Ciao Antonio, pensavamo di vederti alla prossima riunione di redazione del Ponte, ma così non sarà.
Come sempre avremmo discusso su ogni articolo da pubblicare, confrontando le idee, i testi, i titoli, l’impostazione grafica del nostro giornale. Avresti scovato le migliori fotografie della vecchia Sant’Angelo. Come sempre ci avresti sorpreso con qualche tua “scoperta” nella storia locale, capace com’eri di sondare gli archivi e costruire le tue bellissime pagine ormai diventate patrimonio culturale della nostra città, tu stesso un po’ memoria, un po’ storia per questa comunità.
Ci mancherà il tuo piglio tenace, l’irriducibile passione che hai condiviso con noi in questi anni, come colonna portante delle nostre pagine, ma soprattutto come amico. Il tuo sincero attivismo e il tuo impegno civico presenti in ogni momento della tua vita sono e saranno sempre di esempio e motivazione del nostro percorso. Anche quando la tua salute cominciava ad essere precaria, non hai mai tralasciato l’interesse per quest’avventura editoriale, dove hai voluto accompagnarci fino alla fine.
Al tavolo delle nostre prossime riunioni il tuo posto ci sarà sempre.
Grazie Antonio.
La redazione de Il Ponte
8 ottobre 2021.
*****************
Il 17 settembre stavo esaminando i dipinti dei benefattori dell’ospedale Delmati quando mi sono imbattuto in un quadro che raffigurava un prelato. I funzionari dell’ospedale che mi avevano trasmesso quelle fotografie, avevano scritto sotto al dipinto una sola parola: “prete”. Quindi ignoravano la sua identità. A quel punto ho preso la fotografia e l’ho spedita via email a Antonio Saletta.
Tempo un giorno e Antonio mi ha risposto, comunicandomi non solo il nome e il cognome del sacerdote, ma aggiungendo anche “parroco di Sant’Angelo dal.. al...” e specificando il nome dell’artista che aveva eseguito il dipinto e l’anno di esecuzione.
Ecco, in questo semplice gesto sono racchiuse tre delle grandi virtù di Saletta.
La prima: la conoscenza approfondita del passato di Sant’Angelo Lodigiano; possedeva un grandioso bagaglio di notizie sulla storia della sua comunità e una memoria che non aveva eguali.
La seconda: il desiderio di non tenere per sé tutto ciò che conosceva sulla storia di Sant’Angelo, ma la volontà di trasmetterlo anche agli altri, e al maggior numero possibile di persone.
La terza: la volontà di essere al passo coi tempi. Lui, che aveva una età che aveva superato il crinale tra le ottanta e le novanta primavere, utilizzava le email come un giovane di vent’anni.
È per questo motivo che oggi non è solo Sant’Angelo a perdere un grande studioso e un appassionato di storia. È la comunità degli studiosi e degli appassionati di “patrie memorie” del Lodigiano a piangere la sua scomparsa.
Antonio possedeva una lucidità che lasciava meravigliati. Nella scorsa primavera mi sono ritrovato nell’archivio parrocchiale di Sant’Angelo per una ricerca su un argomento specifico. Antonio non c’era, per i problemi di salute che già lo perseguitavano. Ma lui, da casa, al telefono cellulare, mi guidava su quale faldone aprire e consultare, e conosceva a memoria su quali scaffali si trovasse, tra quelle centinaia, il raccoglitore di documenti antichi che poteva essermi utile.
Saletta ci lascia i tanti articoli pubblicati sulla Cordata e sul Ponte, che compongono i tanti piccoli tasselli di un grandioso affresco che costituisce la storia di Sant’Angelo Lodigiano. Quella storia della quale lui era stato, quale amministratore comunale, non solo testimone, ma protagonista.
A nome della Società Storica Lodigiana porgo alla moglie, ai figli e ai parenti tutti le più vive e sentite condoglianze. Vivremo con lui la stessa dolorosa situazione registrata con la scomparsa di don Giulio Mosca, che ultimò un volume importante per la storia contemporanea del Lodigiano, lo diede alle stampe ma morì il giorno prima della sua presentazione.
