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Negli anni Settanta proteste e occupazioni contro l’inquinamento del fiume svegliarono le coscienze di Lorenzo Rinaldi
Il problema Lambro Negli anni Settanta esplose poi a Sant’Angelo il “problema Lambro”, che ebbe come conseguenza più concreta la nascita negli anni Ottanta del Consorzio Basso Lambro, a cui si deve la costruzione di numerosi depuratori sul territorio rivierasco. “Nel 1972 - scrive Pallavera - il Lambro era un malato grave. Il suo degrado caratterizzava l’intero corso del fiume. Più si avvicinava alla foce e più le sue condizioni peggioravano, ricevendo tutti gli scarichi dei centri abitati e delle industrie: solo in rarissimi casi si trattava di acqua depurata”. A Sant’Angelo si registrava “la situazione più insostenibile”: “Era stata realizzata una centrale dell’Enel e il salto delle acque, producendo una piccola cascata, provocava un irrespirabile effetto aerosol sollevando la schiuma con la conseguente diffusione di germi”. Le iniziali proteste della popolazione - ricostruisce Pallavera - “spinsero le autorità ad avviare studi e ricerche sulla salute del fiume”. In tanti a Sant’Angelo ricordano quanto avvenne negli anni Settanta. “Nel 1970 venne inscenata una protesta nel cortile del castello e negli anni 1972 e 1973 le manifestazioni crebbero di numero. (…) Nella primavera del 1976 scoppiarono ulteriori agitazioni che sfociarono con l’occupazione del ponte sul fiume che collega le due sponde di Sant’Angelo. Intervenne la forza pubblica, gli animi si scaldarono, fioccarono trentadue denunce per l’occupazione. In quel frangente i sindaci capirono che non avrebbero più dovuto aspettare oltre”. L’embrione del Basso Lambro fu il “Consorzio Antinquinamento”. Poi, il 9 novembre 1976, la giunta regionale lombarda ufficializzò la nascita del “Consorzio per la disciplina degli scarichi e il risanamento delle acque del Comprensorio del Basso Lambro”, inizialmente costituto da 18 Comuni. La sede non poteva che essere a Sant’Angelo, dove le proteste erano state più dure. Nasce il Consorzio Basso Lambro Il carico delle spese di funzionamento del Consorzio sarebbe stato assorbito per il 30 per cento dalla Provincia di Milano, per il 15 per cento dalla Provincia di Pavia e per il restante 55 per cento dai Comuni consorziati. Alla guida si alternarono diversi presidenti, il santangiolino Antonio Ramaioli dal 1977 al 1983, il banino Giancarlo Rugginenti dal 1983 al 1989, il santangiolino Lindoro Toscani dal 1989 al 1992. Nel dicembre 1992 i Comuni elessero presidente Antonio Danelli di San Zenone al Lambro, che guidò l’ente (nel corso degli anni trasformatosi da Consorzio Basso Lambro in Basso Lambro Impianti Spa) fino al dicembre 2007, quando passò il testimone a Francesco Zoppetti di Lodi Vecchio. Nel novembre 2001, sei anni prima di lasciare la presidenza, Danelli tracciò un bilancio del grande lavoro fatto dal Basso Lambro sul fronte della costruzione dei depuratori: “Su 27 Comuni aderenti, 19 erano serviti da impianto di depurazione funzionante, tre erano in fase di collaudo, due in avanzata costruzione. Per gli ultimi tre i lavori erano iniziati in quei giorni. L’ente fino ad allora aveva effettuato investimenti per circa 50 miliardi di lire al servizio di 100mila abitanti”. Negli anni Duemila, prima della sua liquidazione, il Basso Lambro realizzò anche il grande depuratore di Pieve Fissiraga, che sostituì i cinque esistenti, unendo i Comuni di Pieve Fissiraga, Borgo San Giovanni e Cornegliano Laudense. Anche la grande Milano nel corso degli anni si dotò di impianti di depurazione e vien da pensare che questo risultato fu raggiunto anche grazie alla spinta degli uomini del Basso Lambro. Nasce Sal: “Ci portano via il Basso Lambro” Nel frattempo, a metà degli anni Duemila, le nuove normative decretarono la morte del Basso Lambro e la nascita di un’unica società che si sarebbe occupata del ciclo integrato dell’acqua in Provincia di Lodi, Società acqua lodigiana (Sal). Nell’ottobre 2008 l’annuncio: il Basso Lambro sarebbe confluito in Sal, accanto alla parte lodigiana del Cap, all’Astem di Lodi, all’Asm di Codogno. “A Sant’Angelo - scrive ancora Pallavera - il passaggio dal Consorzio a Sal fu scandito dalle polemiche innescate in consiglio comunale dalle forze politiche di opposizione Lega nord e Forza Italia (in quegli anni Sant’Angelo era amministrata dal sindaco Domenico Crespi e dalla sua lista civica Migliorare Insieme, ndr)”. Cristiano Devecchi, consigliere comunale della Lega nord, guidò il fronte della protesta, unitamente a Maurizio Cerioli di Forza Italia. “Ci portano via il Basso Lambro - tuonò Devecchi - ed è un colpo basso. Scopriamo che non solo la Sal avrà sede a Lodi ma anche che è stata tolta la territorialità del Consorzio Basso Lambro. Sant’Angelo non avrà più uffici importanti a servizio dei cittadini e del territorio”. Parole dure anche da Maurizio Cerioli: “Sant’Angelo ha perso il treno. Nella futura Sal infatti la società trainante sarà costituita dal Basso Lambro, che tuttavia perderà la sede e scomparirà. Sant’Angelo insomma perde una società storica, pionieristica nella difesa dell’ambiente, con più di 40 milioni di euro di patrimonio”. Lo smantellamento del Basso Lambro A nulla valsero le proteste. Il progetto di smantellamento del Basso Lambro andò avanti. “Il 20 dicembre 2012 l’assemblea straordinaria dei soci del Basso Lambro riunita a Sant’Angelo deliberò lo scioglimento anticipato della società e la messa in liquidazione. L’assemblea provvide anche a nominare all’unanimità un liquidatore, nella persona di Giuseppe Rognoni (santangiolino, esponente di Forza Italia, ndr), che nel frattempo era diventato il presidente del Basso Lambro, con il compito di seguire da vicino gli ultimi passi dell’ente, a partire dalla distribuzione delle risorse economiche ai comuni e alle province socie”. Il patrimonio proprio del Basso Lambro da liquidare, a quel punto, dopo la confluenza in Sal, era stimato in 15 milioni di euro. “Rognoni annunciò tempi brevi. Ma non furono sufficienti sette anni prima che l’ente riuscisse a venire sciolto e i soci liquidati”. Dall’alto: la foto storica dell’apertura del primo pozzo dell’acqua potabile dell’acquedotto di Sant’Angelo nel 1928; nelle foto di Emilio Battaini, le manifestazioni di protesta, nell’aprile 1976, della popolazione santangiolina esasperata per la puzza insopportabile del Lambro, che blocca la circolazione sul ponte del Lambro meridionale e sulla circonvallazione. |
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