Festival dei diritti – La Cura * Fuoco e Schiuma: una sagra contro l’inquinamento



Continuiamo con la pubblicazione del percorso che la Società della Porta ha presentato nell’ambito del Festival dei diritti, evento culturale organizzato lo scorso anno da CSV Lombardia Sud, con tema La Cura.
Le prime due puntate, la prima sui modi di dire e proverbi dialettali e la seconda sui guaritori di campagna e sulle pratiche devozionali popolari, sono state pubblicate sui precedenti numeri del nostro giornale.
In questo terzo appuntamento ricordiamo invece una manifestazione pubblica che a Sant’Angelo fece molto scalpore: Fuoco e Schiuma, una sagra contro l’inquinamento organizzata dalla Pro Loco cittadina nel 1970, più di cinquant’anni fa!.
Il tema è quello della cura dell’ambiente e a dar voce al racconto nel post di Radio Sant’Angelo (ancora disponibile sul sito Facebook della radio) c’era Angelo Pozzi, a quel tempo brillante studente di ingegneria e uno degli ideatori della manifestazione.

LA CURA IN PILLOLE BARASINE
- Parte 3 –
Mezzo secolo fa,
la vivace protesta per l’inquinamento del Lambro


Nelle precedenti puntate, parlando della cura del corpo, abbiamo anche incontrato consigli per prevenire le malattie riferiti al clima ed all’ambiente. Oggi siamo più consapevoli del fatto che la salvaguardia dell’ambiente è un fattore importante e, in certi casi, addirittura vitale, per la protezione della salute e dell’intero pianeta..

È con noi oggi Angelo Pozzi che ci racconterà come, anche a Sant’Angelo Lodigiano, in passato siano stati realizzati eventi che hanno evidenzialto la sensibilità dei cittadini per la salubrità dell’aria, per la purezza delle acque e per la tutela del suolo.

Sì, parlo sempre molto volentieri ed anche in modo appassionato di temi che riguardano la tutela dell’ambiente. Per due ragioni: la prima è che la salvaguardia dell’ambiente preserva la salute del corpo, mentre l’inquinamento è causa di malattie anche letali; la seconda è quella che mi permette e ci permette di fare un salto nel passato di mezzo secolo, sì di cinquant’anni! Tanti ne sono passati da allora, dal settembre 1970, quando organizzammo una sorta di “Sagra contro l’inquinamento”.

Una sagra contro l’inquinamento? Come sarebbe? Cosa vuol dire?

Facemmo una grande manifestazione, durata tre giorni e realizzata (sembrerà strano) dalla PRO LOCO di Sant’Angelo Lodigiano, che a quel tempo non si limitava ad organizzare fiere, spettacoli, mostre e intrattenimenti di vario genere, ma affrontava anche tematiche più ampie, come, appunto, il problema dell’inquinamento.

Ma come si collega l’attività della PRO LOCO con l’inquinamento? Sembrano due mondi molto distanti!
Nella primavera del 1970 io ed altri due amici, Angelo Bondioli ed Enrico Rizzi, eravamo studenti universitari, tutti e tre al Politecnico di Milano. Io avevo 22 anni, Bondioli 25 e Rizzi 24. Eravamo soci della Pro Loco e devo dire che, all’inizio, nemmeno noi avevamo le idee chiarissime, ma volevamo organizzare qualcosa che potesse avere risonanza anche al di fuori della Sant’Angelo di allora, almeno a livello provinciale o regionale. Riuscimmo, non ricordo come, a contattare Bruno Munari. Chi ha avuto la fortuna di conoscerlo, lo ricorderà come una indefinibile e poliedrica figura di artista, designer, educatore: un uomo di un’ampia, raffinata e sensibilissima cultura.

Scusa, ma cosa c’entra Munari (appunto un designer, un artista) con l’ambiente e con l’inquinamento in particolare?
I primi incontri con Munari avvennero all’inizio dell’estate del 1970. Munari coinvolse Armando Nizzi che, all’epoca, coordinava il Gruppo Syncron di Brescia.
Si parlò, appunto, di organizzare qualcosa di valore artistico che potesse avere ampia risonanza. Poi in uno di questi incontri ci venne chiesto se noi ritenevamo che a Sant’Angelo Lodigiano ci fosse qualche problema importante, sul quale poter imperniare la manifestazione.
Indicammo immediatamente il problema dell’inquinamento del Lambro.

