LAMBRO E OSPEDALE
Ancora in alto mare
Siamo consapevoli che gravi
problemi internazionali, quali la guerra in Afghanistan, il
terrorismo globale, la questione Palestinese…. catalizzano,
giustamente, l’attenzione dell’opinione pubblica.
Ci sembra però giusto richiamare
per un momento l’attenzione anche su alcuni problemi locali
che da anni toccano la nostra comunità e che, di recente,
si sono nuovamente e drammaticamente riacutizzati.
La prima questione rilevante, ritornata
in questi giorni ripetutamente sulle prime pagine della stampa
locale, è la questione LAMBRO. Da una parte, ha destato
un giustificato allarme la recente vistosa ricomparsa di schiume
sulla superficie del fiume, dall’altra, non minore preoccupazione
ha creato la notizia della sospensione dell’appalto, già
aggiudicato ad un’impresa spagnola, per i lavori di costruzione
del depuratore di Milano Sud, che rappresentano la premessa
imprescindibile per qualsiasi intervento di bonifica e di
recupero del nostro fiume.
Come si sa già da tempo, il Lodigiano
detiene un triste primato nazionale per alcune forme di malattie
degenerative che trovano possibile origine nel degrado ambientale:
di qui l’importanza e l’urgenza di intraprendere il più
presto possibile azioni incisive per avviare l’opera di bonifica
da ogni parte auspicata.
L’altra questione che è stata
anche di recente al centro dell’attenzione dei cittadini è
stata quella dell’Ospedale "Delmati". Dall’ultima
assemblea cittadina (di cui riferiamo in altra parte di questo
foglio) e dalle notizie di stampa che si sono susseguite anche
di recente, emergono indicazioni particolarmente inquietanti
sul destino del nostro ospedale: si parla infatti di possibile
chiusura dei due ospedali lodigiani di Sant’Angelo e di Casalpusterlengo,
come conseguenza della separazione gestionale dell’amministrazione
ospedaliera (affidata all’AOL) da quella sanitaria (che resta
all’ASL) che dovrebbe entrare in vigore, dal prossimo anno,
in tutta la Regione Lombardia.
A questo proposito le indicazioni appaiono
contraddittorie ma sembra prevalere la linea del rinvio di
due o tre anni di tale separazione, almeno per ciò
che riguarda la particolare situazione del Lodigiano.
L’impressione che se ne ricava, purtroppo,
è che la nostra struttura sia destinata a chiudere
(almeno per ciò che si può desumere dalla stampo
locale): il problema attualmente sul tappeto riguarderebbe
soltanto i tempi e non l’esito finale della decisione, che
sarebbe ormai assodato.
Certo ci sembra assai difficile (oltre
che irragionevole) che una delle migliori strutture ospedaliere
del territorio debba essere posta fuori servizio. A meno che,
fatti i debiti passaggi e trascorsi i congrui tempi, questa
stessa struttura non passi in altre mani che meglio forse
saprebbero affidarle un ruolo importante nel settore dell’offerta
ospedaliera.
Speriamo di sbagliarci. Ciò non
toglie che, allo stato dei fatti, non siamo a conoscenza di
piani alternativi rispetto a quanto già delineato dalla
Regione.
Il fatto è che trattandosi di
questioni che saranno decise da altri, rispettivamente dal
Comune di Milano per il depuratore e dalla Regione per l’ospedale,
si ha un senso di frustrazione e di impotenza, ma anche di
rabbia. Certo il Consorzio Basso Lambro ha fatto sentire energicamente
la propria voce, ma non è bastato. A proposito dell’ospedale,
invece, molti dubitano che l’Amministrazione in carica abbia
davvero fatto tutto ciò che, a suo tempo, si poteva
fare. Ma a questo punto le dietrologie sarebbero solo un inutile
esercizio polemico. Ciò che abbiamo ora di fronte è
un’Amministrazione comunale ormai quasi alla fine del suo
mandato (le elezioni si terranno nella prossima primavera),
obiettivamente troppo debole per poter avere qualche peso
laddove le decisioni saranno prese. Ma è davvero sconsolante
constatare che saranno altri, più in alto, a decidere
– senza di noi - su problemi così importanti per la
nostra salute, per l’ambiente e per l’avvenire del nostro
paese: con buona pace di tutte le chiacchiere che si sono
fatte su decentramento e partecipazione.
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