Nuovo
libro di Achille Mascheroni
ElRusari
La
sala della filiale santangiolina della Banca Popolare di Lodi ha ospitato, venerdì
9 maggio 2003, la presentazione del libro El
Rusari di Achille Mascheroni, contenente
un’antologia di poesie in dialetto barasino,
dall’autore ritenute fra le più significative tra quelle pubblicate
nei suoi volumi: Sant’Angel dal campanén,
El noste munde e Sonetti e rime dal loggione.
Il volume di 134 pagine, contiene 67 poesie, porta in copertina
un ritratto di Mascheroni, opera del pittore Giuliano Bonaventura
ed è stato realizzato dalla Editrice Greco
& Greco con il contributo della Banca Popolare di Lodi e del
Comune di Sant’Angelo Lodigiano.
Condotta dalla lodigiana Carla Galletti, la serata
ha avuto come relatore Ferruccio Pallavera,
direttore de “Il Cittadino”, il quale ha intrattenuto i presenti
sulla cultura del dialetto, un modo di esprimersi che fa parte della
nostra storia più autentica. Ha sottolineato
la musicalità del nostro vernacolo che lo rende nettamente distinguibile
da tutti gli altri idiomi del territorio lodigiano ed ha auspicato
la compilazione di un vocabolario dello stesso.
Con gli attori Roberto Marelli e Franco
Friggeri era presente l’attrice Carla
Canzi (protagonista con il santangiolino
Carlo Cabrini del film “I fidanzati” di Ermanno Olmi nel 1963) che ha letto uno scritto postumo
dello scrittore-giornalista Age Bassi,
a cui Achille Mascheroni ha dedicato il libro.
Alcune rime contenute nel volume sono state lette dall’autore, mentre
la conclusione della serata ha visto la partecipazione degli attori
della Compagnia del dialetto barasino
che hanno interpretato, in maniera colorita, le poesie Al murtori
e El rusari.
Nel corso della serata è stato opportunamente
ricordato come El Rusari
viene pubblicato nel venticinquesimo anniversario dell’uscita del
primo libro di poesie in dialetto santangiolino,
dal titolo Sant’Angel dal campanèn, presentato
il 16 giugno 1978 nella sala dei Cavalieri del Castello Morando
Bolognini. Vale la pena di ricordare che in quella
occasione le poesie di Achille Mascheroni furono efficacemente
interpretate da Pinuccia Tonali Pagani e da colui che firma questa
cronaca.
Antonio Saletta
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“I Promessi Sposi”
in dialetto barasino
Renzo
e Lucia in riva al Lambro
Successo per la rappresentazione teatrale de
“I Promessi Sposi” di Alessandro Manzoni,
che la Compagnia del Dialetto Barasino
ha rappresentato nelle due serate del 12 e 13 aprile al Cupolone
e, il 24 maggio, presso la Casa di Riposo, facendo registrare il
tutto esaurito e ottenendo consensi positivi.
L’idea porta la firma di Angelo
Gallorini, che ha ridotto liberamente nel nostro dialetto
alcune parti del romanzo manzoniano, ne ha curato allestimento e
regia e ha interpretato Agnese, la madre di Lucia. Un
lavoro preparato da lungo tempo con passione e impegno, premiato
alla grande, tanto da superare le più rosee previsioni.
La Compagnia del Dialetto Barasino
è composta da attori dilettanti. Con Angelo Gallorini hanno recitato Franco Altrocchi,
nei ruoli di Perpetua, la monaca di Monza e di Donna Prassede; Franco
Mafessoni nei panni di Don Abbondio e Don Ferrante; Antonio
Ottolini nelle vesti di Renzo e Vittorio
Mascheroni in quelle di Lucia. Pietro Rusconi
nei ruoli del Dott. Azzeccagarbugli, Fra’ Cristoforo
e di un gustosissimo Bortolo; Luigi Cavallini era Don Rodrigo, Lorenzo
Fratti l’Innominato ed Eleonora Bersani
“la peste”.
Geniale
l’idea scenica di legare i vari momenti dello spettacolo con la
figura di Alessandro Manzoni, impersonificato
da Nicola Aschieri. In mezzo a questi
santangiolini c’erano anche due “forestieri”, il graffignanino Natale Boselli e il
pavese Luigi Pozzi che hanno assimilato con bravura il nostro dialetto.
Elogio particolare al corpo di ballo diretto da Erika Caccioppolini che ha illustrato coreograficamente l’assalto
ai forni e la calata dei Lanzichenecchi.
E’ stato tutto talmente piacevole che l’evento può considerarsi
davvero riuscito. I nostri attori hanno messo a fuoco la simpatia,
la genialità e l’arguzia tipica del popolo barasino.
Meritano un grosso applauso e l’incoraggiamento a continuare, attraverso
il dialetto, a riscoprire e salvaguardare le radici culturali della
nostra borgata.
Peppino
Pisati
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