Al Pandini il primo corso di logistica - Sfida tra occupazione e sostenibilità
Il mondo della scuola a confronto con
una realtà economica in forte evoluzione

di Giancarlo Belloni


La scelta dell’Istituto Raimondo Pandini di dedicare un corso di studi alla logistica (il sistema di stoccaggio e distribuzione delle merci) è sicuramente lungimirante. È un esempio di come la scuola tenti di rispondere alle esigenze dell’economia che, in questi ultimi anni, ha visto nella gestione della catena distributiva uno dei suoi maggiori punti di resistenza alla crisi che ha travolto il Paese.
Importanti poli di logistica si sono sviluppati anche alle porte di casa nostra, ad esempio il deposito della casa francese L’Oreal, tra Sant’Angelo e Valera Fratta. Altri insediamenti sono presenti, solo per citare i più grandi, a Massalengo, Livraga, Corteolona e Landriano per non parlare di Castel San Giovanni dove Amazon ha aperto nel 2011 il primo centro di smistamento italiano.
Tutti un po’ fuori dai centri abitati e tutti relativamente vicini a importanti arterie di comunicazione.
Una realtà spesso gradita alle comunità locali per l’indotto economico che è in grado di produrre, ma nel contempo nel mirino per le conseguenze in termini di impatto ambientale e per la gestione, non sempre trasparente, dei rapporti di lavoro.

L’impatto ambientale

Non è difficile accorgersi di questi grandi capannoni che negli ultimi anni sono nati come funghi: sono grandi strutture, la maggior parte con estensione orizzontale, dotate di una notevole serie di aperture attraverso le quali avviene la movimentazione delle merci.
In qualche caso l’impatto paesaggistico sulla nostra campagna viene mitigato dal colore dei depositi che, cercando di ingannare l’occhio, spazia dal verde all’azzurro.
Ma non è questo ovviamente il principale problema di un settore che, dopo una grande espansione, inizia a interrogarsi sulla sostenibilità ambientale della sua filiera. Un complesso di attività che oltre agli impianti di stoccaggio comprende la gestione del trasporto, del traffico e degli imballaggi.
Forti delle richieste che arrivano dai consumatori (e quindi dalle aziende produttrici) di avere una certificazione di qualità ambientale sui prodotti, le grandi imprese della distribuzione si stanno orientando verso azioni di compensazione che vadano a favore delle aree interessate dai loro insediamenti. I progetti più innovativi ad esempio prevedono magazzini con impianti solari, recupero delle acque e piantumazioni intensive.
Inquinamento e intensificazione del traffico pesante in effetti sono le maggiori conseguenze che i territori devono affrontare a seguito della espansione di questa nuova “industria”.
Sul lato inquinamento lo sforzo è quello del rinnovo del parco automezzi con motori più efficienti o con alimentazione alternativa al diesel (nel Lodigiano ci sono già aziende che operano con camion a metano liquido o elettrici).
Più controversa appare invece la questione del traffico, che è quella che noi cittadini viviamo con maggiore difficoltà.
Se da una parte le aziende studiano sistemi di carico e di imballaggio più efficienti per ridurre il numero dei mezzi sulla strada, è comunque innegabile che il traffico a ridosso degli insediamenti logistici resti difficile.
E problematico lo è particolarmente nei pressi delle logistiche lodigiane e pavesi, laddove le autovetture sono costrette a condividere con gli autoarticolati strade strette spesso in cattivo stato di manutenzione.

L’impatto occupazionale

La logistica ha numeri importanti, non c’è dubbio: il solo centro Amazon a Castel San Giovanni è passato dai 150 dipendenti a tempo indeterminato del 2011 ai 1.650 attuali, senza contare i lavoratori temporanei chiamati per affrontare i picchi di richieste. A Livraga, nella logistica Chiapparoli specializzata in cosmesi e farmaceutica, lavorano in 650 (di cui 450 tramite cooperative). Più di 150 sono i lavoratori del deposito LIDL di Somaglia e circa 300 quelli del polo AF di Massalengo che cura il servizio per i supermercati Carrefour. E si parla di un nuovo insediamento in arrivo a Vidardo al posto della ex cartiera, con un potenziale di circa 150 posti di lavoro.
Tutto a posto dunque? Come già detto sul lato ambiente, la tumultuosa espansione delle logistiche ha portato con sé luci e ombre anche nei rapporti di lavoro. Il settore si è sviluppato su due canali: da una parte i grandi gruppi della distribuzione nei quali le regole giuslavoristiche vengono normalmente rispettate, dall’altra molte cooperative nelle quali non sempre questo è avvenuto.
Il settore ha generato quindi una conflittualità sindacale più accentuata che in altri ambiti economici. Problemi che hanno coinvolto anche i lavoratori delle grandi aziende, sia per i ritmi di lavoro talvolta imposti in queste strutture, sia per l’eccessivo ricorso al lavoro discontinuo, una delle criticità dell’economia dei nostri tempi.
Il mercato, ancor di più da quando gli acquisti on line hanno preso piede, ha definito il ruolo centrale della logistica nell’economia dei paesi sviluppati. Accanto al ruolo storicamente sussidiario dello stoccaggio e della distribuzione, le aziende della logistica sono chiamate ad offrire sempre maggiori servizi, consolidando il ruolo strategico che hanno nell’intero sistema produttivo.
Una sfida che le imprese del Lodigiano, fra cinque anni, potranno affrontare anche con il contributo dei nuovi tecnici dei trasporti e della logistica preparati dall’Istituto Pandini di Sant’Angelo.


 

IL PONTE - foglio dinformazione locale di SantAngelo Lodigiano