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Carla Maria Russo La sposa Normanna Mondadori Edit. - pag 200 - € 11.45 di Caterina Avogadri Questo romanzo storico colloca personaggi veramente esistiti (Barbarossa, Enrico VI di Svevia, Federico II, Costanza d’Altavilla), accanto a personaggi creati dall’autrice (alcuni consiglieri, servi di corte, traditori, figure secondarie) al fine di intrecciare una narrazione avvincente. I fatti raccontati non corrispondono esattamente alle vicende storiche realmente accadute. Ove possibile, ho ritenuto utile contestualizzare, storicamente, alcuni momenti.
La protagonista del libro è Costanza d’Altavilla (Palermo 1154-1198) madre dell’imperatore Federico II di Svevia, definito universalmente “stupor mundi” (la meraviglia del mondo=un grande). Ma chi era costei e cosa le accadde? È assolutamente necessario sapere che Costanza era l’ultima erede di quella dinastia normanna (gente del nord Europa) che governava in Sicilia dopo averne allontanato gli Arabi. Gli Altavilla erano originari della Normandia, ma… come mai si trovavano… lì? Bisogna ricordare che il re di Normandia, governava su un piccolo territorio, ma aveva avuto moltissimi figli maschi ai quali non poteva garantire un regno, perciò li “spedì” alla conquista dell’ Italia meridionale spesso come mercenari o protettori (a pagamento) dei pellegrini. Alcuni figli morirono, altri invece, come Roberto il Guiscardo (Roberto l’astuto) e Ruggero conquistarono parti del meridione d’Italia, al tempo abitate ed amministrate dagli Arabi o dai Bizantini. Costanza era appunto l’ultima erede diretta degli Altavilla, ma da tempo si era ritirata in convento, forse per libera scelta o forse per sfuggire alle cattiverie di un suo fratellastro (il quale non aveva diritti ereditari) e di questa sua prima parte della vita sappiamo ben poco. Intanto, in un’altra parte dell’Europa (Germania), l’imperatore Federico Barbarossa progettava il suo maggior capolavoro politico-diplomatico: il matrimonio di Enrico VI (uno dei suoi figli) con Costanza (legittima regina di Sicilia) e invia questa proposta a Guglielmo d’Altavilla, un nipote di Costanza. La donna, quindi, viene tolta a forza dal convento e costretta a sposare Enrico. I due non si erano mai né conosciuti, né visti. Lei aveva 39 anni (forse) e lui quasi 19. Il matrimonio avviene a Milano (così aveva voluto il Barbarossa per ingraziarsi i comuni che tempo addietro lo avevano osteggiato). I Milanesi sfidarono il gelo per assistere al passaggio del corteo nuziale e videro sfilare: cavalli arabi, elefanti, tigri, statuari cavalieri normanni altissimi e biondi, schiere di guerrieri arabi dalla pelle scura o nera, ma fra tante meraviglie spiccava proprio lei: la sposa normanna! Enrico, volutamente nascosto tra la folla, la osservava da lontano e …vede una donna alta, bionda, sottile, che avanzava elegantemente per le strade… conquistando il popolo e pensa che quella meraviglia era anche “troppo” per lui, troppo anche per un futuro imperatore svevo. In chiesa, al passaggio della sposa che indossava un preziosissimo abito ricamato con fili d’oro confezionato nel quartiere arabo di Palermo, un mormorìo di ammirazione si levava dai presenti. Alcuni per denigrarla tramandano che lei avesse avuto, all’epoca delle nozze, più di 50 anni (età improbabile perché in seguito darà alla luce un figlio). Costanza, dopo il matrimonio, deve trasferirsi in Germania. Lì si ammala sia a causa del clima che per ragioni di profonda tristezza personale alle quali si aggiunse anche il dolore di non avere ancora avuto figli, inoltre deve iniziare a difendersi dai nemici. Enrico, dal canto suo, è innamoratissimo della moglie (”Se qualcosa dovesse accaderle durante la mia assenza”, minacciò Enrico,”pagherete con la vita la vostra inettitudine”) e ne subisce una profonda attrazione sia fisica che mentale al punto di volerla sempre accanto a sé, non sopporta di averla lontano neppure per qualche giorno. Quando l’imperatore è informato che la moglie gli darà il desideratissimo erede le ordina di partire dalla Germania per la Sicilia dove lui stava combattendo contro gli ultimi normanni che non riconoscevano l’autorità imperiale; l’imperatore si dimostrerà sempre spietatissimo nei confronti di coloro che lo avevano tradito. Costanza parte, ma con anticipo deve partorire, così il bambino nasce a Jesi nel 1194; nasce sotto una tenda da campo militare sorvegliato da guardie armate; tutte le donne del paese ricevono l’ordine di far visita alla moglie dell’imperatore e la consolano per il fatto di aver dovuto partorire… sotto gli occhi di una moltitudine di militari e di civili. Si dice che il servizio di sicurezza messo in campo da Enrico sia servito, oltre che alla completa protezione della sua famiglia, anche alla “certezza” del parto. Costanza, inizialmente, chiama il figlio Costantino perché lo sente quasi un prolungamento di sé, in seguito invece il futuro imperatore porterà il nome di Federico (in onore del nonno Barbarossa) Ruggero (in ricordo della stirpe normanna). Federico II vive i suoi primi due o tre anni di vita a Spoleto in casa di notabili del luogo filo-imperiali, mentre Costanza raggiunge il marito a Palermo. Nel 1197 improvvisamente l’imperatore Enrico muore (infezione o avvelenamento?). Costanza diventa reggente, ella subito affida il figlio ad un tutore (protettore dalle congiure) e nel 1198, a Palermo, muore. Federico II era stato legatissimo alla madre dalla quale aveva ereditato bellezza ed intelligenza mentre dagli Svevi aveva ereditato l’ardire, la forza e la determinazione nella vendetta. Rimasto orfano, frequenta tutti gli ambienti della città di Palermo, sa muoversi ovunque con disinvoltura e parla con scioltezza molte lingue. A sedici anni (quattordici?) divenuto maggiorenne, è incoronato Re di Sicilia (ex Regno Normanno). Il libro si chiude con la storia dell’amicizia fra Federico e Giovanni il moro, un ragazzino che, anch’esso, aveva sopportato e superato il dolore della prematura scomparsa della madre.
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