Si dava un bel da fare il direttore dott. BELLOLI a spiegare che l’ASL era impegnata al massimo nell’attuare il Piano Strategico che si è data 3 anni fa e che si articola in sei importanti punti: il potenziamento dei servizi territoriali, la riconversione della rete ospedaliera, il potenziamento dei servizi riabilitativi, la dotazione di apparecchi elettromedicali, il rapporto con i centri di ricerca, la carta dei servizi. Ma subito qualcuno (l’on. GIBELLI in testa) si alzava e, reclamando una precisazione in merito, chiedeva cosa ci fosse di vero, al di là degli aspetti di riorganizzazione, in ciò che diceva la stampa a proposito della chiusura degli ospedali di Sant’Angelo e di Casalpusterlengo. Di nuovo il dott. BELLOLI (compito non facile il suo!) riprendeva il filo del discorso per precisare che certe scelte non potevano dipendere dall’ASL, che la Regione Lombardia prevede di ridurre in 3 anni di 5.600 unità il numero dei posti letto e che, quindi, sarebbero potute sopravvivere solo quelle strutture che fossero state in grado di garantire una offerta sanitaria di elevata qualificazione e forte specializzazione e che, perciò, i primi ospedali che chiuderanno saranno quelli non in grado di riqualificarsi e specializzarsi. E la gente presente in sala (poco più di 100 persone, compresi i funzionari dell’ASL, circa 30 secondo l’affermazione del Sindaco) ancora non riusciva a capire se l’ospedale di Sant’Angelo sarebbe rientrato o no fra questi e chiedeva una chiara risposta in merito. E’ a questo punto che il dott. BELLOLI ha dovuto dichiarare con candore di non poter rispondere per tutto ciò che potrà accadere in futuro, ma solo per quello che dipenderà direttamente dalla gestione programmata dall’ASL di Lodi. In altre parole, quando anche nel Lodigiano si sarà costituita l’Azienda Ospedaliera Locale (AOL), toccherà a lei decidere sulla chiusura o sul mantenimento delle strutture ospedaliere e non più all’ASL e, quindi, chi oggi governa l’ASL non può impegnarsi su decisioni che non gli competono. Gira e rigira siamo punto e a capo. L’Assemblea dell’anno scorso aveva richiamato forse più di 300 persone. Quest’anno un centinaio. Ma, come l’anno scorso, anche quest’anno i cittadini se ne sono tornati a casa "tòni ‘me prima", cioè senza essere venuti a sapere nulla di più di quanto gia sapevano: cioè poco e niente. Un anno fa, su questo stesso foglio, eravamo stati fin troppo facili profeti, quando dicevamo che "con queste Assemblee non si ottiene nulla di importante per l’ospedale". Ed allora finiamola di convocare riunioni inutili. Se ci sono risposte certe da dare, basta un comunicato. Dopo di che convochiamo tutte le Assemblee che vogliamo, ma solo per discutere di cose concrete, sulle quali si possa dare un contributo decisivo, evitando invece di dare l’impressione di confondere le idee ai cittadini. Angelo Pozzi |
|||||||||||||||||||||||
.
|
|||||||||||||||||||||||