Ebbene, noi pubblicheremo a metà dicembre un volume di mille pagine contenente trenta saggi storici di altrettanti studiosi della nostra terra: uno è scritto da Antonio, ed è dedicato al devastante abbandono nel quale sono state lasciate le cascine Musella e Musellina, testimonianza rilevante di un passato glorioso di Sant’Angelo. Anche in questo c’è lo spirito che anelava in lui: il desiderio di non mandare perduto il patrimonio storico delle nostre comunità.
Caro Antonio Saletta, anche per questo ti portiamo nel cuore. Non ti dimenticheremo.
La terra ti sia lieve.
Ferruccio Pallavera
8 ottobre 2021
*****************
Mi è stato chiesto dalla redazione del “Ponte” un pensiero riguardante Antonio Saletta precisando: “….tu che eri un amico di Antonio…”.
E’ stata questa sottolineatura “amico” che non mi ha lasciato dubbi per una risposta affermativa.
Questa parola amico, in questi giorni, l’ho sentita molte volte e sicuramente, per chi ha potuto conoscerlo, essere suo amico era un “merito” che non si può esprimere a parole ma si deve provare.
Occasioni per assaporare e approfondire questa amicizia, in questi anni, ne ho avute molte e da essa mi sono giunti segnali e stimoli per un maggiore impegno.
Non vorrei argomentare sul ruolo di storico o animatore delle innumerevoli attività svolte all’interno della nostra comunità, che meglio saranno illustrate negli articoli che compongono questo numero del Ponte, ma far conoscere il suo scrupolo e costante impegno nella salvaguardia del patrimonio artistico e culturale della “sua Sant’Angelo”.
Sotto l’aspetto della salvaguardia del patrimonio artistico e culturale vanno evidenziati la disponibilità e impegno nella cura delle attività riguardanti la Basilica svolgendo la mansione di guida turistica per i molti visitatori della chiesa, promotore e convinto sostenitore nella realizzazione del Museo di Arte Sacra.
Proprio nel museo si evidenzia la sua idea di cultura, conservare e portare a conoscenza di tutti, e ci terrei a sottolineare “di tutti”, un patrimonio artistico e culturale che nella prefazione del libro da lui curato: “Basilica dei santi Antonio abate e Francesca Saverio Cabrini- Fede Storia Arte”, così sintetizzava: “...attraverso la storia e le immagini sarà possibile riscoprire i grandi valori della fede cristiana che hanno contraddistinto la comunità santangiolina nel corso della sua storia millenaria, valori evidenziati in questa basilica...”
Proprio questo aspetto del portare il “proprio sapere” a conoscenza degli altri senza egoismi fa di Antonio un amico di tutti.
Beppe Roberti
14 ottobre 2021
*****************
Erano gli anni fra il 1980 e il 1985 e nella Giunta guidata dal Sindaco Gino Pasetti, Antonio Saletta ed io eravamo Assessori. Lui alla Pubblica Istruzione, Biblioteca e Cultura; io ai Servizi Sociali.
(Gli altri Assessori erano : Giuseppe Ferrari, Alessandro Beccaria, Luigi Scolari – deceduto nel 1984 e sostituito da Alessandro Boggi - , e Giangiacomo Boggini)
Il 1980 era stato l’anno del suo rientro in Giunta dopo che, nei cinque anni di assenza dal Comune, e cioè fra il 1975 e il 1980, si era invece molto impegnato nel teatro dialettale di Achille Mascheroni.
(In uno scritto dell’epoca si dice: “Il Duo Saletta, ma in particolare modo Antonio Saletta, entusiasmava i presenti con alcune geniali e pungenti parodie santangioline. Veramente impressionante era la sua padronanza di riflessi e della situazione”).
