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IL PONTE
avis donatore di sangue
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ANNO 6 - N.3 (Versione web - anno 3 n.3) NUOVA SERIE GIUGNO 2002

avis donatore di sangue

Perché sono un donatore?

Era il 1985 ed ero appena diventato maggiorenne, quando l’allora direttore sanitario della sezione di Sant’Angelo Lodigiano e mio medico di base, dott. Felice Dehò mi disse: perché non diventi donatore?

Accettai subito. L’AVIS non era una novità: in famiglia c’era già mio fratello donatore da qualche anno. Il gesto di dare il proprio sangue sembrava allo stesso tempo semplice ed un po’ eroico; sicuramente era un modo di fare del bene a qualcuno. Non ci furono, quindi, grosse riflessioni sui pro e i contro di quella scelta: la feci solo sulla base dell’entusiasmo.

Dopo la prima donazione seguirono le altre e con il numero delle donazioni crebbe anche la consapevolezza ed il coinvolgimento: frequentando le assemblee dei soci ebbi modo sia di dare fondamento alla mia scelta e sia di conoscere due presupposti della donazione di sangue:

  1. il pressante, costante e a volte urgente bisogno di sangue per fronteggiare malattie croniche acute oppure emergenze catastrofiche; chi è donatore, come chi purtroppo ne ha avuto bisogno, conosce bene la preziosità del sangue a scopo terapeutico, la sua scarsità, la sua insostituibilità e, non da ultimo, l’importanza della sua qualità;
  2. l’associazionismo che nasce per rispondere a quanto detto in modo anonimo, gratuito e continuo; in una parola l’AVIS.

Fu così che oltre alla donazione periodica iniziai ad assumere qualche impegno in più mettendo a disposizione un po’ del mio tempo e delle mie conoscenze.

A quella prima donazione ne sono seguite altre 49 (detto con un certo orgoglio anche se sono poca cosa se confrontate con le 120 di Gaetano Latini) e sono ormai passati diciassette anni; la sezione santangiolina è diventata per me un "covo" di amici con i quali lavorare affinché altri giovani accolgano la proposta di diventare donatore di sangue.

Purtroppo Sant’Angelo non brilla per il rapporto fra popolazione e numero di donatori e a volte, si ha l’impressione che i nostri giovani non conoscano l’importanza del messaggio "avisino".

Spero, comunque, che il mio entusiasmo possa suscitare in qualcuno la curiosità di venire a trovarci in sede: credo proprio che non riuscirà a non innamorarsi dell’AVIS e se anche non dovesse succedere almeno potrà dire: "io ho provato".

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