Ha festeggiato il compleanno con una gustosa torta di carote e mele ma non ha potuto spegnere le candeline perché ai cavalli non è consentito. Nemmeno ai super campioni come lui, che in carriera ne ha date di soddisfazioni!
La festicciola, riservata agli intimi opportunamente muniti di mascherina causa covid, si è svolta lo scorso 19 maggio all’Equicenter di Monteleone dove, da quasi un anno, la leggenda dell’ippica vive il suo periodo di meritato riposo.
In realtà è già un po’ che Varenne, il trottatore più forte di tutti i tempi, agli zoccoli ha sostituito le pantofole avendo finito con le competizioni nel settembre del 2002. Ma da lì in poi non è stato certo fermo, passando dalle corse alle performance da stallone.
La sua è stata una storia che ha coniugato perfettamente sentimenti e business, con una coda anche nelle aule giudiziarie: ed è stata proprio una sentenza del tribunale di Napoli a portare il “Capitano” nella campagna pavese a due passi da Sant’Angelo.
Una storia diventata un po’ leggenda che merita di essere raccontata.
Varenne nasce a Copparo in provincia di Ferrara il 19/5/1995 con una genealogia tale da farne già sulla carta un potenziale campione. Il padre è uno stallone americano, Waikiki Beach, la madre la fattrice italiana Ialmaz. Gli danno un nome francese, Varenne, perché l’allevatore frequenta Parigi e prende l’idea da Rue de Varenne, la via dell’ambasciata italiana in Francia.
E proprio oltralpe inizia il suo percorso, acquistato dall’allenatore francese Jean Pierre Dubois. Un percorso ad ostacoli visto che le prime radiografie evidenziano un problema: Varenne ha un micro distaccamento osseo ad una zampa, una cosa potenzialmente molto seria per un purosangue destinato alle corse. Dubois è titubante e all’inizio lo mette nella lista dei cavalli da mandare al mattatoio. Poi per fortuna ci ripensa e lo mette alla prova.
E’ il 6 aprile 1998 e Varenne debutta in pista in una gara di trotto a Bologna. Nel trotto il cavallo deve mantenere una andatura costante: se galoppa - in gergo si dice che rompe - ovviamente viene squalificato. Varenne parte bene ma all’ultima curva rompe e quindi è fuori dai giochi ma il driver Roger Grundin non sente l’avviso di squalifica e riprende subito l’andatura corretta. Varenne è ultimo ma con una progressione impressionante recupera tutte le posizioni e arriva per primo al traguardo (pur squalificato).
È grazie a questo exploit che il driver romano Giampaolo Mannucci (che lo condurrà quasi sempre in seguito), intuendo le doti e la psiche del cavallo, acquista Varenne per conto della scuderia dell’avvocato napoletano Enzo Giordano.
Inizia così la formidabile carriera di Varenne, il baio che ha vinto tutto quello che c’era da vincere. Un cavallo che è riuscito a vincere 45 corse su 58 disputate, incassando quasi 6 milioni di euro in montepremi.
Nel maggio del 2000, quando il cavallo è valutato 7 miliardi di lire, il 50% della proprietà di Varenne passa alla Snai, il Sindacato Nazionale Agenzie Ippiche.
Sarà l’anno successivo, il 2001, a farlo diventare un nome simbolo come pochi quando vince tutte le più importanti corse del mondo e, unico nella storia dell’ippica, viene proclamato “Cavallo dell’anno” in tre differenti Stati (Italia, Francia e Stati Uniti).
Appesi i ferri al chiodo dopo l’ultima corsa del 28 settembre 2002 (a Montreal in Canada) per Varenne inizia la nuova vita, quella dello stallone cioè il cavallo da riproduzione, attività che ancora continua. Per lui però nessun accoppiamento: per i cavalli di razza si procede con il prelievo del seme per evitare il rischio di infezioni o calci da parte delle fattrici.
Il suo seme è stato venduto ovunque nel mondo (con un tasso di monta che ha raggiunto anche 15.000 euro) e circa 2000 figli hanno portato avanti il suo patrimonio genetico.
Qualcuno di loro poi ha seguito con successo le orme del padre tanto che fra i suoi eredi può vantare già cinque vincitori del Derby, la più importante corsa di trotto che si svolge in Italia.
E grande soddisfazione è appena arrivata anche da un suo nipote, quel Zacon Giò, da cinque anni testimonial Telethon, che da giovane puledro nessuno voleva (fu venduto per soli 1.000 euro) e che giusto lo scorso 14 giugno a Padova ha stabilito un record trottando sul miglio ad una media inferiore a 1’ 10” al chilometro (nonno Varenne nel 2001 a San Siro fu il primo a trottare sotto 1’ 11”).
Il mitico Varenne, che ha vissuto fino al luglio dello scorso anno in una scuderia del torinese, è stato trasferito delle nostre parti dopo una controversia giudiziaria fra la società proprietaria del cavallo e quella che ha gestito i proventi delle sue monte. Il purosangue, affidato alle cure del veterinario santangiolino Cesare Rognoni che già lo seguiva, continuerà qui la sua terza età.
In tempi di coronavirus le visite a Varenne (possibili solo su prenotazione) sono sospese. Ma con una bella biciclettata fino a Monteleone potremmo avere la fortuna di ammirarlo pascolare in tranquillità.
Per i più pigri c’è sempre il sito Varenne.it.