Napoleone a milano rivoluzione francese |
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Napoleone a milano rivoluzione francese
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La data di nascita non è certa. L'Agnelli infatti scrive che egli sarebbe nato il 22 marzo 1762 (G.Agnelli, Lodi e il suo territorio, Lodi, 1917). Secondo quanto certificato dal parroco della chiesa milanese di S. Tommaso, alla sua morte, avvenuta nel gennaio del 1826 egli avrebbe avuto 67 anni e perciò doveva essere nato qualche anno prima della data indicata dall'Agnelli. Inoltre nell’elenco dei nati, conservato presso l’Archivio parrocchiale, in quell’anno non risulta alcun nato con il nome di Giovanni Battista Sommariva. Sembra più attendibile la data di nascita indicata da Achille Ferrari, che al famoso Santangiolino ha dedicato nel 1989 un interessante profilo biografico (Un giacobino di S.Angelo alla corte di Napoleone, "Il Cittadino", martedì 23 maggio 1989). Secondo Ferrari il santangiolino sarebbe nato l'11 novembre 1758. In effetti in quell’anno risulta registrato un Giovanni Battista Sommariva, ma la data riportata è quella del 12 dicembre. Ma vi sono altri elementi di complicazione nella determinazione della data di nascita perché la data indicata a margine di un ritratto conservato presso la "Civica raccolta Bertarelli di Milano" il nostro risulterebbe nato nel 1760. Per questa data vi è anche un riscontro nell’archivio parrocchiale, ma sempre dallo stesso archivio un altro Giovanni Battista Sommariva è registrato fra i nati del 1757 (secondo i controlli compiuti da Antonio Saletta, che ringrazio). Come si vede non è ancora possibile dire una parola definita sulla sua data di nascita, almeno fino a quando non si conosceranno i nomi dei genitori e questo dubbio ne porta con sé un altro e cioè se egli sia veramente nato a Sant’Angelo. Su questo punto non ci resta perciò che affidarci alla tradizione e a numerose testimonianze che lo indicano come santangiolino. In quegli anni Sant'Angelo aveva poco più di 5000 abitanti e viveva principalmente di agricoltura e di pesca, con qualche rilevante attività commerciale. La maggioranza della popolazione era poverissima e, in alcuni quartieri, ai limiti della sopravvivenza. La tradizione vuole che Sommariva provenisse da una famiglia di umili origini, e che fosse figlio di un barbiere. Per motivi che ignoriamo pare che fosse entrato nelle grazie dei Bolognini i quali, colpiti probabilmente dall'intelligenza e dalle capacità dell'uomo, lo finanziassero negli studi, consentendogli, di laurearsi in legge a Pavia e di esercitare la professione di avvocato. Lo scrive un colto lodigiano, Giuseppe Bellinzona, in un opuscolo pubblicato nel 1901 (cfr. Lodi attraverso il secolo XIX, Lodi, 1901), notizia riportata anche dall’Agnelli nel suo libro su Lodi e il suo territorio , pubblicato nel 1917. Ma da nessuno dei due autori viene menzionata la fonte. E' perciò difficile dire quanto di leggendario e quanto di veramente storico vi sia in queste "umili origini". Considerato i livelli istituzionali che egli raggiunse e gli uomini che frequentò, appare piuttosto sbalorditivo che egli non avesse avuto alcun retroterra culturale o anche solo economico. Ma il fascino del personaggio, al di là dei suoi meriti o delle sue colpe, consiste anche in questo. Informazioni più dettagliate sono riportate da Achille Ferrari, il quale scrive che "suo padre era un barbiere, famoso giacobino e deportato poi nella fortezza di Patervaradino" e che Giovanni Battista "divenuto avvocato di chiara fama a venti anni fu aggiunto ad una deputazione incaricata di difendere presso l'imperatore Giuseppe II gli interessi della Lombardia. Fu segretario della municipalità di S. Colombano chiamatovi dal padre. "All'epoca dei francesi al comando del generale 27enne Napoleone in terra lodigiana, nel maggio 1796, il Sommariva esercitava l'avvocatura in Lodi, e abitava appunto nel palazzo Sommariva (oggi Ghisi) ". Ma anche qui non viene indicata la fonte di queste informazioni, anche se un particolare legame con S. Colombano è testimoniato dal fatto che nei pressi della collina banina egli acquisterà una villa, "la tenuta di Valbissera", in