Si può ragionevolmente pensare che, tra coloro che leggono i giornali o seguono i notiziari della televisione, ben pochi non sappiano che l’ambiente in cui viviamo e in cui sono destinati a vivere i nostri figli si sta continuamente degradando e che ciò rappresenta un pericolo per la salute di tutti. Aria inquinata che per tanti, troppi giorni all’anno supera i limiti prescritti per legge (per altro più blandi di quelli imposti da altre nazioni); rifiuti (cartacce, plastica, bottiglie vuote, stracci e molto altro) sparsi per strade e campagne; acque dei fiumi torbide e non di rado maleodoranti. Queste cose sono sotto gli occhi di chiunque voglia guardare e vedere.
È normale? È giusto? Va bene così?
Certamente no!
E allora, a chi tocca fare in modo che le cose cambino?
“Tocca al Comune!” “Tocca alla Regione!” “Tocca allo Stato!”. Queste sono le risposte che affiorano immediatamente alla mente del cittadino. “Ma cosa possono fare l’impiegato o l’operaio che si alzano presto al mattino e tornano tardi la sera dal lavoro? Cosa possono fare il commerciante, la casalinga, l’insegnante, il professionista e tutti gli altri cittadini?”.
Certamente non spetta al cittadino qualunque stabilire le regole, controllare che vengano rispettate, punire chi le trasgredisce e quindi ridurre il rischio che la salute delle persone venga compromessa dall’insalubrità dell’ambiente in cui vivono. Ma è tempo che noi comuni cittadini diventiamo consapevoli che gli effetti sull’ambiente sono conseguenza anche dei nostri comportamenti quotidiani. Ecco, la CONSAPEVOLEZZA delle conseguenze che il nostro modo di vivere ha sull’ambiente deve diventare un atteggiamento costante nella mente di tutti coloro che compiono azioni quotidiane.
Occorre dunque essere coscienti che tutto ciò che facciamo (tutto, ma proprio tutto) incide sulla realtà che ci circonda e che le conseguenze che ne derivano ricadono poi su di noi.
Pensiamo alla qualità dell’aria che respiriamo e che, soprattutto in inverno e nella Pianura Padana, presenta livelli di inquinamento fra i massimi in tutt’Europa. Inquinamento generato da emissioni industriali, impianti di riscaldamento, traffico veicolare: tre fenomeni tra loro confrontabili per capacità inquinante. Eppure siamo in tanti ad usare l’automobile per recarci magari da casa al bar, da casa al negozio di alimentari, da casa alla scuola dell’infanzia o alla scuola elementare per accompagnare i figli. Anche per ciò che riguarda il riscaldamento domestico, una maggiore attenzione ai livelli della temperatura degli ambienti abitativi avrebbe effetti positivi.
Un discorso altrettanto importante, se non di più, può essere fatto per quanto riguarda i rifiuti; un discorso dal duplice aspetto: quello del consumo di risorse terrestri e quello dell’abbandono.
Dovremmo essere tutti consapevoli (rieccoci con la CONSAPEVOLEZZA) che le risorse che utilizziamo per vivere provengono dal pianeta Terra, quello su cui abitiamo e che ci “sopporta”. Ogni anno, a partire dal 1970, il Global Footprint Network, utilizzando i dati dei National Footprint e Biocapacity Accounts, determina l’Earth Overshoot Day, il Giorno del Sovrasfruttamento della Terra, che indica, per ogni nazione, l’esaurimento delle risorse rinnovabili che il Pianeta è in grado di offrire nell’arco di un anno. L’Earth Overshoot Day 2023 per l’Italia è caduto il 15 maggio 2023: a quella data l’Italia aveva già esaurito le risorse terrestri rinnovabili di sua spettanza. Per il resto dell’anno abbiamo ulteriormente impoverito le risorse rinnovabili del nostro pianeta. Bel risultato! Prima o poi la Terra ci presenterà il conto. Detto in altri termini: se non modifichiamo il nostro modo di vivere, rischiamo l’esaurimento delle risorse indispensabili per la nostra sopravvivenza.
C’è poi il problema della gran quantità di rifiuti che produciamo: è appena il caso di evidenziare che, secondo dati FAO, nella nostra società, finisce in pattumiera circa il 30% dei generi alimentari. A questo si aggiunge il fenomeno incivile dell’abbandono. Se vogliamo salvaguardare ambiente, decoro e salute, dobbiamo innanzitutto evitare consumi superflui e poi orientarci verso una economia circolare, che consenta il riutilizzo degli scarti, annullando tendenzialmente i rifiuti.
Occorre poi fare un particolare riferimento alla plastica: questo scarto, disperso sul suolo e nelle acque, degradandosi rientra nel ciclo dei prodotti alimentari. È accertato che le microplastiche, metabolizzate da pesci e crostacei, finiscono poi nei nostri piatti e, quindi, nel nostro organismo ed è altrettanto certo che non generano effetti benefici per la nostra salute.
Un bell’ambiente, il nostro! Non c’è che dire!
E di tutto ciò siamo corresponsabili, perché inquinamento dell’aria, consumo di risorse e produzione di rifiuti dipendono anche dai nostri comportamenti quotidiani abituali. Comportarci correttamente per tutelare la nostra salute (e anche le nostre tasche) è nel NOSTRO INTERESSE. Comodità, abitudine o ignoranza non giustificano in nessun caso un degrado dell’ambiente in cui viviamo e nel quale abbiamo il diritto di mantenerci in salute.
Ma ci sono almeno tre aspetti per i quali i semplici cittadini possono e devono chiedere conto a chi amministra e a chi governa: 1) un’adeguata educazione (a cominciare dalla scuola e poi aggiornata nel tempo) all’utilizzo delle risorse evitando lo spreco; 2) una capillare e ripetuta informazione rivolta ai cittadini sui danni alla salute (ed anche all’economia) provocati da comportamenti scorretti (incluso lo smaltimento improprio dei rifiuti); 3) un efficiente sistema di controlli efficaci e di provvedimenti conseguenti, che consenta alle attività di educazione ed informazione di ottenere risultati positivi e riscontrabili. Coloro che si candideranno alle prossime elezioni amministrative comunali ne tengano debito conto: sarà poi compito e responsabilità di coloro che saranno eletti predisporre percorsi di educazione, canali di informazione, attività di controllo.
I cittadini che desiderano trasmettere segnalazioni o fotografie riguardanti il degrado generato dall’abbandono di rifiuti, possono inviarle alla redazione de IL PONTE al seguente indirizzo e-mail: info@ilpontenotizie.it, comunicando anche il loro numero di telefono. La redazione de IL PONTE potrà contattare i segnalatori per coordinare con loro eventuali azioni collettive.