Sono stati gli anni in cui lo sviluppo delle Scuole a Sant’Angelo ha avuto il massimo livello di espansione. Nel Piano al Diritto allo Studio che Antonio elaborò nel 1982 si precisa che la popolazione scolastica santangiolina era di 2.380 studenti. Un numero formidabile, ma ancora più formidabile è la composizione di dettaglio di quella popolazione scolastica: 228 bambini alle Scuole Materne; 817 alle Scuole Elementari; 801 alunni alle Scuole Medie; 340 studenti all’Istituto Tecnico Commerciale (Ragioneria); 62 studenti all’Istituto Tecnico Industriale (ITIS) e 132 studenti all’Istituto Magistrale.
Una varietà di indirizzi scolastici fortemente voluta dalle Amministrazioni Comunali dell’epoca che con impegno e capacità erano riuscite a portare a Sant’Angelo sezioni staccate di Itis Volta e Magistrali (Maffeo Vegio) dopo essersi garantite la titolarità dell’Istituto Tecnico Commerciale che, proprio a partire da quell’anno, proponeva la specializzazione in informatica. E nella non facile attività per l’ottenimento e la gestione di tutta quella serie di attività Antonio si è sempre destreggiato con grande abilità ed efficacia nell’intento di garantire ai ragazzi santangiolini la possibilità di poter accedere alle scuole superiori senza doversi trasformare in giovani pendolari della scuola verso Lodi o Pavia.
E lui, Antonio, di pendolarismo se ne intendeva, eccome. Ha condotto una vita da pendolare per andare al lavoro a Milano dove svolgeva la sua attività nel settore tipografico. Succedeva, a volte, che arrivasse in Giunta, alle 21 di sera, appena sceso dal pullman, senza nemmeno cenare. E quando non era così arrivava dopo aver consumato una cena frugale: ma il senso del dovere era fortissimo e l’impegno alla puntualità lo portava a sacrificare anche i suoi spazi privati.
Ma tornando alla sua attività occorre ricordare che con Antonio Saletta i servizi erogati agli studenti erano molteplici e sempre orientati al permettere a tutti, soprattutto a chi era più svantaggiato, di accedere agli studi.
Ecco quindi soldi stanziati non solo per i libri delle Elementari ma anche per l’acquisto di libri da concedere in comodato agli studenti delle Medie; soldi per i trasporti degli alunni delle elementari e delle superiori e, cosa veramente all’avanguardia, soldi per il trasporto di lavoratori che intendessero frequentare le scuole serali all’Itis Volta a Lodi.
E poi ancora, finanziamento alle Scuole Materne paritarie (ben 60 milioni all’epoca), finanziamenti per i Consigli di Circolo e agli organi della scuola, finanziamenti per gite scolastiche e poi ancora, novità di quegli anni, lo stanziamento di bilancio per il pagamento di insegnanti a sostegno degli alunni handicapppati.
Fra le attività che lo hanno visto impegnato in prima persona ricordo poi che, nel 1981, per la prima volta, vennero stanziati nel Bilancio dell’Assessorato retto da Antonio, soldi per le prime sperimentazioni di scuola a tempo pieno, con l’istituzione della mensa per saldare le attività del mattino con quelle del pomeriggio. Che nel 1983 poi, a tutta questa serie di servizi si aggiunse, sotto la regia di Antonio, anche un finanziamento comunale per l’avvio dell’attività dell’Istituto di Arti Bianche, che nel 1982 sollecitò ed ottenne l’impegno della Provincia di Milano per la costruzione della Scuola per Ragionieri e infine che, nel 1985, dopo che il Comune aveva acquistato l’area per l’edificazione del plesso scolastico di competenza della Provincia, si gettarono le basi per la realizzazione del centro scolastico in zona Chiesuolo.
Sempre in quegli anni promosse il 1° Gran Premio Fotografico Comune di Sant’Angelo Lodigiano per far emergere le migliori opere a tema libero con stampe in bianco e nero.
Questi brevi cenni storici sono solo alcuni spunti sufficienti però per poter dire che Antonio Saletta ha svolto con particolare efficacia il suo compito di Assessore (a quel tempo incarico non retribuito se non con un modesto gettone di presenza per ogni seduta di Giunta) avendo almeno due obiettivi strategici che ancora oggi sono di estrema attualità.
