donne della Messa prima, ma la notizia passò inosservata».
Così ha inizio un articolo de “Il Cittadino” del dicembre 1967, per mano di quel verace santangiolino che fu don Ferruccio Ferrari, un brano, di cui pubblichiamo alcuni passaggi, che coglie l’atmosfera santangiolina degli anni che seguirono alla morte di Madre Francesca Cabrini, nei ricordi di chi li ha vissuti in prima persona.
Don Ferruccio annota: «Sulla casa di Madre Cabrini nell’allora via Garibaldi, dove alloggiava una fruttivendola fu posta una lapide, all’Oratorio maschile sorse un piccolo museo cabriniano. Ma si lavorava in un mare d’indifferenza; Madre Cabrini per la massa era sempre una illustre sconosciuta, le prediche di don Nicola cadevano nel vuoto, nella casa della Santa si continuava a vendere frutta e verdura, le autorità comunali si stringevano nelle spalle: «Ma non è nemmeno una concittadina; è una italo-americana».
Don Nicola non si scoraggiò e instancabilmente riuscì ad avvicinare ed entusiasmare tutta la popolazione, e quando il 13 novembre 1938 avvenne la Beatificazione, il popolo santangiolino vi partecipò con quell’entusiasmo che ancora oggi è impresso nella mente di chi l’ha vissuto e nelle cronache del tempo.
Il brano argutamente commenta: «Andò male per la fruttivendola di via Garibaldi, diventata via Madre Cabrini, perché dovette sloggiare di lì e cercarsi un’altra bottega, impossibilitata com’era alle vendite e a far da cicerone. Erano iniziati i pellegrinaggi, gente che veniva da ogni parte: l’opinione pubblica si era scossa alla scoperta di una missionaria da leggenda!».
Intorno al 1940 don Ferruccio ricorda di aver visto tra i pellegrini la poetessa lodigiana Ada Negri che in seguito, dal collegio Boerchio di Pavia, si sarebbe recata di frequente a far visita alla casa natale della Cabrini. «Due donne coetanee, due anime generose, la poetessa e la madre degli emigranti, la protettrice dei nostri minatori di New Orleans atterriti dal grido “Kill the italians!” (Ammazzate gli italiani!).
Interessante la conclusione del brano che rasenta l’attualità: «Difficoltà, difficoltà – scriveva la Santa -: cosa sono le difficoltà? Scherzi da fanciulli ingranditi dalla nostra fantasia, fantasmi notturni delle anime renitenti a collaborare coll’onnipotenza di Dio. È bene meditare queste vigorose e sofferte parole, di colei che nella sua prodigiosa vita ne ha sperimentato tutta la verità; per noi italiani, poi sempre oscillanti nell’incertezza economica tra i boom e le congiunture, esse sono un’iniezione di coraggio, un invito a lavorare e a sperare, e nella loro perenne validità valgono di più d’ogni programmazione».
Fra un mese, nel 2017, si ricorderà il centenario dalla morte e alcuni eventi nel Lodigiano stanno già segnando l’inizio di un anno che vorrà essere contraddistinto dalla riscoperta di una grande donna e santa che seppe illustrare con la sua vita una meravigliosa intraprendenza affiancata da un’intensa religiosità ancora tutta da scoprire.
A Codogno, culla dell’Istituto da lei fondato, il 13 novembre scorso, nella circostanza della festa liturgica della Santa, il vescovo Maurizio Malvestiti ha dato inizio all’anno giubilare cabriniano con celebrazioni e eventi culturali. Anche a Sant’Angelo si stanno programmando importanti iniziative che “Il Ponte” non mancherà di seguire.
Don Ferruccio Ferrari nell’articolo citato ricorda le imponenti manifestazioni celebrative nel 1967 in occasione dei cinquant’anni dalla morte, con la presenza del cardinale Giovanni Colombo di Milano. Oggi, l’auspicio è che il centenario che andremo a vivere possa rappresentare una nuova tappa per una conoscenza più completa e approfondita di questa grande Santa e nostra concittadina che ancora oggi, come allora, ci insegna l’amore verso gli ultimi.

Antonio Saletta

 

IL PONTE - foglio d'informazione locale di Sant'Angelo Lodigiano


Sopra, l’ultima fotografia di Madre Cabrini, scattata il 4 luglio 1914 in occasione della fondazione di un orfanotrofio a Dobbs Ferry (Stato di New York), in primo piano il cardinale Bonzano. Sotto, don Nicola De Martino, in primo piano in una foto di Patellani del 1946, conversa con alcune donne del quartiere davanti alla casa natale di Madre Cabrini