Gli eroici carabinieri di Sant’Angelo Lodigiano
Un libro ricostruisce l’attività della Benemerita sul territorio e riporta alla luce quanto avvenuto nel 1864: l’arresto del capo di una banda di ladri in una osteria e l’imboscata dei complici armati.

di Lorenzo Rinaldi

“Il Ponte” si è già occupato della presenza dei carabinieri a Sant’Angelo con un articolo a firma di Antonio Saletta dal titolo “Lo storico legame tra la Benemerita e la nostra comunità”. L’argomento può ora essere approfondito grazie a un volume di recente pubblicazione, curato dallo storico Angelo Stroppa, dal titolo “Usi ubbidir tacendo, carabinieri a Lodi e nel Lodigiano”, edito dalla Pmp di Lodi per la collana dei Quaderni di studi lodigiani dell’Archivio storico lodigiano.
Il libro, 88 pagine, porta la premessa di Ferruccio Pallavera, direttore de “il Cittadino”, ed è composto da due parti. La prima, nella quale emerge lo Stroppa come valente storico, ripercorre la nascita dei carabinieri e le loro vicende nel territorio lodigiano nella seconda metà dell’Ottocento, nella Grande guerra e nella Seconda Guerra mondiale. Parla ampiamente inoltre della nascita e dello sviluppo dell’Associazione nazionale carabinieri sul territorio lodigiano.
La seconda parte del volume è invece una gustosa carrellata di episodi tratti dalla cronaca di tutti i giorni che hanno visto protagonisti i carabinieri del Lodigiano. Cronaca tratta dai giornali che venivano pubblicati a partire dal 1864 (a tale anno risale la prima storia pubblicata) e fino al 1959 (il libro si conclude con l’articolo “L’omicidio del carabiniere”).
“La prima presenza ufficiale ed operativa dei carabinieri nel territorio lodigiano - scrive Stroppa - si configura in una testimonianza riportata dal settimanale locale Gazzetta della Provincia di Lodi e Crema nei primi giorni dell’agosto 1859, che ricorda il capitano Castellamonte - comandante la Compagnia dei Carabinieri Reali - fra i collaboratori dell’Intendente Generale della Provincia di Lodi”.
“Nei primi anni del Novecento - scrive ancora Stroppa - il Circondario di Lodi comprendeva, oltre al capoluogo, 68 comuni nei quali si trovavano ben quattordici stazioni dei RR. Carabinieri della Compagnia del Lodigiano. La Tenenza di Lodi aveva giurisdizione sopra tutti i comuni del Circondario, meno quelli formanti parte del Collegio politico di Codogno e dipendeva direttamente dalla Sottoprefettura di Lodi per i servizi di Pubblica Sicurezza. Da Lodi dipendevano pure due stazioni cittadine ed altre cinque che si trovavano nei principali comuni della parte nord del territorio: la Stazione di Lodi (che comprendeva una parte della città); quella cittadina di Borgo Adda (l’altra parte della città, nonché Abbadia Cerreto, Boffalora d’Adda, Cavenago d’Adda., Cornegliano Laudense, Corte Palasio, Crespiatica e San Martino in Strada); quella di Borghetto Lodigiano (Borghetto Lodigiano, Mairago, Massalengo e Ossago); quella di Lodi Vecchio (Lodi Vecchio, Casaletto Lodigiano, Salerano sul Lambro, San Zenone al Lambro); quella di Paullo (Paullo, Casalmajocco, Cervignano, Comazzo, Dresano, Galgagnano, Merlino, Montanaso Lombardo, Mulazzano, Sordio, Tribiano, Villavesco e Zelo Buon Persico), quella di Sant’Angelo Lodigiano (Sant’Angelo Lodigiano, Caselle Lurani, Castiraga Vidardo, Cazzimani - oggi Borgo San Giovanni - Graffignana, Marudo, Pieve Fissiraga, Villanova Sillaro e Valera Fratta); e quella di San Colombano al Lambro (San Colombano al Lambro)”.
