Un progetto di alto valore educativo dal titolo Diamo più senso alla storia. La pace: unica, vera vittoria dell’umanità, quello proposto dall’Unitre di Lodi (Università delle tre età) agli insegnanti e ai loro studenti delle scuole del Lodigiano, con l’invito a una riflessione sulla Prima Guerra Mondiale.
L’iniziativa di coinvolgere gli studenti dell’anno scolastico 2017/2018 ha avuto notevoli adesioni negli istituti del territorio, compresi quelli santangiolini della Scuola Primaria “Riccardo Morzenti”, della Scuola Secondaria “Santa Francesca Cabrini” e dell’Istituto di Istruzione Superiore “Raimondo Pandini”.
Rilevante l’impegno degli alunni delle classi 2^A, 4^A, 5^B e 5^C della Scuola Primaria “Morzenti”, istituto intitolato al giovane volontario santangiolino caduto il 17 maggio 1917. Componimenti, illustrazioni e testimonianze di chi vive ancora oggi la guerra, hanno fatto riflettere gli alunni commentando “…che davvero la pace è l’unica vera vittoria…”.
Quattro le classi della Scuola Secondaria “Santa Francesca Cabrini” che hanno aderito all’iniziativa (3^A-3^B-3^C-3^D), con gli studenti intenti ad analizzare le motivazioni che portano a una guerra, altri che si sono immedesimati nei soldati al fronte scrivendo commoventi lettere alle loro madri, e altri ancora che “giocano“ con i rebus per arrivare a messaggi di pace e amore.
Lodevole l’impegno dell’Istituto di Istruzione Superiore “Pandini-Piazza” con gli studenti del Liceo scientifico, opzione scienze applicate con curvatura sportiva, classi quarte (4^L-4^LS) e quinte (5^L-5^LT), con gli elaborati, “La vita di Riccardo Morzenti” che racconta le fasi salienti della sua avventura, “La tregua di Natale” una lettera scritta da un soldato inglese alla sorella in occasione della festività, “Cher ami” testo che parla di un episodio realmente accaduto, quello di un piccione viaggiatore utilizzato per trasportare notizie nel corso della guerra, salvando numerose vite umane, e il brano “L’albero” dedicato all’eroe santangiolino Riccardo Morzenti.
Tra i componimenti degli studenti santangiolini, tutti meritevoli di attenzione e plauso, raccolti in sei volumi inseriti in un cofanetto, abbiamo scelto di pubblicare il brano intitolato “L’albero”, scritto in una forma originale dagli studenti dell’Istituto “Pandini”, Andrea Giambelli, Chiara Lenini, Aurora Lomi, Andrea Marzi, Andrea Moro, Marco Zacchetti e Lara Zanini.
Prendendo spunto dalla poesia “I fiumi” di Giuseppe Ungaretti, in cui il poeta fissa lo sguardo sull’immagine di un albero mutilato dalla guerra di trincea, gli autori del racconto lasciano proprio all’albero mutilato il compito di raccontare in prima persona “…quello che non tutti hanno visto…” sul coraggio del giovane Riccardo Morzenti.
Ascoltiamo in silenzio la voce dell’Albero mutilato
Dopo quattro anni sta arrivando un altro inverno che porta, oltre alla neve, un profondo silenzio.
Finalmente dopo tanto tempo riesco a sentire i suoni della natura: il vento che avvolge i miei fragili rami, il cinguettio degli uccelli che volano nel cielo grigio sopra di me e il pianto della rugiada sui segni di una crudele realtà.
Nonostante la pace di questi giorni, i ricordi gravano sulla mia mente, nella quale sento risuonare il forte e assillante rumore di bombe e spari.
Se vi state chiedendo il motivo di queste mie parole, sono pronto a raccontarvi cose che non tutti hanno visto, cose che non tutti hanno vissuto…
Ricordo l’orrore che schiaccia la memoria delle belle giornate appena trascorse e già sfiorite nel fango delle trincee, gli scoppi delle bombe e l’odore del sangue di quel diciottenne intento a riprendere le proprie forze sotto la mia ombra e improvvisamente colpito alle spalle da uno sparo di fucile.
