Arrivano Ospedale e Casa della comunità,
ma restano numerose le incognite, anche perché
in passato le delusioni sono state tante.
Nella nostra città in pochi ne parlano: non è un bel segnale.
di Lorenzo Rinaldi
Il consiglio regionale lombardo ha approvato il progetto di legge 187, chiamato a riorganizzare il sistema sanitario. Una riforma era indispensabile, perché la pandemia ha evidenziato una profonda frattura tra un sistema ospedaliero di eccellenza (pubblico e privato) e una sanità territoriale debole e sempre meno in grado di rispondere alle esigenze, anche minime, dei cittadini-contribuenti.
Il progetto di legge prevede un potenziamento della medicina territoriale (per intenderci quella dei medici di famiglia e delle prestazioni fuori dagli ospedali) e dell’ambito della prevenzione.
La sanità lombarda continuerà a essere organizzata attraverso le Aziende socio sanitarie territoriali (le ex aziende ospedaliere) e le Agenzie di tutela della salute (le ex aziende sanitarie locali). Le Asst saranno articolate in polo ospedaliero e rete territoriale. È prevista poi la definizione di Distretti, costituiti sulla base di un numero minimo di abitanti e nei quali i sindaci avranno un ruolo privilegiato.
Tra le novità della riforma regionale spiccano le Case della comunità, le Centrali operative territoriali e gli Ospedali di comunità.
Per quanto finora ufficialmente spiegato, nelle Case della comunità opereranno team multidisciplinari e saranno il punto di riferimento per i malati cronici. Nel Lodigiano sono previste Case della comunità a Lodi, Casalpusterlengo, Codogno, Sant’Angelo Lodigiano e Zelo Buon Persico.
Le Centrali operative territoriali avranno la funzione di coordinare i servizi domiciliari con gli altri servizi sanitari e si avvarranno di telemedicina e medicina digitale.
Gli Ospedali di comunità si occuperanno di ricoveri brevi e di pazienti che necessitano di interventi sanitari a media/bassa intensità clinica. Nel Lodigiano saranno collocati a Casalpusterlengo e a Sant’Angelo, lasciando dunque intendere che i poli per acuti, con la presenza anche del Pronto soccorso, rimarranno Lodi e Codogno.
Tutte le novità
di Sant’Angelo
Per quanto riguarda nel dettaglio Sant’Angelo, all’ospedale Delmati troverà posto la Centrale operativa territoriale per la zona Nord del Lodigiano, in continuità con l’attuale centrale di sorveglianza dei cronici e dei pazienti Covid. Sempre all’ospedale Delmati verrà insediata la Casa della comunità. All’interno delle Case della comunità sono previsti ambulatori per i medici di medicina generale; ambulatori specialistici di primo livello per le patologie più frequenti; tutti i servizi sanitari territoriali; il Cup e il centro prelievi; il punto unico di accesso (Pua), che fungerà da orientamento ai cittadini per i servizi che devono essere erogati; radiologia di base; il raccordo con i servizi sociali del territorio. Il Delmati, come detto, sarà poi uno dei due Ospedali di comunità del Lodigiano.
I tanti dubbi
La nuova legge interviene con elementi che - si spera - possano migliorare la situazione; di fatto si inserisce nel solco del modello di sanità disegnato da Roberto Formigoni e mai modificato, né da Maroni, né da Fontana, e dunque il concetto di sussidiarietà (posso scegliere se farmi curare dal pubblico o dal privato convenzionato) non viene messo in discussione.
Rimangono numerosi punti interrogativi ed elementi di debolezza. Ne abbiamo individuati sei.
1) La riforma sanitaria regionale non andrà a incidere in maniera significativa sul problema dei medici di famiglia. Già oggi sono poco numerosi e la prospettiva a breve - complici nuove ondate di pensionamenti - è di una ulteriore contrazione. Si tratta di un problema nazionale per il quale ancora non si avverte la dovuta attenzione. Tuttavia nei nostri centri più piccoli la situazione è in alcuni casi drammatica. Lo denunciano decine di sindaci lodigiani, soprattutto nella Bassa.
2) Le liste di attesa nella sanità lodigiana rimangono un problema serio e attuale. Non è un caso che, negli ultimi anni, siano sorti centri privati che offrono i medesimi servizi del pubblico, ma a pagamento e in tempi rapidi.
3) Da troppi anni la sanità lodigiana è esposta al valzer dei dirigenti apicali. Se è vero che Giuseppe Rossi (oggi a Cremona) è rimasto all’allora Azienda ospedaliera di Lodi per un numero congruo di anni (gennaio 2008 - dicembre 2018), così non è stato per altri, che in taluni casi hanno avuto giusto il tempo di capire dove erano “atterrati” (e magari di distinguere Caselle Lurani da Caselle Landi) per essere successivamente trasferiti ad altri lidi, senza mai rispondere degli errori commessi di fronte all’opinione pubblica. E il problema si ripercuote anche sulle seconde linee.
4) L’ospedale Maggiore di Lodi non è più in grado di sopportare il peso dell’intera provincia, o quasi, visto che nell’altro polo per acuti, Codogno, alcuni servizi non ci sono più. Oggi, in provincia di Lodi, ad esempio, si nasce unicamente all’ospedale Maggiore. Un ospedale vecchio, situato peraltro in un contesto urbano che ne impedisce un allargamento, circondato dal traffico caotico.
5) Ci auguriamo di tutto cuore che la riforma della sanità lombarda possa rappresentare un elemento di svolta. Non ci aspettiamo tuttavia risultati straordinari nell’arco di poco tempo, semplicemente perché ciò sarebbe impossibile. Le novità ideate dalla Regione andranno a impattare su un sistema estremamente complesso e con una burocrazia pesante, che richiede tempi lunghi per assimilare e mandare a regime i cambiamenti. Bisogna essere onesti e dirlo chiaramente ai cittadini.
6) La riforma impatterà notevolmente sulla realtà di Sant’Angelo. Eppure nelle ultime settimane, mentre altrove si dibatteva (nella Bassa c’è un Comitato Ospedali molto attivo, ad esempio), nella nostra città la riorganizzazione della sanità è passata sotto silenzio. Non è un bel segnale, anche perché già in passato, mentre il Delmati veniva via via spogliato di importanti servizi, con pesantissimi disagi per migliaia di cittadini, non ricordiamo particolari proteste, a parte qualche caso sporadico e politicamente orientato. E se nessuno alza la voce, chi comanda è facilitato a fare di testa propria.
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