cui tornerà spesso, e di cui avrà cura amorevole, interessandosi in modo non superficiale alle tecniche per migliorare la produzione vinicola delle sue tenute, come dimostrano i frequenti riferimenti all'argomento presenti nelle lettere spedite al figlio fra il 1809 e il 1825, pubblicate dopo la sua morte. Qui i riferimenti a S.Colombano sono persino più frequenti di quelli dedicati a Sant'Angelo. Questa prima parte della sua vita è comunque avvolta dalla più fitta nebbia, né siamo riusciti a trovare documenti che la potessero illuminare. Le prime informazioni certe sulla sua attività ci portano al 1796 quando, trentottenne, lo troviamo a Milano dove probabilmente si era trasferito in cerca di fortuna. Qui si lanciò, fra i primi, nella carriera rivoluzionaria affiliandosi alla "Società degli amici della libertà e dell'eguaglianza" detta "Società popolare". Essa era stata costituita nel 1796, poco prima che i francesi di Napoleone occupassero Milano, "per opera di Carlo Salvador, un milanese vissuto a lungo in Francia, dove era stato amico del Marat, e ritornato recentemente in Lombardia come emissario del ministero degli esteri francese. Scopo primo della società era quello di ottenere la proclamazione di una repubblica lombarda sul tipo francese" (cfr. G. Candeloro, Storia dell'Italia moderna, Milano, Feltrinelli, 1956, v. I, pp. 210-211). L'organizzazione era costituita in maggioranza da sinceri democratici conquistati dagli ideali affermatisi con la rivoluzione francese. Ma tra essi non mancavano figure di avventurieri e personaggi ambigui che, dopo i successi delle armate francesi in tutta Europa, avevano scommesso sulla vittoria napoleonica anche in Lombardia e vi avevano aderito per rivendicarne il merito e ottenere favori dai nuovi dominatori. In Sommariva probabilmente convivevano entrambi gli aspetti. Non si può infatti escludere una giovanile infatuazione per gli ideali illuministici e rivoluzionari che avevano conquistato la gioventù europea nella seconda metà del '700, sicuramente influenzato dagli ambienti e dai salotti che aveva preso a frequentare a Milano, popolati da professionisti, possidenti, aristocratici e intellettuali di orientamento rivoluzionario. Fra questi troviamo l'avvocato Federico Sopransi, il prete Felice Lattuada, il marchese Francesco Visconti, il duca Giovanni Galeazzo Serbelloni, il conte Gaetano Porro. Ma, accanto a questa formazione intellettuale, agiva fortemente lo spirito d'avventura e la brama d'ascesa sociale che lo aveva condotto al gran salto: dall'incolta e povera Sant’Angelo ai salotti colti e ricchi di Milano. Insieme a questi uomini, non a caso, Sommariva fu chiamato a formare la nuova Municipalità di Milano dopo che Napoleone, conquistata la Lombardia aveva estromesso il vecchio ceto dirigente conservatore ed austriacante. Nella nuova Municipalità troviamo anche uomini di altissima levatura intellettuale come l'illuminista milanese Pietro Verri e Giuseppe Parini, uno dei maggiori poeti della letteratura italiana, con i quali il Sommariva si trovò a collaborare. Entrato nelle grazie di Napoleone, fece parte dell'Amministrazione generale della Lombardia, che divenne ben presto un vero e proprio governo provvisorio. Essa tuttavia non dette buona prova di sé, per le ruberie e i veri e propri saccheggi di edifici pubblici e di chiese che alcuni dei suoi membri perpetrarono, in un momento di grande difficoltà economica per la popolazione, chiamata a farsi carico di una parte delle spese sostenute dall'esercito napoleonico per la guerra. Sommariva, insieme a Gaetano Porro fu poi inviato in missione al secondo Congresso Cispadano, tenuto a Reggio Emilia fra il 27 dicembre del 1796 e il 9 gennaio 1797, per fondare una repubblica che comprendesse l'intera Italia settentrionale. E da quella sede Sommariva e Porro inviavano al loro governo una relazione entusiastica circa i lavori di quel congresso (G. Candeloro, op. cit., p. 224). Successivamente Sommariva fu utilizzato da Napoleone, che mostrava di nutrire per lui la massima fiducia, come suo emissario anche in missioni diplomatiche molto delicate. 1-
Continua Angelo Montenegro
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