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La festa del Corpus Domini celebra il mistero dell’Eucaristia istituita da Gesù nell’Ultima Cena. Caratteristica fondamentale della festa è ovviamente l’adorazione eucaristica, che era abbinata a una solenne processione accompagnata da sfarzose manifestazioni di devozione popolare, a cominciare dall’addobbo delle vie e delle finestre che vedevano il passaggio del sacerdote con l’ostensorio. Sotto il sole cocente del pomeriggio le interminabili processioni si snodavano per le contrade, variando il tragitto di anno in anno, e gli abitanti gareggiavano nell’ornare e abbellire le loro case con addobbi, fiori e altarini. Un posto di primo piano era riservato ai confratelli del Santissimo Sacramento con il loro saio bianco e la mozzetta azzurra, che avevano il compito di portare il pesante baldacchino a otto aste dove il sacerdote celebrante recava l’ostia consacrata racchiusa in un ostensorio. […] Ma erano pur belle le nostre feste religiose, specie la processione del Corpus Domini cui partecipavano tutti, festanti, ognuno compreso nella sua parte; le vie cercavano di superarsi l’un l’altra nel pavesare i muri e le finestre con quanto di meglio c’era nei bauli delle mamme e delle nonne, che avevano preparato fin da piccole la “dòta” dai doviziosi ricami sulle lenzuola profumate di lavanda, sulle “finte” tutte un merletto per non parlare delle coperte pesantissime di picché ornate da certi pizzi e frange a uncinetto che ora varrebbero un patrimonio. Al passaggio del “Signùr” tenuto ben alto sulla folla dal sacerdote in veste candida e oro, nessuno si vergognava di mettersi in ginocchio e di farsi la Santacroce, mentre per scacciare il magòne che saliva commosso fino alla gola, cantavano a pieni polmoni i canti accompagnati dal suono della banda. E, tornata la processione in chiesa, c’era l’apoteosi finale culminante nella benedizione solenne. Per le strade, le massaie accaldate si fermavano a commentare tutte comprese del fervore religioso della festa cui avevano partecipato. |
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