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ANNO 5- N.5 (Versione web - anno 2 n.5) NUOVA SERIE NOVEMBRE
2001
2001 anno internazionale del
volontariato
"Africa Chiama"
La storia di Africa Chiama è profondamente
legata alla realtà missionaria, alla figura di padre Giovanni
Malinverni e al Burkina Faso. Nella storica
sede dell'associazione, tra maschere, abiti e oggetti dell'artigianato
africano, ne parliamo con due dei volontari più attivi: Gaetano
Meazza e Sante Maietti. Il gruppo è
nato a cavallo tra il 1968 e il 1969 per rispondere alle necessità
e ai bisogni della missione di padre Giovanni Malinverni.
Il suo grande amico Don Mario Ciceri, sacerdote in quegli anni a
S.Angelo rappresentò il fulcro attorno al quale sorse Africa
Chiama. Un grande impulso alla formazione di un gruppo di volontari,
inizialmente una decina, a favore delle missioni venne anche dal
parroco Don Antonio Gaboardi.
"Nel 1971 una delegazione di sette persone
compì un primo viaggio esplorativo nella missione di padre
Malinverni a Manga, sede di una provincia dell'allora Alto Volta.
Del gruppo che si recò in Africa facevano parte anche Don
Mario Ciceri e il sindaco del tempo Gino Pasetti. Scopo del viaggio
era rendersi conto delle difficoltà, delle necessità
e dei bisogni che l'impianto missionario richiedeva. Soprattutto
era necessaria la costruzione di pozzi per fornire acqua alle popolazioni
locali."
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I pozzi vennero costruiti....
" Nel 1972 scesero in Alto Volta i primi volontari.
Del gruppo assieme a don Ciceri fecero parte i fondatori dell'associazione:
Sante Maietti, Piero Marinoni, Mario Cerri, Luigi Albertini e Giuseppe
ed Ernestina Malinverni, fratello e sorella del padre missionario.
Con loro arrivò a Manga anche una trivella perforatrice acquistata
dall'AGIP e Alcide Marchini un tecnico messo a disposizione dall'azienda.
Il primo pozzo per l'acqua venne quindi realizzato.
Intanto a S.Angelo i volontari del gruppo
che nel frattempo aveva assunto la denominazione ufficiale di Africa
Chiama iniziavano la raccolta della carta destinata al macero per
autofinanziarsi. Ebbe inizio anche l'opera che tuttora prosegue
di sensibilizzazione dei santangiolini alle problematiche dei paesi
del terzo mondo".
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Gli anni successivi?
" Nel 1975 una delegazione di 35 persone, con
componenti anche di Lodi e Paullo, raggiunse Manga per il gemellaggio
tra la città africana e S.Angelo. Immediatamente
l'anno dopo, nel 1976, padre Malinverni fu trasferito a Toicè
per fondare una nuova parrocchia. Questa si estendeva per un territorio
grande quasi come la provincia di Lodi, dove la presenza di cristiani
era quasi nulla. Alla ricerca di nuovi proseliti, si erano insediate
anche una missione dei Testimoni di Geova e degli Evangelisti. Africa
Chiama lasciò quindi Manga per seguire padre Malinverni nella
realizzazione della parrocchia di Toicè. I volontari costruirono
anno per anno gli uffici parrocchiali, un centro sociale e la chiesa.
Dedicata a S.Francesca Cabrini, venne iniziata nell'ottantadue e
inaugurata cinque anni dopo nell'ottantasette".
In quell'anno padre Malinverni
tornò in Italia. Africa Chiama rimase a Toicè?
" Padre Malinverni morì
in Italia nell'ottantotto, la missione di Toicè contiunuò
guidata dai padri bianchi. Dal 1992, dopo la loro partenza, la parrocchia
di Toicè è stata affidata ai sacerdoti burkinabè,
cioè dell'attuale Burkina Faso.
Nonostante il cambio del nome dello stato
e di chi guidava la parrocchia, Africa Chiama è rimasta in
Africa, nella missione fondata da padre Malinverni".
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Quali sono le difficoltà
che voi volontari incontrate operando in Africa?
