È singolare prerogativa, quasi per ognuno dei santangiolini, identificare i concittadini con un soprannome (la scumagna).
A questa consuetudine non ha potuto sottrarsi nemmeno Giuseppe Rognoni, classe 1889, meccanico specializzato in riparazioni di macchine agricole, soprannominato “Bistèch”, nomignolo scherzoso che dovrebbe aver preso spunto dalla frase “te sèn lüster cume ‘na bistèca”, che gli veniva rivolto dagli amici per la sua distinzione nel vestire.
Un mestiere quello del papà Giuseppe, non condiviso dal figlio Enrico, classe 1920, che invece si sentiva maggiormente attratto dalle biciclette e dalle moto, interesse che lo spinse, nel 1947, a mettersi in proprio, aprendo un negozio di bici e moto al numero 3 di via Madre Cabrini.
Enrico Rognoni (el fiöl de Bistèch) aveva visto giusto; negli anni del secondo dopoguerra la bicicletta era diventata un mezzo di locomozione prezioso, la usavano tutti, ne circolavano tre milioni in Italia, e pur di averne una si escogitava ogni tipo di furto, il film “Ladri di biciclette”, realizzato nel 1948, ne è emblematica testimonianza.
L’attività del negozio procedeva a meraviglia, in bella mostra biciclette e moto delle maggiori marche, clientela sempre più numerosa e soddisfatta per merito della cortesia e professionalità di Enrico, sostenuto dalla moglie Antonia Tavazzi, considerata “la vera anima del negozio”.
Nel 1987, il negozio sarà costretto a traslocare al numero 106, sempre di via Madre Cabrini, dove Enrico sarà attivo fino alla sua scomparsa avvenuta, pochi anni dopo, nel 1998.
La paventata decisione di chiudere l’attività però non si fece per merito del figlio Iginio, che raggiunta la pensione nel 2003, non ci ha pensato due volte, anch’egli appassionato dei veicoli a due ruote e animato dalla volontà di non disperdere il patrimonio di lavoro del padre, sostenuto dalla moglie Orsola Medetti, prendeva possesso dell’attività, perpetuando il nome dei Cicli e Moto Rognoni.
La visita al negozio riserva più di una sorpresa, insieme alla enorme quantità di biciclette e moto, Iginio orgogliosamente ci mostra la sua interessante collezione di una quarantina di velocipedi d’epoca, Taurus, Dei, Doniselli, Bianchi, Legnano, biciclette alle quali pazientemente dedica gran parte del suo tempo al restauro, la sua grande passione, insieme a quella della rimessa a nuovo delle moto.
I coniugi Iginio e Orsola hanno tre figli, Jacopo ingegnere, Paola biologa e Giulia veterinaria, il futuro dei cicli e moto Rognoni parrebbe essere a rischio, lo spiraglio è affidato ai due nipoti Matteo e Samuele. L’augurio è d’obbligo, chissà!