Va bene tutto, ma come si fa ad organizzare una manifestazione artistica imperniata sul Lambro e sull’inquinamento?
Va bene che il fiume, a quell’epoca (non sappiamo oggi …) era tra i più inquinati d’Italia, ma da qui a farlo diventare soggetto di un evento artistico, mi sembra che ce ne corra...
Forse sta proprio qui la genialità del vero artista, le cui attività e le cui opere non sono avulse dalla realtà. Ma torniamo al Lambro.
Per gli abitanti di Sant’Angelo l’inquinamento più grave era (e forse resta) quello del Lambro Meridionale, che scorre proprio in mezzo al paese e le cui acque all’epoca producevano esalazioni irrespirabili, aerosol pericolosi e, infine, una grande quantità di schiume che si incanalavano e attraversavano tutto il paese, insieme al loro carico di veleni, prodotto dagli scarichi non controllati di industrie e della stessa Milano.
Ecco perché ci venne spontaneo indicare come problema l’inquinamento del Lambro (Colatore e Fiume insieme), contro il quale anche la popolazione aveva più volte vigorosamente protestato, per la propria salute ed anche per la salvaguardia dell’agricoltura, in quanto molti terreni agricoli erano irrigati con acque derivate dal Lambro Meridionale.

Certo la situazione sia del Fiume Lambro (il cosiddetto Lambro di Maiano) sia del Colatore Lambro Meridionale, che attraversa l’abitato, era gravissima sotto il profilo dell’inquinamento: gli effetti generati dalle acque del Lambro Meridionale, soprattutto per i santangiolini che avevano casa in prossimità del corso d’acqua, erano veramente pesanti e provocavano malattie, soprattutto a carico delle vie respiratorie, ma mi risulta ancora difficile inquadrare la situazione in una cornice artistica.
Eppure FUOCO E SCHIUMA, una “sagra contro l’inquinamento”, nacque proprio da questo stato di cose: per la popolazione la manifestazione più evidente dell’inquinamento delle acque, il simbolo di un fenomeno negativo e pericoloso da combattere ed annientare era proprio la SCHIUMA.
Il FUOCO venne abbinato come tradizionale elemento purificatore capace di opporsi ai fenomeni negativi.

Geniale! È chiaro: l’elemento negativo, la SCHIUMA insieme al FUOCO, diventano i soggetti ispiratori di immagini, azioni e rappresentazioni; diventano il pretesto concreto per espressioni di carattere estetico e comunicativo e di giudizio etico.
Ci puoi allora descrivere come si sono concretizzate queste operazioni artistiche ed in che modo si è data evidenza visiva al problema dell’inquinamento delle acque e del Lambro in particolare?

Dalla mano di Munari nacquero il simbolo della manifestazione (la lisca di pesce con la testa del bambino e la preghiera-esorcismo contro le schiume) ed il manifesto dell’evento suddiviso in tre parti: in alto la riproduzione del quadro “L’Angelus” di Jean François Millet, con i contadini in mezzo alla campagna raccolti in preghiera; al centro l’immagine della “schiuma”; in basso ancora il quadro ma con i contadini diventati scheletri dopo il passaggio della schiuma ed a causa dell’inquinamento.

Straordinario e interessante: una “sagra dell’inquinamento”! E chi vi ha partecipato, quanto è durata?e:
Vi presero parte diverse decine di artisti, provenienti non solo dall’Italia, ma anche dall’estero (ricordo Francia e Germania, ma certamente anche da altre nazioni), ma ciò che sorprese maggiormente e positivamente fu la grande partecipazione di moltissimi cittadini di Sant’Angelo.
La “Sagra” durò tre giorni: il 18, 19 e 20 settembre 1970. Iniziò il venerdì e terminò di domenica, come tutte le sagre che si rispettino.

E come si è articolata l’intera manifestazione? Dove si è sviluppata fisicamente?
L’intera manifestazione contro l’inquinamento fu suddivisa in tre fasi: la prima si svolse direttamente sul tratto del Colatore Lambro Meridionale che attraversa il paese; la seconda nella centrale Piazza della Libertà e la terza nel cortile del Castello Visconteo di Sant’Angelo Lodigiano.

