Storie di commercianti lombardi |
|||||||||||
Storie di commercianti lombardi
|
|||||||||||
Si direbbe che il connubio tra l’arte del vendere e suo padre Gaetano sia qualcosa di innato. Ma quando in effetti cominciò a farsi le ossa? << Da ragazzo, iniziando come garzone di vari ambulanti santangiolini- esordisce Vottorio- ,e quello che rammenta più di tutti è un tale Rognoni, detto "Vilòta", che vendeva tessuti nei mercati della zona. Ricordo che a quanto sentito, spesso arrivavano anche nell’Oltrepò, a Varzi. Poi è venuto il momento del militare. Mio padre è stato in guerra nel sud Italia, a Salerno e in Sicilia. E c’è un particolare interessante, che fa capire la situazione della sua famiglia in quegli anni: infatti spesso racconta che un Natale, tornò a casa in licenza, del tutto inatteso. Quando avvertirono sua madre, questa scoppiò a piangere. Non sapeva cosa dargli da mangiare. In realtà però non avrebbe nemmeno dovuto farlo il militare, essendo l’unico figlio maschio, e orfano di padre. E invece si fece tutta la guerra. Tornato a casa cominciò a fare l’ambulante>>. Aldilà delle esperienze da ragazzo. Perché scelse proprio questo lavoro? <<C’è un motivo curioso, anche se non so fino a che punto abbia pesato. Mio padre scelse di fare l’ambulante perché affascinato dai cavalli. Allora pochi avevano auto e camion, e si girava per vendere con i carri. A lui sarebbe piaciuto avere un cavallo da tirare. Alla fine però, col cavallo non ci è mai andato, anche se non credo che all’inizio avesse i soldi per comprarsi un camion. Diventò quindi un "battitore", figura curiosa e caratteristica. Erano quelli, ve ne sono ancora pochi, che urlavano sui mercati, sudavano sette camice, per magnificare la loro merce. Una volta si faceva così: andava nei mercati, sbraitava, cercando di attirare più gente possibile. Arrivava col carretto pieno di roba e non se ne andava finchè non lo svuotava. I grossisti erano a Milano, quelli che contavano. A Lodi c’era Bellinzona>>.
Il businnes affermato dei mercati vocianti, affollati e rumorosi, cominciava ad affievolirsi? << Nel frattempo i mercati si andavano abbandonando. Il primo che mio padre ha lasciato è stato quello di S.Angelo, a cavallo tra il 59 e il 60. L’ultimo mercato, a Melzo, che per noi rappresentava la piazza più importante, l’abbiamo fatto nell’autunno del 1969. Ma l’abbandono è stato solo per motivi di tempo>>. E poi l’impresa più avventurosa, nel 1969 l’apertura dell’attuale grande magazzino? << L’abbiamo costruito noi, in via Mazzini, al civico 31. La vera scommessa vincente di mio padre. E’ stato bravo e fortunato. Allora c’era il mercato che vendeva roba da poco, mentre i negozi avevano prezzi alti perché anche i costi erano elevati. Invece lui ha cercato di vendere tanto abbassando i prezzi. La merce la compravamo direttamente dai produttori. Il periodo migliore è stato negli anni 70, e siamo diventati un fenomeno anche aldilà di S.Angelo. La clientela arrivava da Milano, Crema, Pavia e tutto l’Oltrepò. Ricordo domeniche che chiudevamo già alle 11 di mattina perché dentro era tutto pieno di gente. Il nome del negozio, Tessilgar, è venuto quando eravamo già qui. Inizialmente si chiamava "Centro Convenienza". Poi l’idea: Tessilgar. Il finale "gar" sta per Gaetano Rusconi. Siamo arrivati fino a 15 dipendenti, oltre a noi della famiglia. La clientela tipo era proprio la famiglia media italiana, e la nostra filosofia, specie negli ultimi anni, è stata appunto indirizzata ad accontentarla>>. La chiusura, nel 2001, è storia dei giorni nostri. Il modello, quel modello, unico nella zona, è andato in crisi. Una soluzione commerciale basata sul rapporto di fiducia tra il cliente e il venditore. Spesso si creava anche un’ amicizia personale tra clienti e commessi. Un servizio da piccolo negozio, in un grande centro. E quello della Tessilgar, come conferma anche Vittorio Rusconi, è un modello difficilmente esportabile negli attuali ipermercati, dove la vendita, volenti o nolenti, è anonima, spersonalizzata. In pratica un negozio atipico, inizialmente dirompente, di rottura, che poi col passare degli anni si è tramutato in una realtà per famiglie, su cui molti contavano per soddisfare il guardaroba dell’intera stagione. Lorenzo Rinaldi
|
|||||||||||
.
|
|||||||||||