globalizzazione e fame nel mondo
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IL PONTE
globalizzazione e fame nel mondo
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ANNO 6 - N. 5 (Versione web - anno 3 n.5) NUOVA SERIE NOVEMBRE 2002

Globalizzazione e fame

Una conferenza del direttore di "Civiltà cattolica"
organizzata da "Africa Chiama"

 

Nel ricco calendario di iniziative messe in campo negli ultimi mesi da "Africa Chiama" è stata particolarmente interessante la conferenza tenuta da padre Giampaolo Saldini, direttore di "Civiltà Cattolica". L’iniziativa tenuta presso la sala teatro dell’oratorio S. Luigi ha richiamato un folto pubblico, anche di giovani, che hanno seguito con attenzione i dati e gli argomenti dell’oratore su un argomento così complesso e controverso come quello della globalizzazione. Padre Saldini , economista di formazione, ha evidenziato in particolare le contraddizioni di un mondo globalizzato in cui, nonostante le iniziative degli organismi internazionali per combattere la fame del mondo, il divario tra ricchi e poveri, nord e sud, da 25 anni a questa parte continua ad aumentare. Un indice di questo divario è dato dal fatto che, a fronte dell’enorme numero di affamati nel mondo, nei paesi sviluppati aumentano le malattie del benessere (malattie cardiache, diabete ecc.) e l’obesità. E’ stato calcolato che i costi connessi all’obesità negli USA rappresentano circa il 18% dell’intera spesa sanitaria nazionale:una cifra certamente inferiore a quella spesa per gli aiuti ai paesi in via di sviluppo.

globalizzazione e fame nel mondo

Numerosi e impressionanti i dati statistici forniti dall’oratore anche sulle situazioni future. In cinquant’anno è previsto che la popolazione terrestre raddoppierà raggiungendo i 12 miliardi di abitanti e 9/10 di questi vivranno nei paesi in via di sviluppo con le conseguenze che si possono immaginare. Non è vero, ha detto l’oratore, che la terra non sarà in grado di sfamare questa popolazione: le moderne tecnologie e la cosiddetta "rivoluzione verde" con le innovazioni introdotte nei metodi di coltivazione potranno essere in grado teoricamente di soddisfare il fabbisogno. Paesi come la Cina e l’India, grazie a queste innovazioni sono diventati quasi autosufficienti. Gli aspetti negativi di questa rivoluzione tecnologica sono dati dal fatto che creano nuove dipendenze dei paesi in via di sviluppo da banche e tecnologie controllate dai paesi sviluppati. Il problema rimane quello della distribuzione non equa di queste risorse: tanto è vero che se da una parte vi sono contestazioni agli effetti negativi della globalizzazione dall’altra non si vede che nel campo dell’agricoltura uno dei più grossi problemi sia quello che c’è troppa poca globalizzazione. I paesi in via di sviluppo sono infatti quasi impossibilitati a vendere i loro prodotti agricoli a causa di numerose barriere frapposte nei paesi occidentale, la cui agricoltura viene attivamente sostenuta dagli stati nazionali. Grazie agli aiuti occidentali il numero degli affamati è diminuito, ma il divario di ricchezza continua a crescere.

Difficile – ha ammesso l’oratore – indicare soluzioni ad un problema tanto complesso vi sono però alcune indicazioni che vengono dall’esperienza diretta che si sono dimostrate utili. Puntare ad esempio all’autosufficienza alimentare attraverso lo sviluppo di un’agricoltura locale sarebbe per molti paesi, soprattutto africani, una possibile strada che andrebbe perseguita con maggiore determinazione. Abbattere il debito estero, ma in modo intelligente, aiutando proporzionalmente i paesi in base al loro tasso di "democraticità", dove cioè è possibile controllare la effettiva destinazione degli aiuti; adoperarsi per rimuovere le cause dei conflitti: si è infatti constatato che l’89% degli affamati vivono in paesi in guerra.

Al termine della conferenza sono state davvero tante le domande e gli interventi dei presenti a testimonianza di un interesse non superficiale per il tema che molti si sono augurati venga ripreso con altre iniziative analoghe.

a.m

 

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