“A seguito di decisioni da parte di componenti della mia maggioranza, che con azioni politiche, ingiurie e personalismi ingiustificati hanno minato la mia fiducia e la presenza alla guida della città, non ci sono più le condizioni per continuare a lavorare in serenità”. È questo uno dei passaggi più significativi della lettera con la quale il sindaco Maurizio Villa lo scorso febbraio ha motivato le dimissioni, a poco più di un anno dall’insediamento del suo secondo mandato.
Il 21 febbraio Villa ha annunciato il passo indietro. Il 22 febbraio la prefettura di Lodi ha ufficializzato le dimissioni. Trascorsi i tempi tecnici nei quali il primo cittadino avrebbe potuto ritirare le dimissioni, il 15 marzo il prefetto di Lodi Enrico Roccatagliata ha nominato il nuovo commissario prefettizio, che prende il posto e i poteri del sindaco, della giunta e del consiglio comunale (tutti decaduti per effetto delle dimissioni di Villa): si tratta di Attilio Carnabuci, che arriva dalla prefettura di Milano e che ha preso possesso del municipio già nella giornata del 15 marzo.
Sant’Angelo rimarrà commissariata a lungo, perché le dimissioni di Villa sono arrivate fuori tempo massimo per poter accedere alla finestra elettorale della primavera 2023 e dunque occorrerà andare alla primavera del 2024.
Prima ancora degli atti formali, che l’amministrazione Villa fosse arrivata al capolinea si è capito a inizio 2023 quando il consiglio comunale ha approvato il bilancio di previsione - l’atto più importante dell’amministrazione comunale - senza i voti delle opposizioni (e questo è pacifico e normale) ma soprattutto senza i voti favorevoli di due esponenti della maggioranza di centrodestra (Giuseppe Carlin e Rosita Sali) e senza il voto di Eugenio Carriglio, eletto tra le fila della maggioranza ma apertamente in contrasto e fin da subito con l’operato dell’amministrazione comunale.
Proprio lo scontro interno alla maggioranza oltre a scelte personali del sindaco è il nodo centrale della crisi che ha coinvolto il nostro Comune in un momento molto delicato. Villa e i partiti del centrodestra hanno scaricato le responsabilità su Carlin e Sali, i quali a loro volta hanno denunciato in numerose occasioni come - nonostante fossero parte della maggioranza e nonostante un buon bacino di voti ottenuti nelle elezioni amministrative - non siano stati coinvolti nella gestione amministrativa del Comune. Versioni contrapposte che hanno evidenziato come esistesse una spaccatura difficilmente sanabile. L’opposizione di centrosinistra, dal canto suo, con il capogruppo Omar Damiani ha segnalato che le dimissioni di Villa sono soltanto la fine di un percorso che appariva tracciato fin dall’inizio, perché già dalla campagna elettorale era chiaro che i partiti di centrodestra e il gruppo di Carlin e Sali fossero divisi.
Una cosa è certa e merita di essere precisata: il bilancio di previsione è stato approvato e il centrodestra, anche senza i voti di Carriglio, Carlin e Sali, avrebbe potuto continuare ad amministrare perché in consiglio comunale, seppur risicatissima, una maggioranza esisteva ancora.