Cos’è questo referendum
La regione Lombardia (e il Veneto ha fatto la stessa cosa), ha indetto un referendum popolare per consultare i propri cittadini sul progetto di chiedere allo Stato una maggiore autonomia rispetto a quanto già ora le compete.
Perché si tiene
La nostra Costituzione prevede che le Regioni a statuto ordinario possano chiedere allo Stato centrale di aumentare il loro grado di autonomia su alcune materie. La procedura prevede che ci sia una iniziativa della regione interessata volta ad ottenere una intesa fra Stato e Regione, approvata a maggioranza assoluta dal Parlamento. Con l’iniziativa del Referendum l’amministrazione regionale lombarda vuole chiedere una specie di “permesso” ai propri cittadini per intavolare la discussione con il Governo e ovviamente spera di farsi forte di un importante risultato favorevole per condizionare le trattative.
La domanda sulla scheda
“Volete voi che la Regione Lombardia, nel quadro dell’unità nazionale, intraprenda le iniziative istituzionali necessarie per richiedere allo Stato l’attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, con le relative risorse, ai sensi e per gli effetti di cui all’articolo 116, terzo comma della Costituzione?”
Ecco la domanda che troveremo sulla scheda elettorale: chi vuole che la Regione Lombardia chieda maggiori poteri voterà SI, chi vuole che le cose rimangano come ora voterà NO.
Quando e come di vota
I seggi saranno aperti domenica 22 ottobre 2017 dalle ore 7 alle 23. Per la prima volta in Italia sarà sperimentato il voto elettronico. Il voto lombardo infatti si esprimerà attraverso un tablet (un mini computer) che prevede le opzioni SI / NO / SCHEDA BIANCA. Ovviamente saranno garantite tutte le forme di sicurezza sulla segretezza del voto.
Per questo Referendum non è previsto nessun quorum; la consultazione sarà quindi valida indipendentemente dal numero dei votanti (non così nel Veneto dove la consultazione sarà valida solo se parteciperà almeno la metà + 1 degli elettori).
Cosa cambierà dal 23 ottobre
Trattandosi di un referendum non vincolante indetto solo per consultare gli elettori non ci sarà nessuna conseguenza qualsiasi sia l’esito del voto.
E’ però evidente la portata politica dell’evento che, sia in termini di partecipazione al voto che di risultato, potrà condizionare le scelte future. Si ritiene infatti che un importante consenso al progetto di maggiore autonomia debba impegnare moralmente l’amministrazione regionale (anche quella futura che si rinnoverà il prossimo anno) a perseguirlo e possa sicuramente avere il suo peso nei negoziati con il Governo.
Maggiore autonomia per fare cosa
La domanda posta agli elettori è chiaramente di carattere generale, ma fa riferimento all’art. 116 della Costituzione il quale prevede la possibilità di chiedere maggiori competenze in alcuni specifici ambiti quali quelli delle cosiddette materie concorrenti (cioè a gestione mista fra Stato e Regioni) oltre ad altre ora di competenza completa dello Stato quali l’organizzazione della giustizia di pace, la tutela dell’ambiente e dei beni culturali, l’istruzione.
I pro e i contro
Le contestazioni al referendum riguardano soprattutto la sua utilità e i suoi costi. Chi è critico non entra più di tanto nel merito della questione posta dal referendum (in Lombardia pare siano tutti d’accordo nel ritenere positivo un ampliamento dei poteri regionali) ma dice che l’attivazione della procedura dell’art. 116 della Costituzione si poteva fare senza ricorrere alla consultazione popolare (non richiesta) quindi senza l’aggravio di inutili costi (quelli dell’organizzazione del voto ai quali si aggiungono i costi per l’acquisto e l’assistenza dei tablet che verranno utilizzati per votare).
Chi sostiene le ragioni del referendum ritiene invece sia necessaria una forte legittimazione popolare per spingere nella direzione di una maggiore autonomia (visto che i precedenti tentativi per farlo si sono sempre incagliati) che consenta di gestire direttamente sul nostro territorio una parte più adeguata delle tasse pagate dai cittadini e dalle imprese della Lombardia. Oggi, si ricorda, la Lombardia versa allo Stato circa 110 miliardi di tasse ogni anno e di questi ne riceve per servizi e opere sul territorio circa la metà.