Le immagini che mostrano la sede dell’Istituto sperimentale di cerealicoltura di Sant’Angelo Lodigiano (da tutti conosciuto come la “Genetica”) in totale stato di abbandono e disfacimento sono un pugno nello stomaco di molti, che in tanti decenni di attività gloriosa hanno visto quanto di buono ha prodotto questo ente, con risultati di ricerca che hanno addirittura oltrepassato i confini nazionali. Oggi la struttura di via Roberto Forlani (non a caso dedicata a un ricercatore e primo direttore della struttura!), già via del Mulino, versa in condizioni pietose: chiusa dal 2019, è stata oggetto evidentemente di numerose incursioni, vittima di furti e vandalismi. Uno scempio. Il tutto nel centro di Sant’Angelo.
Non è questo il momento di attribuire responsabilità - e queste vicende, che sono legate anche ai Ministeri romani, alle strutture pubbliche di ricerca e a decisioni prese lontano da Sant’Angelo, sono sempre complesse -, tuttavia non possiamo esimerci dal reclamare un cambio di passo, perché se non è possibile riportate le lancette dell’orologio a un minuto prima che si interrompesse l’attività di ricerca agricola alla “Genetica” di Sant’Angelo, almeno si intervenga per avere decoro e sicurezza. L’appello è rivolto anche al Comune di Sant’Angelo, ai suoi amministratori - nuovo sindaco in testa -, all’intero consiglio comunale e anche a quanti siedono tra i banchi delle opposizioni: chi non sa di cosa stiamo parlando studi, si applichi, legga, si attivi immediatamente, ma non dica: non sapevo, non tocca a me, non è un immobile comunale!
È davvero triste pensare che Sant’Angelo Lodigiano aveva un patrimonio di caratura nazionale e che questo è andato disperso, in pochi anni, nel silenzio quasi totale, se si esclude qualche articolo di giornale e qualche voce lodevole che si è battuta, purtroppo isolata. Sono righe amare quelle che scriviamo, ma lo facciamo con il cuore in mano: come si è potuti arrivare a questo?
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Un po’ di storia forse potrà aiutare a capire cosa abbiamo perso…
“La Genetica” di Sant’Angelo Lodigiano, grazie alla donazione della contessa Lydia Caprara Bolognini, nasce nel 1933 contemporaneamente all’istituzione della Fondazione Bolognini. Viene denominata “Stazione Fitotecnica dell’Istituto Nazionale di Genetica per la Cerealicoltura di Roma” (Ente di sperimentazione del Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste), con il compito di attuare sperimentazione in campo agricolo, ed in particolare nel settore cerealicolo, come stabilito dallo Statuto della Fondazione.
La prima riforma
Nel 1967, con il Decreto del presidente della Repubblica di riforma degli Enti di sperimentazione agraria del MAF, la Stazione cambia denominazione diventando “Sezione operativa periferica dell’Istituto Sperimentale per la Cerealicoltura di Roma”. Con un successivo DPR la Fondazione e la Stazione assumono una loro indipendenza, pur mantenendo la stessa direzione e lo stesso Consiglio di Amministrazione.
La riforma del 1999
Nel 1999 una nuova riforma porta al raggruppamento dei 22 Istituti di sperimentazione agraria del MAF in un unico ente: il Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura (CRA). Con tale riforma vengono creati 7 centri di ricerca tra i quali il Centro di ricerca per la Cerea-
licoltura, con sede a Foggia, comprendente anche la sezione santangiolina che assume la denominazione di “Unità di ricerca per la selezione dei cereali e la valorizzazione delle varietà vegetali”.
Nasce il Crea
Nel 2015 il CRA, nell’ambito di una nuova riorganizzazione, ingloba altri Istituti di ricerca e si trasforma in Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’analisi dell’Economia agraria (CREA); nel 2017 una nuova riforma decreta la fine della mission di ricerca cerealicola dell’Unità di ricerca santangiolina e l’inglobamento della struttura nel Centro di ricerca per la Zootecnia e l’Acquacoltura di Lodi.
A seguito di tale decisione sono state più volte intraprese iniziative volte a chiedere una revisione della riforma e la riammissione dell’Unità di ricerca di Sant’Angelo al Centro di ricerca per la Cerealicoltura, dove sono già allocate l’Unità di ricerca per la maiscoltura di Bergamo, l’Unità di ricerca per la risicoltura di Vercelli ed il Laboratorio di granicoltura di Acireale.
Una eccellenza del nostro territorio
Per confermare l’eccellenza basterebbe ricordare che dalla “Genetica” santangiolina sono uscite oltre 1000 pubblicazioni scientifiche (moltissime su riviste internazionali e spesso citate nelle bibliografie di importanti pubblicazioni scientifiche del settore, comprese quelle del primo direttore Roberto Forlani, scritte negli anni ’40), oltre alla creazione di nuove varietà, di tecniche innovative di coltivazione e, soprattutto, della valorizzazione degli aspetti qualitativi, nutrizionali ed igienico-sanitari della produzione nazionale di frumento tenero e duro, oltre che di cereali minori.