EDITORIALE

La scarsa partecipazione fa male alla nostra città

Una modesta proposta:
il consiglio comunale organizzi con gli oratori un momento di confronto aperto a un gruppo di giovani


Nell’ottobre 2021, in occasione della tornata amministrativa per l’elezione del sindaco e il rinnovo del consiglio comunale, a Sant’Angelo l’affluenza si era fermata al 52,39 per cento. Si erano recati alle urne 4.854 santangiolini su un totale di aventi diritto pari a 9.265. In pratica, un santangiolino su due aveva scelto di starsene a casa e non eleggere direttamente il proprio sindaco. Un segnale preoccupante, che si è registrato anche nella tornata amministrativa dello scorso giugno che ha toccato altri centri del Lodigiano.

La situazione di Sant’Angelo, al netto del dato sull’astensionismo, è tuttavia più complessa. Perché alla scarsa affluenza occorre sommare un’offerta politica limitata a due soli candidati sindaci per una città di 13mila abitanti. Se a questo aggiungiamo che ad ogni candidato sindaco era collegata una sola lista, come previsto per le realtà che sono sotto la soglia dei 15mila abitanti, capiamo bene come il numero di persone che lo scorso ottobre si è messo a disposizione per l’amministrazione locale è assai ridotto e non certamente esaustivo delle sensibilità presenti nella nostra città.
Il brusco calo di partecipazione alla contesa politica ha prodotto un consiglio comunale del tutto particolare, in cui vi è una maggioranza allargata - che comprende numerose anime, non sempre in sintonia fra loro - e una sola forza di opposizione.
I primi mesi della consiliatura hanno evidenziato due aspetti interessanti.
Il primo è che all’interno del perimetro della maggioranza si stanno creando tensioni fra le varie anime che la compongono. Era inevitabile, dal momento in cui la maggioranza uscita dalle urne è estremamente allargata: oltre allo storico blocco che ha sostenuto il sindaco Villa al primo mandato (a cui aggiungere il mini gruppo di Beccaria, oggi in Fratelli d’Italia) troviamo alleati - ma non sempre in sintonia - l’area che fa riferimento all’ex sindaco Carlin e al presidente del consiglio Rosita Sali, ed Eugenio Carriglio, che formalmente è stato eletto con la coalizione Villa, ma la cui vicenda politica lo ha portato prima fuori da Fratelli d’Italia e ora alla guida di un movimento, Sant’Angelo Tricolore, che rappresenta un pungolo (o forse una spina nel fianco?) della maggioranza stessa.
Il secondo aspetto meritevole di riflessione riguarda il distacco del palazzo dalla cittadinanza. Anche in questo caso si tratta di una condizione inevitabile per una città che ha espresso due soli candidati sindaci, una manciata di candidati al consiglio comunale e ha registrato una bassa affluenza alle urne. La sensazione è che oggi una parte del confronto politico che avviene all’interno del Comune non interessi alla città e ci sia una fetta considerevole di santangiolini che non sono interessati alle decisioni prese dalla giunta o si sentono distanti dalle istituzioni. Non è una condizione che riguarda unicamente Sant’Angelo, va precisato, è piuttosto uno degli effetti dell’allontanamento dei cittadini (o di una parte di essi) dall’impegno pubblico. La conseguenza è che il Comune ha meno antenne rispetto al passato per intercettare richieste, problemi, malumori e pertanto una parte del dibattitto pubblico oggi avviene lontano dal luogo deputato a ospitarlo. Avviene altrove.
Le proteste che registriamo per lo spaccio di droga alle Gescal, per il degrado del quartiere Pilota, per le condizioni del nostro ospedale e per la carenza di medici di famiglia e pediatri, ad esempio, hanno eco pubblica attraverso i mezzi di comunicazione ma faticano a trovare riscontri concreti nella vita amministrativa. Se pochi si interessano alla vita pubblica al momento del voto, se pochi si mettono in gioco per rappresentare gli interessi di una parte della città, il rischio è che poi le istanze e le problematiche si fermino per le strade e nei bar, senza possibilità di trovare soluzioni.
Cosa fare per porre rimedio? Sicuramente iniziare a lavorare seriamente per riavvicinare i santangiolini alla loro “casa”, alle loro istituzioni, con l’obiettivo nel 2026 di avere più persone disponibili ad amministrare la città o quantomeno a impegnarsi per essa. Sant’Angelo ha una lunga tradizione di centrodestra, ma alle ultime elezioni anche molti cittadini di quell’area sono rimasti a casa, perché l’elettorato va alimentato giorno dopo giorno e non basta più un simbolo o un nome per trascinare la gente alle urne.
È necessario a parer nostro sollecitare i giovani e lavorare sulla loro partecipazione; così come sarebbe ormai ora di allargare la partecipazione politica attiva a quella fetta di cittadini stranieri - ognuno con le proprie sensibilità politiche - che ormai sono a Sant’Angelo da 30 anni e che condividono le nostre scuole, i nostri negozi, le nostre istituzioni.

In conclusione, ci permettiamo di formulare una modesta proposta. Il consiglio comunale, l’organo più alto della vita politica cittadina, organizzi con gli oratori un momento di confronto aperto a un gruppo i giovani, un piccolo ciclo di incontri in cui affrontare il tema della partecipazione alla vita pubblica. Sarebbe un piccolo seme che, ne siamo sicuri, potrebbe però dare frutto. “Il Ponte” è a disposizione.
IL PONTE