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Il “Pellicano” verso l’azzeramento dell’impatto ambientale

Al decennale degli orti la comunità di Monte Oliveto a un altro passo dell’economia circolare

di Matteo Fratti

Sembra un’isola felice in quel del nostro territorio, Monte Oliveto, e se non fosse per la sagoma di un fabbricato industriale che si staglia oltre il Lambro, potremmo pensare d’essere da un’altra parte. Altrove, che nel Lodigiano di logistiche e centri commerciali, e nemmeno nell’abitato di Castiraga Vidardo, poco lontano dal dibattuto inceneritore Ecowatt a rischio ampliamento, in quella vecchia pianura che neanche l’agricoltura ha risparmiato da una produzione intensiva e ben poco naturale.

Diversa da quella che invece pare concretizzarsi in quest’ansa del fiume, dove la Comunità di recupero di Peppo Castelvecchio ha saputo mettere in piedi con poco più di due ettari di terra, da un orticello di pomodori di una decina di anni fa, un progetto di valore, nel nome di “terra, pane e pace” alla vigilia del decennale di un sistema (2015/2025) che pare realizzare appieno i tasselli di una vera economia sostenibile.
È proprio in una giornata d’apertura a metà giugno allora che la Cooperativa Sociale in Monte Oliveto ci illustra la continuità dei suoi nuovi progetti e con “Ancora un passo - Verso impatto zero 2.0” ci mostra come da una produzione a chilometro zero, dai frutti della terra e dall’allevamento di galline e apicoltura di questi ultimi anni, con al centro la persona e il suo sostentamento, ci si evolva verso l’efficientamento energetico di mezzi e strutture, per il lavoro e la quotidianità.

Una produzione per sfamare è funzionale alla pace – ci spiega Peppo Castelvecchio - che esiste quando l’uomo ha ciò di cui ha bisogno e realizza i propri talenti: si traduce così la vocazione agricola di Monte Oliveto e gli orti, con la loro produzione di aglio, cipolle, patate, finocchi, zucchine, melanzane, peperoni, pomodori, datterini e da passata, le zucche e le verze dell’inverno e le composte di fragole, arance, mandarini, nonché le uova di 250 galline ovaiole e il miele d’apicoltura da circa una trentina di arnie, realizzano quanto giunge oggi ai Gruppi di Acquisto Popolare di Lodi, per i mercati lodigiani a prezzi popolari e dando seguito anche a borse lavoro per tirocini d’inclusione lavorativi, il senso della vita nel mettere a disposizione qualcosa per gli altri e i mezzi per il benessere della comunità.

E così, tra le novità (progetto in collaborazione con AgriCulture Sociali 3.0) la messa a dimora lo scorso autunno anche di piante aromatiche e officinali, in quattordici prose da dieci metri per un metro e mezzo, per una dozzina di aromi da essiccare in preparati per la cucina, sale aromatizzato o erbe miste: essenze gastronomiche, tra maggiorana, salvia, origano, timo, santoreggia, rosmarino, erba cedrina, melissa, menta glaciale e bergamotto, citrosella e ortica, per una ricchezza di odori, profumi e biodiversità in connubio con gli stessi alveari per la produzione del miele, in questi mesi estivi trasferiti pure a Pontremoli per altre varietà mellifere.
Un circuito di auto-finanziamento e sussistenza, che non sarebbe completo se a ciò non si aggiungesse anche la possibilità di rendersi autosufficienti dal punto di vista energetico: è l’altro “passo”, di cui l’attuale integrazione del progetto che, con il contributo della Fondazione Comunitaria della Provincia di Lodi e Cariplo, si innesta sui lavori del bonus-facciata, per garantire l’isolamento termico delle strutture abitative e ampliare l’impianto fotovoltaico, a garanzia di un buon sostegno sui consumi di energia elettrica, con quella solare. Con ciò, un incremento di 40 kw collegato anche a una rete di batterie per mezzi elettrici e tre pompe di calore, senza uso di metano e per una con-sistente conversione all’elettrico, appunto, verso un autentico impatto zero.




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