Il primo era il mettere la Scuola, l’istruzione e la cultura al centro del progetto per un paese migliore: il suo accanimento per offrire a tutti il massimo dei supporti per poter frequentare e scegliere la scuola più adatta ai propri talenti, fu senza sosta. Voleva che tutti potessero studiare, e lo voleva fortemente.
Il secondo era l’attenzione, unita a signorilità e sensibilità di tratto, che spasmodicamente metteva nel proteggere le categorie più fragili. Per gli handicappati lavorò molto e con grande passione.
A tale proposito ricordo un suo intervento in Consiglio Comunale in occasione dell’Anno Internazionale dell’Handicap (1981). Un intervento, il suo, che non ho mai dimenticato perché mi è stato di grande insegnamento. Si parlava di attività a sostegno dell’handicap e, durante la discussione emerse che per la prima volta, quell’anno erano stati destinati fondi per l’assunzione di Insegnanti di Appoggio a favore di studenti con handicap. In quella occasione Antonio confessò che a quella iniziativa non venne volutamente data pubblicità, perché occorreva essere attenti alla sensibilità di tutti e che l’agire di un assessore doveva essere concreto e mirato sull’obiettivo e non sulla pubblicità delle attività portate a termine.
Una lezione di stile che ancora considero valida e che, a mio parere, ha contraddistinto Antonio per tutta la sua vita nella politica e nel volontariato.
Ugo Speziani
20 ottobre 2021
*****************
Dalla Omelia
del Parroco monsignor Ermanno Livraghi nella celebrazione del funerale
Vi confesso che faccio veramente fatica ad offrire l’omelia in questa celebrazione nella quale siamo chiamati a dare l’estremo saluto ad Antonio Saletta.
Ad un sacerdote il Signore chiede di rinunciare ad una propria famiglia, perché il suo cuore rimanga aperto ad accogliere le persone che gli vengono affidate nel ministero come fratelli, sorelle, figli, della famiglia spirituale che gli viene donata. Antonio è stato per me fratello carissimo. Fra i primi che ho incontrato e conosciuto a Sant’Angelo perché veniva spesso in archivio parrocchiale per le sue ricerche storiche ed abbiamo avuto la possibilità di intrattenerci in conversazioni che ben presto sono diventate dialoghi, ricchi di sintonia spirituale e fraternità.
Non è facile dunque fare l’omelia per un fratello a cui sei legato da stima e affetto.
La consolazione che il Signore ci dona con la sua Parola mi consola e mi conforta la Parola che il Signore Gesù ci rivolge attraverso le letture che abbiamo ascoltato.
È consolazione e conforto che il Signore vuole donare anche alla moglie, ai figli, ai nipoti, alle nuore, ai fratelli e alle sorelle e agli altri familiari, ed inoltre a tutti coloro che sono grati ad Antonio Saletta per la sua multiforme opera e per la testimonianza che ha offerto. La partecipazione così numerosa alla celebrazione dice più delle parole, la grande stima e riconoscenza che tutti avevamo per lui.
La vita di Antonio è scritta nel “Libro della Vita”.
La prima lettura tratta dal libro dell’Apocalisse, ci assicura che il Signore Gesù ha vinto la morte e dona una nuova vita a coloro che muoiono; li accoglie in Cielo, apre il “Libro della Vita” e li giudica secondo quanto è scritto su quel libro, dove appare con assoluta trasparenza e verità tutto il vissuto di ciascuno.
È consolante pensare che su quel libro trova pieno riscontro il ricordo e la la gratitudine che abbiamo per Antonio: è scritto tutto il bene che egli ha fatto, gli affetti che ha vissuto, è scritta la sua umanità ricca di virtù, inoltre la sua opera a favore della comunità.
Al termine della celebrazione, un nipote, il direttore del Cittadino e del Ponte e il presidente dell’Associazione Storica Lodigiana ricorderanno Antonio e ci offriranno un profilo della sua persona e delle sue opere. Il ricordo che essi faranno, unito al ricordo di ciascuno nella sua preghiera personale, diventerà voce della nostra Comunità che affida al Signore Gesù Antonio perché nulla rimanga senza ricompensa.
