Tra gli italiani emigrati e i musicisti neri di New Orleans, lo sguardo al futuro della Cabrini
Un affollato convegno al castello Bolognini per raccontare la Santa d’America, donna, religiosa, imprenditrice


Non è mai facile parlare della vita e delle opere di Santa Francesca Cabrini senza cadere nella trappola del “già detto” o senza concentrarsi sulle opere realizzate nel Nuovo Continente. Ha provato a cambiare prospettiva invece un interessante convegno ospitato dal castello Morando Bolognini di Sant’Angelo sabato 14 ottobre e organizzato dai Lions Club di Sant’Angelo (sotto la preziosa regia di Simona Malattia) e dalla parrocchia dei Santi Antonio abate e Francesca Cabrini. L’obiettivo della giornata era raccontare Madre Cabrini come donna, inserita nel proprio tempo: un obiettivo certamente raggiunto, soprattutto per la qualità dei relatori, che hanno letteralmente tenuto incollato alle sedie per quasi due ore un folto pubblico, accorso nel Salone dei cavalieri.

I lavori sono stati aperti da Lorenzo Rinaldi, giornalista del “Cittadino”, che ha moderato il convegno e ha indicato come la figura di Madre Cabrini e soprattutto le sue opere siano ancora attualissimi negli Stati Uniti. Risale infatti allo scorso luglio un documento firmato da circa 7mila suore (le “sister” cabriniane) con il quale si chiedeva al presidente Trump di bloccare il percorso di cancellazione dell’Obamacare, il programma di assistenza sanitaria per le fasce emarginate della popolazione istituito dall’ex presidente democratico.

Il primo intervento è stato quello di Barbara Sartori, giornalista del “Nuovo Giornale” di Piacenza, che ha trattato in modo brillante il tema “Madre Cabrini donna per le donne immigrate”. Ripercorrendo le gesta in Italia e negli Stati Uniti della suora di Sant’Angelo, Sartori ne ha delineato l’impegno per le donne, ad esempio nei quartieri malfamati delle grandi città americane, dove le suorine di Madre Cabrini cercavano di dare una dignità all’universo femminile, ricomponendo famiglie, facendo battezzare i figli e lottando per far venir meno lo stereotipo degli italiani sporchi e cattivi. Non a caso, ed è un tema che ha affrontato anche il secondo relatore, Madre Cabrini premeva affinché le sue suore e in generale i componenti della comunità italiana negli Stati Uniti si presentassero sempre in ordine, puliti e vestiti in modo decoroso: era un modo per cancellare i pregiudizi.
“Il contesto storico in cui è vissuta Francesca Cabrini” è invece il titolo della relazione di don Angelo Manfredi, che molti conoscono come apprezzato parroco del quartiere San Rocco ma che è anche un valido storico e un eccellente oratore. Nel corso della sua relazione, sintetica ma davvero affascinante, il sacerdote ha parlato dei diversi mondi in cui si è mossa la Cabrini, in un momento storico nel quale la spinta missionaria stava esaurendosi. La Cabrini dunque non ha avuto solo il merito di rappresentare un faro per l’immigrazione italiana nel Nuovo Mondo, ma la sua esperienza è riuscita a dare slancio al mondo delle missioni. Citando documenti e lettere, don Manfredi è riuscito a delineare la personalità della suora santangiolina e a inserirla perfettamente nel contesto storico e geografico nel quale si è mossa. Solo per fare un esempio, a New Orleans la Cabrini aveva a che fare di giorno con gli emigrati italiani, perlopiù siciliani e calabresi, che erano invisi alla comunità locale in quanto ritenuti disonesti e svogliati nel lavoro; la notte invece se la doveva vedere con i musicisti di colore che affollavano le strade del quartiere in cui aveva impiantato la sua prima casa. E ancora, vale la pena di citare lo sforzo educativo della Cabrini nell’America centro-meridionale, una società fortemente maschilista e nella quale le suore cabriniane hanno avuto l’intuizione di creare scuole per le giovani dell’alta società, contribuendo così a formare la classe dirigente degli anni a venire.
Il terzo intervento è stato a due voci, quelle della scrittrice santangiolina Francesca Mascheroni e dell’illustratrice Paola Formica. Porta infatti le loro firme un bel volumetto per bambini edito dalla San Paolo e dedicato alla figura di Madre Cabrini. Nell’intervento dal titolo “Cecchina bambina” Mascheroni e Formica hanno ripercorso le tappe che hanno portato alla realizzazione del libro, molto apprezzato in Italia e che - è notizia di pochi giorni fa - è stato ora tradotto anche in portoghese per la diffusione in Brasile.
Le relazioni sono state intervallate da due letture, a cura di Gabriella Bracchi e Antonio Saletta. Bracchi ha proposto all’auditorio un brano di Lucetta Scaraffia tratto dalla collana “Italiane”, ciclo di tre volumi edito nel 2004 dal Dipartimento Informazione ed Editoria della presidenza del consiglio dei ministri. Saletta invece ha letto un articolo scritto da Agostino De Biasi, negli anni Trenta caporedattore de “Il Carroccio”, rivista italiana a New York, tratto dal volume “Francesca Cabrini” (Giuseppe dall’Ongaro, Rusconi editore).
A chiudere la serata tre interventi qualificati. Il primo è stato quello di monsignor Ermanno Livraghi, prevosto della parrocchia dei Santi Antonio abate e Francesca Cabrini, che ha sottolineato il valore della riscoperta delle opere e della figura di Santa Cabrini. Suor Maria Regina Canale, assistente generale delle Cabriniane, ha raccontato il lavoro odierno delle suore di Madre Cabrini nel mondo, in particolare negli Stati Uniti al servizio della nuova immigrazione. Infine suor Maria Barbagallo, già superiora generale dell’Istituto missionario del Sacro Cuore di Gesù, ha riflettuto brevemente sulla capacità educativa di Santa Francesca Cabrini e sul valore dell’educazione per le sue suore e per i tanti giovani a esse affidati.

IL PONTE - foglio d'informazione locale di Sant'Angelo Lodigiano