Raggiungo Lorenzo per telefono, dopo aver appreso la notizia del titolo dalla stampa lodigiana.
Ed è tanto che non ci sentivamo, la prima volta proprio in occasione di un’intervista su queste pagine. Rota, che si occupa di jazz da molto tempo, è anche insegnante di musica e operatore culturale in questo senso, innamorato del suo sax e attivo interprete di genere. Ne è prova il fatto che, pur essendo passato qualche tempo, quando tutto tace, qualcosa bolle sempre in pentola e anche stavolta i fatti ci danno ragione.
E come il bimbo che impara a parlare ha poi urgenza di esprimersi e mettere insieme le parole, così gli anni in cui il musicista di casa nostra ha lavorato con altri e sui brani d’altri (tre nomi “a caso” come Patruno, Tomelleri e Basso) maturano in un talento compositivo che non siamo noi a giudicare, e nemmeno il diretto interessato, emotivamente coinvolto com’è dall’intensa relazione con ciò che suona. Ché se per Lorenzo qualche tempo fa, da un’iniziativa nata quasi per gioco sull’onda ispiratrice di un concerto a cui aveva assistito, con in pugno una composizione scritta in omaggio all’ottuagenario jazzista Sonny Rollins, prova davvero a contattarlo e dei riscontri giungono progressivamente entusiasti al suo indirizzo, il ghiaccio è rotto e si apre agli occhi del nostro la curiosità di un’altra faccia del fare musica, a esplorare la composizione come ulteriore via creativa.
Da lì l’esigenza di confrontarsi con il panorama internazionale di settore e il recente successo, inaspettato, al concorso “Maurice Ravel” per tale ambito, e in scia, anche alla “Film Music Competition” per colonne sonore. Un esito che, da autodidatta in proposito, coglie di sorpresa Rota, che così si schermisce: “...ho partecipato a due concorsi internazionali di composizione con l’intento di confrontarmi con l’ambiente internazionale della composizione e verificare, nello stesso tempo, il grado di preparazione e competenza raggiunti in questi anni di lavoro”.
Un impegno che ha dato i suoi frutti, visto che, come teniamo a precisare, la prima rassegna ha messo a confronto circa milleottocento compositori provenienti da tutto il mondo in un contesto soprattutto classico, ove Rota si è comunque piazzato tra i semifinalisti (categoria “Composizione per strumento solista”) tra l’altro non al sax ma al pianoforte. Un po’ come dire, l’appetito vien mangiando, perché in finale invece Lorenzo ci è andato con l’altra importante competizione per musica da film, un secondo concorso internazionale appena concluso e diviso in categorie per generi cinematografici diversi. Valutato da una commissione musicale d’alto livello (alcuni componenti dalla Ravel Philarmonic Orchestra di Bergamo, ma non solo) unitamente ad una della casa cinematografica Cinegold Association che ha indetto il concorso, anche in questo caso, per una sessantina di Stati circa.
“Personalmente...” – racconta Rota – “...sono approdato in finale partecipando con sedici brani in due diverse categorie (Classical e Freestyle) lavorando su un totale di otto generi musicali diversi”.
Una bella soddisfazione, aggiungiamo, per un lavoro …da ascoltare.