Ci puoi descrivere brevemente queste tre fasi: come si sono svolte le diverse azioni, quali sono state le rappresentazioni più significative, le installazioni più spettacolari?
Nella prima fase, quella del 18 settembre, vennero fatti scendere lungo il Colatore Lambro, attraverso il paese, grandi palloni di forma sferica e cilindrica che recavano sulla superficie le scritte “COLERA”, “TIFO”, “EPATITE”, “CANCRO”, per richiamare l’attenzione sulla presenza, in quelle acque, di agenti patogeni che causano gravi e gravissime malattie.
Ma l’installazione più spettacolare e, credo, più incisiva fu quella messa in atto da un folto gruppo di giovani santangiolini, per lo più studenti, che improvvisarono un gigantesco RACCOGLITORE DI SCHIUMA. Venne infatti calata una lunga rete dalla sponda del ponte che attraversa il Lambro in paese, giù giù fino a pelo d’acqua e fino a lambire la superficie del fiume per tutta la sua larghezza. In tal modo la schiuma si arrestava e cominciava ad accumularsi, salendo sempre più lungo la rete e verso il bordo del ponte, creando un grande cumulo bianco impressionante e maleodorante.

Impressionante, certamente! E poi cosa seguì alle azioni del primo giorno?

A Sant’Angelo Lodigiano, da oltre 600 anni, in Piazza della Libertà e nelle vie adiacenti si svolge il tradizionale mercato all’aperto nei giorni di mercoledì e di domenica.
Sabato 19 settembre (per evitare di interferire con il mercato della domenica) venne organizzata una sorta di mercato dei prodotti inquinati e dei materiali inquinanti. Si allestirono bancarelle, si posero in mostra cassette contenenti svariati prodotti, si affissero attorno a tutta la piazza numerosi manifesti contro l’inquinamento (anche della mente), contro il consumismo, contro le vuote parole della politica e così via.
Anche a questo mercato parteciparono, insieme agli artisti del Gruppo Syncron, numerosi cittadini, sia giovani che meno giovani: chi portava oggetti, chi dipingeva improvvisati manifesti con immagini sulle conseguenze dell’inquinamento, chi collaborava in vario modo a realizzare la manifestazione, che fu una vera manifestazione di popolo.

Straordinario! E, credo, anche coinvolgente. Sicuramente la gente comprese che bisognava fare qualcosa, contribuire con l’azione, per dare più valore alla protesta contro l’inquinamento. E la giornata conclusiva?
La fase conclusiva si svolse nel Castello Bolognini.
Nel cortile fu allestito un enorme banchetto (con almeno un centinaio di posti). Solo che nessuno si sarebbe mai sognato di mangiare quanto veniva proposto. Nei piatti (bianchi piatti puliti da ristorante) c’erano frutti marci, pesci avariati, cibi in scatola andati a male, pipistrelli ed altri prodotti ributtanti: un banchetto inquinato, contro il consumismo, contro l’incoscienza alimentare e contro la mancanza di consapevolezza nei confronti del contenuto e della provenienza di ciò che si mangia.
L’altra azione-installazione è consistita nella realizzazione di un grande cubo candido con pareti in polistirene. Una volta costruito, su ciascuna delle sue pareti laterali venne disegnata la scritta “VITA”. Poi vennero sparsi sul cubo alcuni prodotti chimici (per simboleggiare il rischio di un cattivo uso della tecnologia) che incominciarono a corroderlo, a farlo sciogliere fin quasi a distruggerlo. A quel punto, ciò che restava del cubo prese fuoco scatenando fiamme ed una nera colonna di fumo che si innalzò fino al tetto del Castello.

Proprio come dicevi all’inizio dunque: il fuoco come simbolo di agente purificatore, usato per distruggere la causa delle malattie.
Ma la manifestazione ebbe risonanza solo in paese o ebbe una maggiore diffusione? Ci fu un coinvolgimento dei mezzi di comunicazione o rimase circoscritta a Sant’Angelo Lodigiano?

Oltre agli artisti che, come ho detto, provenivano anche dall’estero, oltre ai santangiolini ed ai visitatori occasionali, intervenne anche la RAI che filmò la parte finale della manifestazione, trasmettendola poi nei notiziari locali e, qualche anno dopo, in una breve trasmissione che parlava di coscienza ambientale dei cittadini.
Intervenne anche la Radio della Svizzera Italiana che registrò numerose interviste.
Della manifestazione ovviamente si occupò anche la stampa, soprattutto quella locale.

Bellissimo e molto, molto interessante! Ringrazio Angelo per questa narrazione di eventi di mezzo secolo fa e per aver offerto una testimonianza sul tema della cura e della salvaguardia della salute attraverso quella dell’ambiente, utilizzando un modo inusuale di esprimere concetti e trasferire informazioni importanti.

 

IL PONTE - foglio d'informazione locale di Sant'Angelo Lodigiano