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EDITORIALE

La vera sfida per la nostra città

Lasciamo calmare le acque dopo l’esito del voto e proviamo a guardare avanti, ringraziando fin da subito quanti si sono spesi in questa campagna elettorale, perché ci hanno messo la faccia e hanno dato un contributo positivo al miglioramento della nostra comunità.
Abbiamo davvero bisogno di immettere energie positive nel tessuto sociale.
Passiamo oltre ai primi cento giorni di amministrazione, ai provvedimenti più urgenti che il nuovo sindaco si troverà a dover adottare anche a seguito del lungo commissariamento.
Chiediamo però fin da subito di cancellare le decisioni adottate dal commissario in tema di utilizzo di spazi pubblici, se vogliamo rilanciare la socialità dobbiamo aiutare le associazioni e non mortificarle con mille paletti anche semplicemente per prenotare una sala pubblica.
Passiamo anche oltre alle normali schermaglie tra maggioranza e opposizione. A quest’ultima, che è divisa in due gruppi, chiediamo però di essere vigile e attenta perché il dialogo democratico prevede che chi sta in minoranza eserciti un ruolo di controllo. Alla maggioranza un suggerimento intelligente (si spera): non alzate muri, ma ascoltate chi non la pensa come voi, andando oltre le ideologie e cambiando atteggiamento rispetto al passato a cui eravamo abituati.
Passiamo pure oltre – ma fino a un certo punto – al tema gigantesco della sicurezza, che in questo momento rappresenta la vera urgenza. La soluzione non è immediata e i cittadini non si facciano illusioni: il contesto nel quale è immersa la città non fa pensare a ricette semplicistiche. La cosa più sensata che il nuovo sindaco può fare è battersi – anche pubblicamente – affinché venga fortemente potenziata la stazione dei carabinieri (servono più uomini) e al tempo stesso prefettura e questura di Lodi prevedano servizi di controllo straordinari settimanali utilizzando la polizia di Stato e la guardia di finanza. È possibile farlo, occorre la giusta dose di dialogo istituzionale e di fermezza.
Arriviamo a quella che nel titolo è definita la vera sfida di Sant’Angelo: l’integrazione degli stranieri. Indietro non si torna, la nostra città è ormai la più multietnica della provincia di Lodi, con una massiccia presenza straniera che ne ha modificato – e continua a modificare – il tessuto sociale. Piaccia o meno, questa è la realtà.
Abbiamo due strade: continuare a far finta di niente (ma è una scelta perdente in partenza) o lavorare seriamente all’integrazione di quanti vogliono integrarsi, mettendo sullo spesso piano diritti e doveri ed esigendo dai nuovi cittadini di Sant’Angelo un impegno serio in due direzioni.
La prima direzione è quella della partecipazione alla vita sociale, civile, associativa, al mondo del volontariato.
La seconda direzione è richiedere con forza agli stranieri per bene di prendere pubblicamente le distanze da quanti delinquono e rendono alcune zone della città invivibili. Invivibili per i santangiolini, invivibili per gli stranieri onesti. L’attuale contesto sociale di Sant’Angelo non è certo terreno fertile per l’integrazione – anche perché il tema della sicurezza è ahinoi in parte collegato – ma occorrono coraggio e sapienza nel gestire il fenomeno. L’integrazione si fa in due, con passi indietro di quanti sono scettici e passi in avanti di quanti sono i nuovi cittadini di Sant’Angelo e sono chiamati a restituire l’accoglienza ricevuta. Sarà un lavoro che si potrà sviluppare su più generazioni, ma è l’unica strada percorribile per evitare di ritrovarci come certe periferie francesi, dove lo Stato non esiste più e dove la bandiera tricolore bianco rosso blu fatica a sventolare…