Il Ponte di Sant'Angelo Lodigiano Foglio d'informazione locale

“Il Delmati è un ospedale ricco e vogliamo farlo crescere”

A cinquant’anni dall’inaugurazione dell’ospedale,
parla il nuovo direttore generale della Asst di Lodi Guido Grignaffini

di Lorenzo Rinaldi

Il 2 giugno 1974 veniva inaugurato il nuovo ospedale Delmati. Oggi, a cinquant’anni di distanza, qual è il ruolo di questo presidio sanitario all’interno del contesto dei quattro ospedali della provincia di Lodi?
“L’ospedale di Sant’Angelo ha una forte vocazione territoriale – risponde Guido Grignaffini, direttore generale della Asst della provincia di Lodi -: vocazione che vogliamo ulteriormente consolidare salvaguardando le sue strutture di degenza riabilitativa, la risposta sanitaria per acuti (mi riferisco alla Geriatria e alle Malattie Infettive) e per i sub acuti e sviluppando la sua offerta ambulatoriale.
Teniamo in modo speciale alla mission del Delmati che si sostanzia mettendo al centro il paziente anziano, il malato fragile e cronico.
Proprio la riabilitazione e l’Ospedale di Comunità che insiste presso il Presidio di Sant’Angelo tendono a facilitare il passaggio di questo paziente, dalla fase più acuta della sua malattia in ospedale al territorio, anche grazie allo sviluppo del percorso delle dimissioni protette e della COT (Centrale Operativa Territoriale) che si occupa proprio di queste transizioni oltre ai diversi setting di cura tra cui quelli domiciliari.
Di più: vogliamo valorizzare molto il rapporto fra medici di medicina generale e Ospedale di Comunità.
Anche l’area ambulatoriale risponde alle attese del territorio con una offerta completa e specialistica che interessa, in particolare, le principali patologie croniche, ma anche con alcune peculiarità davvero interessanti come l’ambulatorio per i disturbi del sonno.
Il Delmati, lo voglio sottolineare, è un ospedale ricco che vogliamo ancora far crescere perché parte integrante significativa dell’attività strategica di tutta la ASST di Lodi”.

Si ha la sensazione che i cittadini fatichino a comprendere a pieno le funzionalità della Casa di comunità realizzata all’interno del Delmati. Forse perché i servizi previsti non sono ancora stati tutti implementati? Come dobbiamo considerare questa struttura?
“All’interno della Casa di Comunità del Delmati sono previsti tutti i servizi così come indicato dalla normativa nazionale. Ciò nondimeno, da quando ci siamo insediati, abbiamo voluto rinnovare l’impostazione ed il ruolo di alcuni servizi chiave: il PUA (Punto Unico di accesso), il profilo dell’Infermiere di famiglia, l’offerta specialistica ambulatoriale. Occorre fare di più per promuovere i nuovi contenuti che stiamo sviluppando all’interno dell’Ospedale, ma anche fra i medici di famiglia, gli assistenti sociali dei comuni ad esempio, ma soprattutto fra i cittadini.
Prendiamo il PUA: da aprile di quest’anno non è più soltanto un punto di informazione e di orientamento, ma un servizio di vera e propria presa in carico del paziente fragile con una funzione di accompagnamento all’interno della rete dei servizi sociali e sociosanitari e una valutazione complessiva di tutti i suoi bisogni.
Stiamo, inoltre, predisponendo (saranno avviati con il prossimo ottobre) percorsi dedicati per pazienti cronici che si sono riacutizzati o scompensati, rafforzando il rapporto tra medico di medicina generale e specialista.
Insomma la Casa di Comunità sta cambiando pelle e questi cambiamenti devono essere maggiormente conosciuti. Da questo punto di vista c’è un confronto costante, una collaborazione sistematica con i medici sul territorio, con i Sindaci, l’Ufficio di Piano”.

