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Esordio della giornalista e architetto barasina per una guida alla metropoli tra ieri e oggi di Matteo Fratti È anche un progetto alla ricerca di una rinnovata bellezza, quello che Cristina Sarcina mette nero su bianco, unendo le sue passioni per la città in cui vive attualmente attraverso le sue competenze di architetto, per approdare sul finire dello scorso anno, alla sua “Milano com’era, Milano com’è”. Quello della Sarcina però, non è soltanto un esordio editoriale: anzitutto perché nasce da una rubrica curata mensilmente sul giornale Il Bullone in questi ultimi anni, frutto di un profondo vissuto anche soggettivo della metropoli, dei suoi luoghi e di alcuni itinerari, riscoperti in una città sempre così frenetica da non farcene nemmeno accorgere; in secondo luogo, perché il percorso di Cristina per raccontare il contesto urbano e le sue trasformazioni, è anche il risultato di un suo cammino parallelo e progressivo per riprendersi in mano frammenti di vita, all’indomani di una situazione difficile. È proprio lì che nasce la sua collaborazione con Il Bullone, che è anche voce della fondazione B. LIVE per promuovere l’integrazione sociale dopo trascorsi di malattia, oltre il pregiudizio e i tabù, generando pensiero: con un sito e un canale social, i contenuti del mensile sono infatti realizzati insieme a studenti, volontari e professionisti, col motto di “pensare, fare e far pensare”. - “Non sono una scrittrice ..” – confessa l’autrice – “.. ma a volte mi piace scrivere, soprattutto se si parla di arte e architettura”. E poi: - “Milano è la città che mi ospita e che ospita tanta gente, chi ci vive, chi solo ci lavora e chi viene a visitarla. Ecco allora l’idea di una serie di passeggiate per Milano, raccontate e illustrate da me, che possano aiutarci a godere di luoghi e angoli di questa città che attraversiamo ogni giorno, spesso correndo troppo” -. Una dichiarazione di intenti, che va oltre il momento e mette insieme un’esperienza vissuta dentro alla città, condividendone una riscoperta che è anche un personale ritrovarsi, che fa seguito ad alcune criticità di prima del virus, di quando le difficoltà parevano essere più lontane per qualcuno, più dure e isolate per altri. E se col torpore del confinamento è parsa scendere la notte, la ritrovata bellezza al tempo di quella insolita città rallentata è stata come il rifiorir di primavera dopo quei momenti. Un viaggio più che collaudato allora, che attraverso undici itinerari nella città di ieri e di oggi ci accompagna idealmente, qualora ci apprestiamo alla lettura, ma ci invita a provarlo concretamente dal momento in cui le più di centoquaranta pagine di Milano com’era, Milano com’è sono anche corredate di repertorio cartografico e soprattutto, impreziosite di innumerevoli illustrazioni dove l’autrice anticipa, con accuratissimi bozzetti autografi, i luoghi descritti. Un valore aggiunto al testo, che regala ad un approccio urbanistico, il piglio artistico del viaggiatore di città, flaneur di “baudelairiana” memoria quanto moderno “trekker” urbano. E come succede un po’ anche a noi che: - “...per un motivo o per l’altro, ci fermiamo o andiamo troppo veloci” – rivela Cristina in calce al tomo: - “In questa guida ho trovato il mio tempo”-. È il miglior augurio auspicabile, nel mezzo di ogni cammino. |