Mercoledì 15 gennaio appuntamento particolare all’Unitre di Sant’Angelo. Nel consueto spazio della sala Girona è stato proposto un tuffo nel passato. Antonio Saletta e Lorenzo Rinaldi hanno parlato del quartiere di San Martino, delle devozioni legate alla chiesa di San Bartolomeo (sorta nei pressi della vecchia chiesa di San Martino in Stabiello) e degli antichi mestieri.
Ad aprire l’appuntamento è stato Stefano Taravella, che è il direttore dei corsi dell’Unitre per la provincia di Lodi. Taravella, che ha voluto fortemente l’incontro sulle devozioni e gli antichi mestieri, ha fatto cenno all’importanza di conservare le tradizioni.
Poi spazio ai relatori, che hanno delineato l’immagine di un quartiere nel quale il tessuto economico e quello sociale andavano di pari passo. Tantissimi gli artigiani presenti, ad esempio i ciabattini, come riportano gli Stati d’Anime conservati nell’Archivio parrocchiale. Caratteristica di San Martino la lavorazione dei pizzi, attività affidata alle donne: i prodotti finiti venivano poi commerciati dagli uomini del borgo, che si spingevano fino alla Liguria attraverso i valichi dell’Appennino piacentino.
La lavorazione per antonomasia di borgo San Martino era però quella della corda. Anche in questo caso Saletta e Rinaldi hanno fatto ricorso ai numeri custoditi negli Stati d’Anime per dimostrare come la produzione dei cordami, di diversa fattura e dimensione, dava occupazione a centinaia di persone. Molto gradita è stata la partecipazione di Rosario Arisi, originario di Borgo San Martino, la cui famiglia ha praticato l’attività dei “curdè”. Anche Arisi, prima di trovare impiego in fabbrica, ha aiutato i genitori lungo il “santè” e i suoi ricordi hanno permesso al pubblico dell’Unitre di fare un tuffo all’indietro di mezzo secolo.
Arisi ha portato alla Girona anche una serie di attrezzi perfettamente conservati che si usavano per produrre la corda e si è dimostrato un abile oratore, accendendo la curiosità dei presenti. Il pubblico è rimasto poi impressionato anche dalle fotografie d’epoca recuperate dal fotografo Emilio Battaini.
Oltre all’aspetto economico-sociale, il pomeriggio ha permesso di passare in rassegna anche le devozioni del borgo. Tra le altre, San Mauro, San Fermo, Sant’Omobono e San Postumio. Devozioni legate tra l’altro alle tipiche lavorazioni della zona.
In apertura i relatori hanno ricordato come la ricerca effettuata su lavori e devozioni di borgo San Martino sia stata promossa dal parroco monsignor Ermanno Livraghi, che aveva organizzato, ormai un paio di anni fa, una serata dedicata proprio a questo tema all’interno della chiesa di San Bartolomeo in occasione dell’Addolorata.
|
|