Il paesaggio naturale è stravolto da appostamenti difensivi: il terreno è ferito da un labirinto di trincee e di cunicoli, da barriere continue di filo spinato color ruggine e da alberi, come me, abbattuti per farne ripari inutili di fronte alla potenza delle armi.
Tutto ha inizio con l’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando erede al trono d’Austria - Ungheria. La sua morte rappresenta il pretesto da parte dell’Austria per dichiarare guerra alla Serbia.
In breve tempo il conflitto assume dimensioni irreali; sono molte le potenze che scendono in campo formando due schieramenti contrapposti: gli Imperi centrali e l’Intesa.
Dal 1914 al 1918 sono mobilitate intere nazioni che coinvolgono 70 milioni di persone costrette a lasciare la propria famiglia.
La partecipazione dell’Italia alla Grande Guerra ha inizio il 24 maggio 1915, circa dieci mesi dopo lo scoppio del conflitto.
Nel corso della guerra ho visto parecchi soldati santangiolini caduti in battaglia, ai quali sono stati conferiti in seguito medaglie per i loro atti di eroismo.
Vivo il ricordo di quel ragazzo, Riccardo Morzenti, che al termine di un lunga giornata colma di perdite, si appoggia insieme ad un suo commilitone al mio ormai debole tronco. Nell’intento di distrarsi dai rumori assordanti di bombe e fucili gli racconta la sua coraggiosa impresa che gli ha permesso di essere al fronte: appena concluso l’anno scolastico viene “travolto” da un forte desiderio patriottico che lo induce a mentire sulla sua data di nascita per prendere parte alla Grande Guerra.
Questo suscita una forte reazione da parte dei familiari che, nell’intento di proteggere il proprio figlio, si oppongono a questa sua eroica volontà. Il giovane non si scoraggia e tenta una seconda volta, con documenti falsi, il reclutamento nelle forze armate italiane, assumendo l’identità di un compagno di studi maggiorenne.
A Pavia, nel 1915, indossa la sua prima divisa nel 4 Battaglione Bersaglieri diretto verso l’Isonzo. Qui, tendendo i miei rami, lo sento confidare in una lettera indirizzata alle sue amiche lodigiane, questo suo atto di coraggio: “Domenica notte vi fu una ricognizione per scoprire il nemico e le posizioni delle batterie. Fummo scoperti e bersagliati in pieno, succedette un panico terribile, ebbene io che ero di vedetta sopra un’altura e le granate mi scoppiavano d’attorno rimasi al mio posto fino all’ordine di ritirata. Ebbi elogi da ufficiali e soldati”.
È nell’estate 1916 che la guerra diventa sempre più cruenta con la perdita di migliaia di soldati. Ripenso a quando Riccardo si adagia ai miei piedi sofferente e stremato, dopo essere rimasto ferito da una scheggia di granata. Queste le sue ultime parole prima di morire: “Siamo stanchi, magri e sporchi, ma ciò non conta, la vittoria ci arride!”
Sono vivi in me il coraggio e l’umiltà di questo giovane, il quale, nel suo piccolo, cercò di aiutare con tutte le sue forze la sua amata patria.
Questa guerra strappò agli uomini ogni tipo di pietà e li divise in due grandi schieramenti, pronti entrambi a sterminarsi a vicenda.
È questa, quindi, la natura degli uomini? Egoisti e pronti a farsi la guerra? Pronti a uccidersi?
Una risposta certa non ve la posso dare. Per quello che ho visto lungo quella orribile trincea, posso dirvi sì, la guerra ha diviso gli uomini e molti di loro sono morti per essa, ma in ognuno ho visto un grande cuore e una grande solidarietà. Forse nessuno avrebbe voluto vivere un inferno del genere...
La natura che ora rifiorisce rigogliosa attorno a me mi infonde la speranza che non tutto sia perduto.
Nessuno può e mai potrà dimenticare cosa è successo. Si può solo sperare che l’amore e la pace vincano sull’odio e la guerra.