storia di imprenditori lombardi
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E’ sempre utile, anche per capire meglio la realtà di oggi, fermarsi a riflettere sul passato del nostro paese, sulle vie percorse per essere ciò che oggi siamo e su coloro che in questo lungo tragitto hanno contribuito in modo decisivo a far crescere Sant’Angelo. Ne potremmo trarre spunti significativi per capire meglio da dove veniamo ma potremmo, soprattutto, riscoprire personaggi e famiglie che non sarebbe giusto dimenticare. Una delle famiglie santangioline le cui sorti sono state intimamente legate alle vicende amministrative ed economiche di Sant’Angelo è certamente quella dei Manzoni. Non solo le aziende di questa famiglia hanno per molti anni fortemente contribuito allo sviluppo economico e all’occupazione nel paese, ma quasi tutti i suoi membri maschili sono stati per oltre un secolo attivi amministratori del paese, cui hanno dato anche due sindaci: Angelo e Giancarlo Manzoni, rispettivamente padre e figlio. 1. I fondatori: Angelo e Carlo Manzoni Le origini dei Manzoni, come quelle di molti imprenditori che hanno poi legato il proprio nome al nostro paese nell’’800 e nei primi del ‘900, non sono santangioline. E’ questa una prima osservazione che ci viene di fare riflettendo sulla storia imprenditoriale di Sant’Angelo: la maggior parte degli imprenditori che ai primi del novecento tentò con la propria attività di dare un volto industriale al paese (la cui vocazione rimaneva soprattutto commerciale) erano "forestieri". Basti pensare, oltre ai Manzoni, la cui attività è durata più a lungo, a famiglie imprenditoriali come quelle dei Colombo, milanesi, con il loro setificio nel castello, a cavallo fra i due secoli, i Gallina e i loro amaretti e liquori, melegnanesi , i Morzenti (della bergamasca?) con i loro aratri, per fare i nomi più importanti. Qui naturalmente parliamo dell’origine, perché poi molte di queste e di altre famiglie stabilitesi qui da fuori, sono diventate santangioline a tutti gli effetti contribuendo fattivamente in molti campi allo sviluppo del nostro paese. Tornando ai Manzoni ricordiamo che essi si stabilirono a Sant’Angelo intorno al 1850. I capostipiti del ramo santangiolino furono i fratelli Angelo (1823-1891) e Carlo (1825-1908), figli di Giuseppe e Rosa Casati, commercianti in "ferrarezze", come inizialmente venivano iscritti alla Camera di Commercio. Dall’Archivio Parrocchiale, risulta che essi provenivano da Olate, un paesino nei pressi di Lecco, divenuto oggi uno dei quindici quartieri della città lacustre. Era il villaggio caro ad Alessandro Manzoni, nel quale il grande scrittore immaginò vivesse Lucia, il personaggio femminile dei "Promessi Sposi". Ancora oggi vi si trova "la casa di Lucia", inserita nell’itinerario manzoniano proposto ai turisti che si rechino nel Lecchese. Sembra che i fratelli Manzoni, prima di giungere a Sant’Angelo, avessero cercato fortuna a Lodi, dove però le cose non dovettero andare molto bene, cosicché decisero di venire a stabilirsi nel nostro paese, dove esercitarono la loro attività di negozianti in "ferrarezze". Aprirono il loro primo esercizio nell’ultima casa sulla destra, prima del ponte sul Lambro, per chi guardi verso S.Rocco. Nello stesso edificio stabilirono anche la loro abitazione. Purtroppo non è stato conservato un archivio di famiglia e ciò che sappiamo di loro lo abbiamo ricostruito sulla scorta delle scarne notizie ricavate dall’archivio parrocchiale, da quello comunale e dalla stampa dell’epoca. Desumiamo che dovettero entrambi essere dotati di buone capacità imprenditoriali e di molta voglia di fare. Si inserirono presto nella comunità santangiolina dove trovarono un ambiente assai congeniale alla loro mentalità di ferventi e devoti cattolici, ligi alle pratiche liturgiche e assai reverenti nei confronti di Don Bassano Dedè, al quale proprio sul finire degli anni ’50 dell’’800 fu affidata la Parrocchia di Sant’Angelo. Era quest’ultimo tanto devoto al papa Pio IX e fervente clericale, quanto acerrimo avversario dei liberali di qualsiasi gradazione. Osteggiò l’annessione dello stato pontificio all’Italia e non mancava mai di attaccare dal pulpito, con un’ispirata oratoria, governo e parlamento italiano, tenendo lontano e segnando a vista tutti coloro che in paese simpatizzavano per la causa nazionale, fossero essi preti o laici. D’altra parte era uno dei sacerdoti più colti e ascoltati in Curia e fu confessore ed estimatore della giovane Santa Cabrini che contribuì a formare e a indirizzare verso quella strada che la portò alla santità. I Manzoni furono quindi bene accolti in parrocchia ed in paese, tanto che Angelo, il fratello maggiore, fu eletto consigliere comunale subito dopo l’unità, nel 1860, ricoprendo quella carica fino al 1865. In tale veste, insieme agli altri consiglieri clericali, capitanati dall’ingegner Francesco Rozza, si oppose con fervore al sindaco Raimondo Pandini, di fede laica e mazziniana, di cui concorse a determinare la caduta. Offrì invece tutto il suo appoggio al successore di Pandini, Francesco Cortese, sindaco cattolico, nella cui Giunta svolse anche la funzione di assessore supplente. Angelo Manzoni lo ritroveremo nuovamente in Consiglio comunale negli anni Ottanta dell’’800, dove rimarrà fino alla sua morte, avvenuta nel 1891. Solo dopo questa data troviamo nella stessa carica di consigliere il fratello Carlo che svolgerà tale funzione fino ai primissimi anni del ‘900. Probabilmente questo è anche dovuto al fatto che Angelo non si era sposato ed aveva fors’anche un temperamento più portato a seguire le vicende amministrative del paese. Il fratello minore Carlo trovò invece presto la sua anima gemella a Sant’Angelo, sposando Eurosia Bassi, esponente di una delle famiglie più in vista del paese: segno che i Manzoni, a dieci anni dal loro arrivo, godevano ormai di una condizione agiata ed erano bem inseriti nell’ambiente dei notabili locali, composto dalle famiglie più facoltose e influenti: le medesime che avevano amministrato il paese negli anni dell’occupazione austriaca e che si apprestavano a fare lo stesso dopo l’annessione al Piemonte. Abbiamo poche notizie sugli sviluppi della loro attività commerciale fino ai primi anni ’80. Fino a quella data probabilmente l’attività di imprenditori in senso moderno era rimasta ancora marginale rispetto a quella principale di "negozianti". I loro affari dovevano andare comunque assai bene perché in quel ventennio investirono parecchio nell’acquisto di cascine e terreni e, ancora nel 1893, risultavano fra i maggiori "censiti agrari" di Sant’Angelo. Si erano inoltre messi in affari con i Pelli, commerciando anche in prodotti agrari ed esercitando la lavorazione del legname. Ma è solo negli anni ’80 che essi risultano iscritti alla Camera di commercio non più solo come "negozianti" in ferrarezze, ma anche come "fabbricatori di aratri ed erpici in ferro fuso". Un’attività questa che andò crescendo con gli anni fino a diventare il loro maggiore orgoglio e la loro principale fonte di guadagno.
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