A Sant’Angelo Lodigiano, alle elezioni comunali dell’8 e 9 giugno 2024, per eleggere il Sindaco ed il nuovo Consiglio Comunale ha votato solo il 60,04% degli aventi diritto. Non che nel resto d’Italia le cose siano andate meglio, ma se anche a Sant’Angelo, dove in anni passati si sono registrate affluenze superiori al 90%, la disaffezione al voto diventa così marcata, allora ci deve essere un problema, se non di menefreghismo, almeno di scarso senso civico e di disaffezione democratica.
Molte decine di anni fa, tra i santangiolini circolava un modo di pensare a dir poco disfattista, se non autolesionista: capitava infatti di sentire qualcuno sentenziare che “la ròba del Cumön l’è ròba de nisön”.
Niente di più errato e falso! Il patrimonio comunale e, insieme a questo, tutte le opere, i servizi e le assistenze che il Comune mantiene, costruisce, eroga e garantisce, non solo sono di tutti (perché paghiamo le tasse che finanziano le attività comunali), ma vanno, o dovrebbero andare, a vantaggio di tutti, in proporzione ai bisogni ed alle necessità.
Detto questo, nella testa dei cittadini permane un altro pensiero, che sembrerebbe metterli al riparo da ogni responsabilità e necessità di impegno: se la città è invasa dall’immondizia, se le vie sono infestate dalla sosta selvaggia, se le pavimentazioni stradali sono ammalorate, se alcuni edifici pubblici sono abbandonati a se stessi (ed a volte parzialmente pericolanti) “tùca al Cumön” porre rimedio a tutte queste situazioni di degrado e di pericolo.
Verissimo! Il potere di intervenire, per porre rimedio alle situazioni di degrado o di disordine a cui abbiamo accennato sopra, è e resta totalmente in capo all’Amministrazione Comunale, ma ci sono almeno un paio di cose che i semplici cittadini possono (perché ne hanno diritto) e devono fare (perché è dovere civico) per contribuire ad alleviare prima e, possibilmente, risolvere poi quelle situazioni negative che conducono all’incremento dei comportamenti incivili ed alimentano il degrado sociale e materiale dell’intera comunità.
Diversi cittadini di Sant’Angelo hanno “osato” scrivere ai Sindaci o alle Giunte delle Amministrazioni Comunali che hanno preceduto quella attuale appena eletta, per segnalare situazioni irregolari o di degrado: per l’abbandono di rifiuti, per schiamazzi notturni, per vandalismi e così via. Ma queste proteste sono rimaste riservate al rapporto “Singolo Cittadino-Amministrazione Comunale”, non sono state rese note e, tanto meno, sono state condivise con altri e più numerosi cittadini. Se invece le segnalazioni vengono raccolte e sottoscritte da un considerevole numero di santangiolini, allora è più probabile che le irregolarità segnalate o il mancato rispetto delle regole di convivenza civile trovino risposta concreta da parte di chi amministra ed ha, quindi, il dovere di rendere conto non solo ai cittadini che lo hanno eletto, ma a tutta la collettività. Anche per mantenere il consenso in occasione delle future elezioni.
Il PONTE farà volentieri da tramite e da collettore di proposte e adesioni per le attività di segnalazione promosse dai cittadini, ma, insieme al PONTE e con strumenti diversi, potranno attivarsi altri organismi o associazioni attente al decoro, alla legalità ed alla qualità della vita della comunità in cui operano.
È così che si possono concretizzare comportamenti e scelte che rendono reale ed efficace il concetto di DEMOCRAZIA.
È con l’attenzione alla vita quotidiana della città in cui viviamo. È con la partecipazione attiva ad iniziative che possono migliorare e mantenere la qualità della vita civile nel luogo dove abitiamo e lavoriamo. È segnalando apertamente a chi ci amministra tutto quello che è in contrasto con le regole che governano i comportamenti civili. È così che si difende e si mantiene la DEMOCRAZIA.
Poi, una volta ogni cinque anni, si va a votare. Si DEVE andare a votare, per poter segnalare a chi ha appena terminato il suo mandato di Pubblico Amministratore se ha fatto o no quello che aveva promesso in campagna elettorale ed anche se ha risposto o no concretamente alle richieste che i cittadini gli hanno rivolto durante l’arco del mandato amministrativo.
Perché “la ròba del Cumön l’è no de nisön, ma l’è de tǜti”. È roba nostra ed allora tocca anche a noi farci sentire e contribuire al buon andamento dell’amministrazione. Il NON VOTO invece è una dichiarazione di impotenza, di passività e di rinuncia a difendere i nostri interessi comuni.