La parabola dei talenti
Il Signore Gesù, nel Vangelo che abbiamo ascoltato, ci offre un ulteriore motivo di consolazione che si aggiunge a quello offerto dalla prima lettura e lo rafforza. Ci assicura infatti che accogliendo la nostra preghiera, ha ripetuto ad Antonio quanto ha detto ai servi della Parabola che hanno trafficato i talenti: “Vieni servo buono e fedele prendi parte alla gioia del tuo Signore”.
I talenti che Antonio ha trafficato.
Antonio ha davvero trafficato i talenti ricevuti, con umiltà, con spirito di servizio, con amore.
Ne evidenzio 5, come i 5 talenti dati al primo servo della parabola.
Il primo talento è dato dalla ricerca storica che Antonio ha trafficato non per una affermazione accademica, ma motivato dall’amore alle persone, alle tradizioni, alla cultura e alla vita civile e religiosa di Sant’Angelo.
La sua opera, con i saggi pubblicati sull’Archivio Storico Lodigiano, con gli articoli pubblicati sul Ponte, sulla Cordata e sul Cittadino, con le numerose conferenze che ha fatto, ci consegna i valori che ci hanno lasciato i nostri padri e ci richiama alla responsabilità che abbiamo di non vanificarli e di conservarli, viverli e trasmetterli alle nuove generazioni
Il secondo talento è dato dalla partecipazione attiva alla vita sociale e religiosa. Si è messo in gioco non per emergere o mettersi sul piedistallo, ma per spirito di servizio, per l’amore grande per la sua comunità di Sant’ Angelo. Il suo operato nell’amministrazione comunale e nel Consiglio Pastorale della Parrocchia è stato prezioso, davvero esemplare per serietà, competenza, generosità, gratuità assoluta
Il terzo talento è nella sua umanità, ricca di virtù, capace di rapporti di amicizia belli, positivi, capace di empatia, di solidarietà e di disponibilità all’aiuto fraterno. Una umanità ricca di saggezza, di capacità di discernimento, di equilibrio.
Il quarto talento è dato dagli affetti vissuti anzitutto nella sua famiglia. Ha voluto bene con un amore grande, tenerissimo e forte alla moglie (55 anni di matrimonio), ai suoi figli, ai nipoti, ai fratelli e sorelle. Ha vissuto la famiglia come vocazione e missione, cercando di attuare l’esortazione di San Paolo: “Voi mariti amate le vostre mogli e la vostra famiglia come ha Cristo amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei” (Ef 5,27)
Il quinto talento è dato dalla Fede che Antonio ha vissuto nella sua vita spirituale con l’assiduità alla preghiera, ai sacramenti, con l’amore alla chiesa, alla sua comunità, ai sacerdoti. Un talento che traspare luminoso nel suo operato. Di lui non si può dire “Fede senza opere” e nemmeno “opere senza fede”.
Era fedelissimo alla Santa Messa e quando negli ultimi tempi non poteva recarsi in chiesa, l’ascoltava con devota partecipazione alla radio o al canale YouTube della Parrocchia. Conservo il ricordo del raccoglimento, della devozione con cui ha ricevuto Gesù Eucaristia nella Santa Comunione, in modo particolare l’ultima pochi giorni prima del suo ultimo ricovero in ospedale.
Raccogliendo il ricordo e la stima, la gratitudine e la preghiera di tutti per Antonio, la depongo nelle mani del signore Gesù perché dica al nostro fratello Antonio, come ai servi della parabola: “Vieni servo buono e fedele, prendi parte alla gioia del tuo Signore”.
La Madonna del Rosario renda piena la gioia di Antonio.
Oggi si celebra la memoria liturgica della Madonna del Rosario. Antonio aveva una devozione particolare per la Madonna che esprimeva con il rosario quotidiano.
La Madonna in Cielo apra le sue braccia e stringa al suo Cuore Antonio e lo renda pieno di gioia. Amen.