Formazione della Junior campione regionale ragazzi CSI 1953. Dall’alto: Nunzio Maiocchi, Pierino Marinoni, Francesco Gatti, Sali, Tarcisio Latini, Cesare Senna, Teresio Tonali, Piero Corsi, Nani Lunghi, Gigi Dossena, Mimetto Leone, Tino Morosini, Gianni Bertolotti. Del gruppo faceva parte Gianni Cella, che dopo qualche anno farà parte della Roma in Serie A. Gigi Dossena da Pieve Fissiraga, parente di un altro Dossena che qualche anno dopo solcherà i campi della Nazionale e della Serie A, centravanti dalla notevole prestanza fisica, risulterà il capocannoniere del girone, mentre la porta di Cesare Senna risulterà la meno violata. Tarcisio Latini e Francesco Gatti erano i cervelli del centrocampo. Presidente della società Angelo Giannoni, responsabile organizzativo Teresio Marinoni, che dopo qualche tempo diventerà presidente, carica che conserverà per lunghi anni.
Erano gli anni del primo dopoguerra. L’oratorio San Luigi era l’unico luogo di socializzazione per i ragazzi. Era aperto ogni giorno, dal mattino a tarda sera, era molto frequentato e costituiva un posto sicuro nella considerazione dei genitori impegnati nel lavoro. La sorveglianza era affidata al carattere bonario di don Carlo Cerri (Pajon), che nel caso di interventi correttivi ricorreva a un conciliante “patòn”, e al carattere rigoroso di don Albino Anelli.
L’oratorio era la nostra seconda casa, un posto accogliente, aperto a tutti a prescindere dallo stato sociale, dalle tradizioni e dalle storie familiari. Ogni domenica un’ora era destinata alla “dottrinetta”, dedicata all’insegnamento dei principi religiosi e al corretto vivere. Si teneva in locali denominati le “scuolette”, ai lati del campo: erano locali privi di ogni comfort, dove l’estate e l’inverno dominavano i rigori delle temperature stagionali. Alla “dottrinetta” si sentiva nominare per la prima volta l’esistenza del “peccato mortale”, come di un misterioso e pericoloso evento dal quale star lontano il più possibile. Doveva passare un bel po’ di tempo prima che si intuisse di cosa si trattasse!
Ai quei tempi all’oratorio la lingua madre era il dialetto. Ci accomunava il clima di spensieratezza. Quel rincorrere insieme il pallone, quel rivaleggiare nel rispetto delle regole, quel giocare a chi arrivava primo ci rendeva uniti e uguali. Mi capita ancora di visitare l’oratorio: sul campo d’asfalto una ventina di ragazzi rincorre appassionatamente un pallone di gomma: sono ragazzi italiani, di colore, cinesi, islamici, extracomunitari. Il pallone li accoglie tutti, senza chiedere loro lo stato di provenienza o la religione praticata.
Gianni Bertolotti