A settembre nel Po l’ultimo record del nuotatore estremo, santangiolino d’adozione
di Matteo Fratti
A “Aquaman” esiste e vive a S. Angelo? Insolito a dirsi, che le ultime acque balneabili forse noi ce le siamo giocate anni orsono, ma Walter D’Angelo, che oggi vive qui per motivi sentimentali, non a caso è soprannominato “il Delfino”.
Istruttore di nuoto e maestro di salvataggio, impegnato presso la Canottieri Olona e la Piscina Aquasalus di Milano, oltre che esperto certificato dalla Società Nazionale Salvamento di Genova, in acqua è di questi tempi l’uomo dei record e il nuotatore più estremo, che lo scorso settembre ha conquistato un altro traguardo in acque che dire dolci è un eufemismo. Il nuovo primato infatti, lui lo ha raggiunto stavolta discendendo in poco più di nove ore le acque limacciose del Po, torbide e insidiose, per ben ottanta chilometri, a nuoto e senza sosta, da Monticelli d’Ongina, nel piacentino, a Boretto di Reggio Emilia.
Primo nel mondo, per un’impresa che il cinquantaseienne di stanza lodigiana ha accolto come una nuova sfida proprio fino al momento in cui, intorno alle 8.50 del 15 settembre passato, si è tuffato nelle acque fangose del Grande Fiume, in provincia di Piacenza, per riemergere dopo quasi un’intera giornata a mollo, presso la motonave Stradivari, ancorata a Boretto.
Ad accoglierlo, oltre alle equipe direzionale, tecnica e medica che lo hanno assistito per l’intera tratta, alcuni amici e parenti di sempre e la compagna di vita, Ornella Perongini. “Quando facevo la bracciata…” – racconta così all’approdo, il Delfino – “… la mia mano non la vedevo, solo una volta ho preso un ramo e poi è andato tutto abbastanza liscio”-. Niente grandi complicazioni quindi, pare minimizzare D’Angelo, anche se noi non ci sentiamo di confermare che l’impresa sia stata, come a suo dire, solo “..una grande nuotata”. E lo sanno bene gli equipaggi delle due barche che lo hanno seguito da vicino, facendo il tifo per lui oltre che monitorando la situazione per quanto di competenza, anche con integratori somministrati a distanza perché fosse sempre vigile e non si abbandonasse alle correnti.
Ma l’apprensione è stata forse più fuori dall’acqua, mentre nove ore, diciotto minuti e ventisette secondi sono state il risultato di quest’ultima missione.
Scommessa vinta allora anche stavolta per Walter, soprattutto con sé stesso e con una certa fama a precederlo, sapendo di aver già attraversato il Canale della Manica nel 2011, in staffetta con altri componenti del suo Dolphin Team; o nel 2013, per sei volte di fila lo Stretto di Messina, venticinque chilometri in sette ore e mezza; quindi dall’Isola del Giglio alla Maddalena, nel 2015; o lungo il Naviglio, nel 2017, da Turbigo alla Darsena milanese. – “Per nuotare molte ore di seguito…” – dichiara – “… la cosa più importante è la forza mentale. Soprattutto in un fiume così grande, dove non si vede il fondo. Le acque del Po sono molto difficili”. Anche l’impeto fluviale è stato domato, ma un pesce fuori dall’acqua non può resistere per molto.
A quando la prossima sfida?
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