È sul finire dell’esposizione artistica contro la guerra organizzata dal Gruppo Pittori Santangiolini assieme allo Spazio ADE (Arte Design Eventi) che agli inizi di marzo, nella cornice della mostra “Senza Pace”, da metà febbraio alla Sala Girona (a un anno dall’inizio del conflitto russo-ucraino) il venerdì 3 si è parlato del tema alla base dell’evento, con una serata conclusiva nel contesto della produzione artistica locale (di Samuela Anildo, Francesco Borsotti, Giampiero Brunelli, Maurizia Ceccarelli, Valentino Ciusani, Carlo Fratti, Antonio Maioli, Anna Morosini, Tina Pedrazzini, Lidia Perotti, Angelo Savarè, Gianbattista Scacchi e Gabriele Vailati) raccogliendo attraverso i commenti a dodici dipinti storici, il testimone di una denuncia contro gli orrori della guerra, in opposizione alla retorica dei falsi miti e della vittoria sul nemico.
La sensibilità espressa da artisti, che attraverso alcune delle loro opere hanno fatto la Storia dell’Arte, è stato lo spunto per un confronto culturale tra i relatori ed il pubblico in sala, in una serata che forse in concomitanza con altri eventi occorsi, non ha visto le stesse presenze della serata inaugurale, il 17 febbraio. Ma nella sua importanza, profondamente valida nell’affinare una cultura della pace, quale miglior antidoto al peggior male dell’umanità (la Guerra) si è colto al volo l’invito ad uscire dai ristretti ambiti comunali per replicarsi in un’esposizione itinerante, già a Caselle Lurani, dal prossimo 12 e fino al 19 maggio. Nella scorsa occasione del 3 marzo però, a raccontarci di come l’Arte si fosse contrapposta alla violenza dei conflitti nella storia, si sono alternati a margine di un tavolo aperto ed informale, attorno alla videoproiezione delle opere scelte, tra i Pittori Santangiolini: Samuela Anildo, Angelo Savaré, Valentino Ciusani e Giampiero Brunelli. Accorta la selezione dei quadri, in un ampio ventaglio artistico che dal 1400 è giunto sino agli anni più recenti della Seconda Guerra Mondiale, mai così vicini da scongiurare altre guerre. Molta la carne al fuoco, ma altrettanto vari i commenti, suddivisi con un certo insieme di opere per ciascun relatore, assurto a ruolo di facilitatore nell’interpretarne alcuni messaggi: visivi e pittorici, oltre che biografici e contestuali al tempo e ai conflitti in corso; a cui il vero senso dell’arte si è sempre opposto, nel nome della vita. Così, tra le grandi opere scelte, Anildo cita “La Libertà che guida il Popolo”, di Eugène Delacroix (1830, sulle Tre giornate di Parigi) per esempio; mentre tra i contributi di Savaré vi è anche “La carica di lancieri” (1915, la Grande Guerra) di Umberto Boccioni; fino ad arrivare all’impressionante “Il volto della Guerra” di Salvador Dalì (1940, Seconda Guerra Mondiale) e il celeberrimo “Guernica” (1937, Guerra civile spagnola) di Picasso, nelle parole di Ciusani e Brunelli. E nell’arte, il monito che risveglia le coscienze, conservandone un grande potenziale: per dirla con Picasso, appunto: “la pittura non è fatta per decorare gli appartamenti. E’ uno strumento di guerra offensiva e difensiva contro il nemico”. Come certi eventi con la forza della cultura come miglior strumento di pace.