Uno dei problemi principali riguarda medici di famiglia e pediatri, le cui competenze sono passate a ASST. La situazione è critica in tutta Italia, cosa può dire a riguardo dell’area del santangiolino?
(Risponde il Direttore Socio Sanitario Silvana Cirincione).
“La situazione non è semplice ma tuttavia, in questo momento, la realtà del santangiolino non presenta particolari criticità. Sul territorio dell’ambito a cui afferiscono i Comuni di Sant’Angelo Lodigiano, Borghetto Lodigiano, Borgo San Giuliano, Castiraga Vidardo, Graffignana, San Colombano al Lambro, Salerano sul Lambro, Valera Fratta, Marudo, Pieve Fissiraga opera un congruo numero di medici che hanno disponibilità ad accettare nuovi assistiti.
Va detto, però, che il turn over di medici è in continua evoluzione e quindi gli equilibri possono modificarsi nel tempo.
A breve un medico di famiglia di questo ambito andrà in pensione: i suoi assistiti possono però trovare posto presso i medici operanti sul territorio anche grazie ad un aumento del massimale autorizzato a due colleghi.
Sul fronte dei pediatri di libera scelta, sempre al momento, non sussistono problemi”.

Nel 2025 sono in arrivo nuovi investimenti al Delmati per la prevenzione incendi. Di cosa si tratta?
“Diversi i finanziamenti e, di conseguenza, i cantieri per interventi di miglioramento sul Delmati. Innanzitutto quelli previsti dal PNRR per la Casa di Comunità e l’Ospedale di Comunità: rispettivamente 1 milione e seicentomila e 1 milione e cinquecentomila euro.
Finanziamenti regionali (circa 1 milione e 500.000 euro) sono destinati al contempo per opere essenzialmente impiantistiche relative al sistema anti incendio dell’ospedale.
Una cifra analoga, resa disponibile da Regione Lombardia, è destinata invece a interventi per l’efficientamento energetico di tutto il presidio ospedaliero”.

È stato da poco aperto il nuovo Cup. Siete soddisfatti delle migliorie? È un servizio molto utilizzato?
“È qualcosa di più di un centro unico di prenotazione. È semmai una nuova porta di accesso alla Casa di Comunità e al Poliambulatorio, vogliamo creare un percorso nuovo dedicato ai pazienti esterni. Altro sarà il percorso per accedere all’area degenza dell’ospedale. Abbiamo operato per tenere distinti i flussi di ingresso al Delmati.
Con la ristrutturazione, il front office è stato completamente rinnovato e riorganizzato per funzioni. Qui si farà informazione e orientamento del paziente, oltre a consentire la prenotazione delle visite specialistiche, l’accettazione e il pagamento del ticket.
Vale la pena segnalare un’ulteriore novità che conferma l’attenzione dell’ASST nei confronti del territorio e dei suoi cittadini: l’ampliamento e la riqualificazione del punto prelievi (a cui si accede – occorre ricordarlo – senza prenotazione). Il servizio sarà potenziato, nel corso del mese di ottobre, con una apertura anche il sabato, quindi con una copertura che passerà da 5 a 6 giorni alla settimana”.

I sindacati Usb hanno denunciato la carenza di personale in sub acuti e geriatria. Qual è la situazione?
“In termini di standard e di requisiti di accreditamento i reparti sub acuti e geriatria sono in linea con quanto stabilito da Regione Lombardia.
Direi piuttosto che nelle ultime settimane ci siamo confrontati con il personale per comprendere particolari ed eventuali situazioni di insofferenza. Partendo da ciò, stiamo lavorando e riflettendo sull’appropriatezza dei ricoveri e l’effettiva complessità di cura e assistenziale dei pazienti. Quindi, francamente, e nella fattispecie, non parlerei di carenza di personale”.

C’è un tema generale di invecchiamento della popolazione e di malattie croniche. Quale ruolo può avere l’ospedale Delmati a riguardo?
“Fondamentale per diversi aspetti. Nei nostri reparti, in particolare sub acuti e riabilitazione, l’età dei pazienti è decisamente alta, supera cioè i 70 anni. Analoga età media la registriamo nei reparti di medicina, per cui è decisiva per ASST Lodi la dotazione di letti riabilitativi che accompagnino il passaggio del paziente dalla fase acuta alla dimissione. Un paziente grande adulto (over 75 o 80) dopo 5 o 6 giorni di degenza per acuti difficilmente lo puoi dimettere serenamente a domicilio.
Il ruolo del Delmati, a questo proposito, è decisivo.
Stiamo pensando, altresì, ad impegnare nei reparti nuove figure professionali: la presenza del fisioterapista o del terapista occupazionale che aiutano a recuperare le competenze della vita quotidiana del paziente anziano potrebbe rappresentare un grande valore aggiunto durante il periodo di ricovero.
Segnalo, comunque, che l’Ospedale di Comunità ha già nel proprio staff la figura del fisioterapista, sebbene non previsto dagli standard”.




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