Ospedale, povertà, sicurezza, dipendenze
e “periferie” i temi da affrontare
Sant’Angelo deve tornare a esercitare
un rinnovato protagonismo sul territorio
I cittadini di Sant’Angelo nella primavera del 2021 saranno chiamati a eleggere il sindaco che amministrerà la città per i prossimi cinque anni. Può essere utile, in vista di questo appuntamento, iniziare a fissare qualche priorità e segnalare i problemi aperti sui quali, a nostro modesto parere, l’attività amministrativa dovrebbe concentrarsi.
Partiamo dall’ospedale Delmati, del quale, francamente, si fatica a intravedere un futuro chiaro. L’emergenza Covid ha cambiato completamente il modello di assistenza cui eravamo abituati e una nuova rivoluzione ci aspetta, come annunciato a più riprese dagli esponenti di Regione Lombardia, cui compete la gestione della sanità. A questo aggiungiamoci il recente avvicendamento ai vertici della direzione generale dell’Asst di Lodi (la vecchia azienda ospedaliera).
Il Delmati non sarà mai più - a meno di investimenti importanti - un ospedale per acuti: in provincia di Lodi si è scelto di puntare su Lodi e Codogno. Cosa diventerà? E’ la domanda che resta aperta, la cui risposta è resa ancora più incerta dalla pandemia.
Passiamo ai temi sociali. Sant’Angelo, complice l’emergenza da cui stiamo faticosamente uscendo, ha visto accrescere le situazioni didisagio, a cui anche negli scorsi mesi si è provveduto in forma mista pubblico-privata, con interventi del
Comune e interventi di altre realtà, pensiamo al ruolo insostituibile delle parrocchie. La sfida dei prossimi anni sarà mappare in maniera chiara queste forme di marginalità - italiane e straniere - e avviare reali percorsi che guardino all’autonomia, che portino a slegarsi sempre più dall’aiuto pubblico costante.
Le situazioni di disagio sociale colpiscono poi in primo luogo i bambini. La prolungata chiusura della scuola ha rappresentato un problema. Così come occorre pensare a quella parte di bambini che per una svariata serie di ragioni non frequentano le scuole dell’infanzia e arrivano alla soglia della scuola primaria senza un passaggio di socializzazione ed educativo fondamentale.
In ambito sociale merita poi un ragionamento serio la diffusione delle droghe e in generale il problema delle dipendenze (stupefacenti e alcol). I dati che periodicamente “Il Ponte” pubblica, ricavati dalle fonti Ats, permettono di avere il quadro di quanti sono seguiti dai servizi per le dipendenze. Ma non fotografano in maniera esatta le dimensioni del problema, che a parer nostro sono enormi, specie nelle giovani generazioni. Le frequenti operazioni di polizia lo dimostrano.
Vi è poi la questione della sicurezza, che si traduce in un problema di criminalità (basta scorrere le pagine dei giornali locali per farsi un’idea), ma anche di piccoli reati e di danneggiamenti alla cosa pubblica. Un ragionamento serio sulla presenza delle forze dell’ordine sul territorio va avviato - sono numericamente adeguate? Che supporto fornisce la polizia locale? - così come è necessario agire con fermezza sul fronte del decoro urbano. La “teoria delle finestre rotte” - elaborata negli Stati Uniti - dice che degrado richiama degrado.
In tema di degrado occorre ammettere che l’abbandono dei rifiuti resta una ferita aperta. Ci sono zone in cui questo fenomeno è consolidato: Gescal, Pilota, via Madre Cabrini, viale Zara - solo per fare alcuni esempi. I costi del menefreghismo di taluni ricadono su tutti i cittadini ed è divenuto intollerabile.
Così come urgente è intervenire sulle “periferie”, termine con il quale possiamo identificare alcune delle aree cittadine bisognose di cure a livello urbano ma soprattutto sociale. Ci riferiamo ai grandi conglomerati popolari,il quartiere Gescal e il quartiere Pilota.Qui le criticità sono di vario tipo: criminalità, decoro, disagio economico.La pandemia ha fatto riscoprire nel Paese il valore della solidarietà. Calato nella realtà di Sant’Angelo, è più che mai urgente riscoprire il senso del dono, supportare le associazioni e i volontari che si spendono per gli altri, alimentare percorsi virtuosi di collaborazione pubblico-privato, considerando che il terzo settore e il no profit sono un valore di cui non possiamo fare a meno. Il Comune da solo non può arrivare a tutti.
Chiudiamo questa veloce carrellata con un auspicio. Ed è quello che Sant’Angelo sappia esercitare un nuovo protagonismo sul territorio, al di fuori dei confini comunali. Sant’Angelo può e deve tornare a essere un punto di riferimento per una “area vasta”, un polo di attrazione per servizi e attività commerciali. Tutto questo nel corso degli ultimi decenni si è progressivamente spento. Abbiamo perso servizi e spinta propulsiva. Ma si può invertire la rotta.
Il Ponte.
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