Il conte Morando Bolognini ricordato in un convegno
Omaggio in castello a cento anni dalla morte

di Giancarlo Belloni


Il 22 ottobre 1919, a soli 63 anni, a Vedano al Lambro improvvisamente moriva il Conte Gian Giacomo Morando Bolognini, ultimo discendente della famiglia proprietaria del castello di Sant’Angelo.
A cento anni dalla scomparsa la Fondazione che porta il suo nome ha organizzato, nel Salone dei Cavalieri del Castello Bolognini, un convegno che è stato occasione sia per ricordare la figura del Conte nel contesto storico-culturale dell’Italia post-unitaria sia per fare il punto sulle sorti della ricerca genetica in agricoltura. Materia, questa, legata al nome dei Bolognini da quando la vedova del Conte, la Contessa Lydia Caprara de Montalba, nel castello di Sant’Angelo istituì una fondazione finalizzata alla ricerca in campo agrario.
Diversi sono stati gli interventi che hanno animato l’intensa mattinata, proprio perché intensa e affacciata su diversi fronti è stata la vita del Conte.
Dopo il saluto delle autorità presenti (il nostro Sindaco e quello di Lograto, paese del bresciano dove il Conte visse in giovinezza e del quale fu Sindaco) e del presidente della Società Agraria di Lombardia, i lavori, coordinati dal direttore della Fondazione Bolognini Luigi Degano, sono entrati nel vivo con un programma che ha toccato vari temi: da una parte la vicenda privata e pubblica del Conte e dall’altra le importanti ricadute del suo lavoro in campo politico, agrario, filantropico e artistico.
Gian Giacomo Morando de Rizzoni, questo il suo nome fino al 1901, quando sarà autorizzato ad aggiungere anche il cognome del ramo materno Attendolo Bolognini, nasce a Brescia il 30/12/1855 dal Conte Alessandro Morando de Rizzoni e da Clotilde, primogenita del Conte Giovanni Giacomo Attendolo Bolognini.
Proprietario terriero, avvocato, appassionato collezionista d’arte, ebbe una importante vita pubblica: pochi giorni prima di morire era stato nominato Senatore del Regno dal Re Vittorio Emanuele III. Ma prima fu sindaco di Lograto per 13 anni e deputato per 5 legislature (dal 1897 al 1919), eletto con il Partito Liberale nel collegio di Chiari (BS).
E vita pubblica, grazie ai lasciti della vedova, hanno ora anche i luoghi dove visse.
La settecentesca Villa Morando a Lograto oggi è sede del Municipio.
Palazzo Morando, la residenza nobiliare di via Sant’Andrea a Milano, che il Conte acquistò nel 1909, nella quale visse con la moglie, è uno spazio museale delle Civiche Raccolte Storiche del Comune di Milano.
E naturalmente il Castello di Sant’Angelo, da lui ereditato dalla famiglia materna che lo possedeva dal 1452, con i suoi tre musei che incarnano le passioni del Conte: quella per la storia e il collezionismo nel Museo Morando Bolognini, e quella per l’agraria nel Museo Lombardo di Storia dell’agricoltura e nel Museo del Pane.
E proprio il Castello Bolognini deve al Conte i grandi lavori di restauro che portarono l’imponente maniero alla attuale conformazione. Iniziati nel 1899 il lavori furono interrotti nel luglio del 1911 a causa di un rovinoso incendio per poi riprendere nella primavera del 1912.
Il Castello a quell’epoca era sede di uffici pubblici, di carceri e del setificio Colombo. Lo stabilimento, dal quale probabilmente si scatenò l’incendio, impiegava oltre trecento operaie e andò completamente distrutto. Ingenti furono i danni alla struttura del castello, anche se fortunatamente si salvarono gli appartamenti.
Andò invece perduto l’archivio storico come racconta lo stesso Conte Morando in una lettera al Corriere del 17 luglio 1911: “…certo che il valore grandissimo dell’Archivio non si può valutare, vi erano documenti importantissimi, dal 1490 al 1800, poi vi erano documenti importanti, dirò così moderni e del nostro Risorgimento, dal 1821 al 1850, (…) alcune lettere di Garibaldi e documenti che si riferivano al 1848 alle cinque giornate, alle forniture d’armi ai corpi garibaldini per le quali mio nonno largamente concorse ”.
La distruzione dell’archivio è probabilmente una delle ragioni per le quali, nonostante il Conte sia stato un personaggio ben noto nella sua epoca, la documentazione che lo riguarda è tutto sommato limitata. Ciò nonostante i curatori del convegno sono riusciti a comporre un ritratto a più voci della sua figura e della sua opera, grazie a ricerche negli archivi della Fondazione, negli atti parlamentari e sui giornali dell’epoca, riuscendo anche a scovare aneddoti poco noti.
Come quello del borseggio raccontato sul Corriere del 5 gennaio 1912: la mattina precedente il Conte Morando era andato in banca a ritirare del denaro, per la precisione centomila lire in 200 biglietti da 500 lire ciascuno. Un pacchetto piuttosto ingombrante che il Conte dovette infilare nella tasca esterna del cappotto perché in quelle interne non entrava. Appena fuori dalla banca fu incrociato da qualcuno che con destrezza riuscì a derubarlo.
La notizia vera, più che il furto in sè, è il valore di quelle centomila lire del 1912: oggi sarebbero quasi 400.000 euro!
Segno evidente della grande ricchezza di questa importante famiglia dell’aristocrazia lombarda che tuttavia, formata nei valori del Risorgimento, fu sempre orientata al bene comune e profondamente legata alle comunità in cui visse.
Valori che al giovane Gian Giacomo furono trasmessi anche dalla zia materna, la Duchessa Eugenia Litta Bolognini (sorella della madre prematuramente scomparsa), detta La Bella Bolognina, famosa sia per le sue posizioni patriottiche sia per la lunga relazione sentimentale avuta con il Re Umberto I.
Quando nel 1914 morì nella sua villa di Vedano al Lambro, la Duchessa nominò erede anche il nipote Conte Morando. E a proposito dell’attenzione della casata al bene comune, come ricorda un articolo del Corriere del 23/4/1914, nel suo testamento la Duchessa “non lasciò legati di beneficienza avendo essa erogato in questi ultimi anni più di lire 700.000 in beneficienza stimando ciò più meritorio a farsi in vita”.
Villa Litta a Vedano al Lambro fu un altro dei luoghi del cuore del Conte Morando. Ed è lì, nell’adiacente oratorio di Santa Maria delle Selve, che la Duchessa Eugenia ricavò la tomba di famiglia nella quale riposano anche il Conte e la Contessa Morando Attendolo Bolognini.

IL PONTE - foglio d'informazione locale di Sant'Angelo Lodigiano

Fotografia del Conte in età giovanile


Ritratto della Contessa
Lydia Caprara de Montalba