L’Avis di Sant’Angelo non fa cifra tonda in quest’anniversario, ma alla tradizionale Giornata del Donatore nell’ultima domenica di ottobre, rinnova le consuete celebrazioni al traguardo dei settantadue anni, per una Sezione locale sempre viva e sentita nel suo operato: nel nostro contesto, sul territorio e di riflesso, fino alla scala nazionale di un servizio importante in tempi difficili, tra criticità del sistema sanitario e invecchiamento della popolazione.
L’Associazione allora omaggia ancora il suo grazie ai donatori, che ne rendono possibile la solida continuità in tutti questi anni, tra consolidate necessità e i cambiamenti veloci dell’ultimo periodo. La tradizione si reitera così nuovamente al Corteo, dal Monumento Avis nei pressi della Sede in viale Partigiani, alla Basilica per la Santa Messa, fino al conferimento delle benemerenze nella Sala Teatro dell’Oratorio S. Luigi, momento nodale di un bilancio a fronte di cittadinanza e autorità, e punto d’incontro celebrativo alle soglie di un fine d’anno sociale, così come per le prospettive verso il futuro.
Li accoglie perciò in loco don Nicola Fraschini, nel nome della donazione e del servizio reso, quindi il sindaco Cristiano De Vecchi, coi personali saluti istituzionali e l’obiettivo di una sala civica che possa ospitare prossimamente eventi come questo, quanto di investire in importanti manovre di bilancio nel terzo settore. Nel ricordo più recente poi, l’omaggio ai presidenti emeriti Ornella Grecchi e Pier Raffaele Savaré, e alla memoria degli avisini che non ci sono più, ripresa dal presidente Silvio Bosoni al tavolo dei relatori, con Monica Fiorentin dell’Avis provinciale di Lodi e col direttore sanitario, dott. Valerio Migliorini.
E proprio nelle parole di Bosoni, oltre al ringraziamento alle associazioni “consorelle” (con Graffignana e Valera al quarantesimo di fondazione) l’elogio associativo dei numeri per essere ricordati, quanto i pensieri non facili di un tempo per rimettersi in gioco, nell’esigenza di una continuità donazionale: nel mentre che si perdono i vecchi donatori, che si possa arrivare coi nuovi a compensare le mancanze per gli ammalati. Per cui siano i premiati altrettanto orgogliosi del traguardo raggiunto – dice Bosoni - come i membri del Consiglio direttivo per il lavoro svolto, che qualifica l’Avis e mette al centro i donatori. L’occasione per ricordare l’iniziativa di un primo Seminario medico a dicembre (di cui pubblichiamo locandina) nel nome di Pier Raffaele Savaré e l’invito a partecipare a febbraio al rinnovo del Consiglio direttivo. Quando la parola passa nella voce della Fiorentin (a condurre è il vicepresidente dell’Avis di Sant’Angelo, Mauro Cremascoli) anche dagli organi provinciali la conferma delle necessità di un ricambio generazionale, quanto la testimonianza di una partecipazione coadiuvata dal contesto santangiolino, che evita il calo dell’indice donazionale e rinnova il grazie ai molti premiati.
La speranza – dice Fiorentin – quella di un passaggio di testimone anche in ambito amministrativo, per una migliore funzionalità ai livelli superiori. Precede il lungo elenco dei premiati il discorso del dott. Migliorini, nel ruolo che fa seguito al dott. Altrocchi, accogliendo la presenza dei donatori come presenza di una cultura del dono: in prestito le parole del Papa, per cui lasciare la Terra migliore parte proprio dal dare gratuitamente qualcosa di sé. Un appunto, quello che ci viene dai quotidiani che attestano raccolte ottimali di sangue intero nell’anno 2023, ma non ancora autosufficienti per il plasma. Alcuni dati del report di Migliorini rinfrancano rispetto ad un ultimo decennio scevro da infezioni post – donazionali, e una generale indipendenza rispetto ad un mercato internazionale che non segue le nostre stesse regole, a garanzia di una sicurezza che parte dall’idoneità per esami alla donazione. Tra i migliori auspici, che la cultura del dono possa divenire essa stessa argomento di Educazione civica nelle scuole. Con un augurio: viva l’Avis e Buona Avis, a partire dai giovani!