La seconda parte del libro, come detto, è scritta attingendo alle cronache riportate dai quotidiani e dai settimanali o bisettimanali locali ed è intitolata “Carabinieri, eroi di tutti i giorni. Episodi di storia lodigiana fra Otto e Novecento”. I giornali da cui Stroppa ha attinto notizie sono “Il Comune”, il “Corriere dell’Adda”, la “Gazzetta di Lodi”, il “Fanfulla da Lodi”, “il Cittadino di Lodi”, “Il Fanfulla” e “L’Unione”.
Il primo articolo è del 1864, è intitolato “Gli eroici carabinieri di Sant’Angelo Lodigiano” ed è pubblicato il 2 aprile 1864 su “Il Comune”. Di seguito, la versione integrale.
“Vi scrivo da questo borgo, reso tristemente celebre per essere il covo di malandrini, che hanno qui piantate le loro tende frammezzo ad abitatori, in generale distinti per operosità, industria commerciale ed indole tranquilla. È inesplicabile l’innesto fra noi di cotale perversa genia, dedita continuamente all’ozio, al vagabondaggio, ai furti campestri - per non dire chiaro che è proclive anche alle rapine, grassazioni e peggio - seppur non vuolsi ripetere la causa dai tempi del feudalesimo, che per lunghi anni ha retto le nostre terre di S. Angelo.
Una scena di violenze ebbe qui luogo in questi giorni, della quale vorrei ora parlare, riferendovi in succinto il fatto.
In seguito alla invasione armata mano avvenuta alla cascina Ceregalla il 24 aprile 1862 (che aveva registrato uno dei primi tragici fatti di sangue del territorio), per cui molti furono già condannati a gravissime pene criminali, e dietro recente ordine del Giudice istruttore del Tribunale di Crema, la Forza Pubblica s’era posta sulle tracce per arrestare una banda di sette persone, tutte di questo borgo (Sant’Angelo Lodigiano) , le quali risulterebbero compromesse nella perpetrazione del medesimo fatto criminale.
Dopo varie ricerche, verso le 9.30 di sera del 25 marzo (1864) per opera de Reali Carabinieri - Mazzolini Floriano, vice Brigadiere e Boracchia Agostino - nell’osteria di certo C. si compiva l’arresto del capo di quella banda Giovanni Battista B. giovane ardito, di forza erculea, armato di acuto falcetto, nonostante avesse opposta la più viva resistenza per non essere catturato. Appena esciti dall’osteria, mentre lo si conduceva alla caserma, i due carabinieri furono improvvisamente accolti da una scarica di diverse armi da fuoco, i cui proiettili hanno lasciata la loro impressione in una vicina muraglia. È facile ad immaginare che simile attacco provenne dai compagni del B., appostati in agguato, fra i quali si è veduto il Leonardo R. armato di trombone. Il tentativo degli assalitori era diretto alla liberazione del compagno, al qual fine esplodendo le loro armi, tromboni e pistole gridavano: “molla, molla o ti ammazzo”.
Nulla impose, nulla fece paura ai due bravi carabinieri che, sfidando impavidi ogni pericolo, ed a rischio della propria vita, riuscirono a trascinare con loro il prigioniero in mezzo ad un attruppamento di rivoltosi, accresciuti a poco a poco sino a una trentina, rispondendo agli attacchi con colpi di revolver.
Fu vera mercè della fortuna, se i prodi carabinieri poterono uscirne, illesa la vita, da quell’infernale parapiglia, tranne di alcune scottature ricevute in volto dal Mazzolini per arma esplosagli contro a bruciapelo, e di altre non gravi lesioni toccate al Boracchia e contusioni all’avambraccio, oltre all’avergli una palla forata la divisa.
Non dubitasi che il Mazzolini ed il Boracchia vedranno retribuito il loro coraggio colla medaglia al valor militare”.


IL PONTE - foglio d'informazione locale di Sant'Angelo Lodigiano