"Rispetto ad altri paesi
del continente il Burkina Faso è sempre stato politicamente
abbastanza stabile. Certo, la corruzione della polizia e dei
funzionari statali è largamente diffusa, tanto che talvolta
per sdoganare container umanitari bisogna pagare tangenti. Tuttavia
aldilà di qualche colpo di stato , certo non democratico,
il Burkina non ha mai sperimentato il dramma della guerra civile
e dei conflitti etnici. Questa situazione ci ha facilitato di
molto il lavoro -spiega Meazza-.
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Difficoltà ne abbiamo incontrate per le differenze
culturali – prosegue poi Sante Maietti- , per quel che riguarda le loro
credenze e tradizioni . Ad esempio nelle zone rurali, quando muore un
bambino, è ancora molto radicata l' usanza di allontanare un'anziana
dal villaggio con l'accusa di avergli mangiato l'anima. Ed ancora, la
poligamia è diffusissima, alcuni capotribù hanno anche più
di dieci mogli".
Concretamente qual'è l'opera di Africa Chiama. In quali realtà
siete presenti?
"Ci sono due binari d'azione-secondo
Meazza-, il primo è legato all'evangelizzazione, il secondo sono
le opere di promozione umana. In pratica abbiamo costruito oltre cinquanta
pozzi per l'acqua, una diga per l'irrigazione dei campi, inviamo aiuti
umanitari nei periodi di crisi alimentare, soprattutto nei mesi in cui
non piove, da Ottobre a Maggio.
Importante è pure la costruzione delle Chiese
di Brousse( chiese di campagna)-continua Maietti-che rappresentano l'unico
edificio pubblico dei villaggi. Tutti le possono usare. E' li ad esempio
che il piccolo naba, il capotribù, convoca le riunioni di famiglia.
Non bisogna dimenticare l'impegno che Africa Chiama
riserva all'istruzione. In un paese dove solo l'undici per cento dei bambini
vanno a scuola, noi costruiamo centri per l' alfabetizzazione, la formazione
professionale, ma anche l'economia domestica e insegnamo alle donne le
più elementari norme igieniche e sanitarie.
Oltre a Toicè, dove si esprime
il nostro sforzo maggiore, sosteniamo anche altre missioni. Oltre ad aiutare
il lebbrosario di fratel Vincenzo sempre in Burkina a Ougadogouo, siamo
impegnati anche con la missione di padre Daniele Cambielli in Indonesia,
padre Angelo Daccò in Burundi, le suore del Carmelo in Camerun
. E poi sosteniamo la missione di don Ferdinando Bravi in Guatemala e
a Daloà in Costa d'Avorio Don Luca Maisano, per anni sacerdote
all'oratorio S.Luigi che gestisce una missione con la santangiolina Francesca
Vecchietti".
Per finire, "Africa Chiama"
ieri, "Africa Chiama" oggi. Cosa è cambiato?
"Attualmente cooperiamo molto
di più con le popolazioni che aiutiamo. Se prima il rapporto
era quasi esclusivamente tra noi e il missionario, oggi i problemi
li discutiamo di più con la gente. Ogni anno un nostro gruppo
va a Toicè per seguire i lavori. Se una volta erano i volontari
a fare tutto, ora anche i giovani locali hanno imparato diverse
professioni.
Attualmente Africa Chiama è
composta da venti volontari, impegnati attivamente, e oltre cento
soci che ci aiutano finanziariamente.
Unico rammarico è quello
relativo alla raccolta di carta, attività che dalla fondazione
non si è mai interrotta, e che oggi a causa dei pochi volontari
e della svalutazione del materiale presso le cartiere , ha visto
scendere la raccolta da seimila a duemila quintali l'anno. E ne
risente anche il paese dal punto dio vista ecologico".
Terminata l'intervista i due volontari si
lasciano andare ai racconti di mille curiosità legate all'Africa,
alle sue tradizioni e del suo carattere ospitale e generoso. Un
territorio certo non ricco economicamente, ma assai carico d'umanità
e riconoscenza.
Lorenzo Rinaldi
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