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commissione d'appello
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Il primo “incidente di percorso” ha luogo
in quel di Pinerolo, dove, dopo essere stati
per due volte in vantaggio, gli uomini di mister Tassi
si fanno prima raggiungere e poi superare dalla Cenerentola piemontese
(fino a quel punto in grado di raggranellare la miseria di 12 punti),
soccombendo per 4 reti a 2. Scottato da questo inopinabile
tracollo, il club del patron Luca Gaeli incappa
in altri due incontri senza vittoria, consistenti nell’1-1 interno conseguito
nel derby con il Fanfulla (con il club lodigiano che, sul finire di gara,
replica immediatamente al centro di Marco Arena) e nel 3-4 incassato a
Vigevano, per mano dei bianco-azzurri del cannoniere Barbieri, prima di
riprendersi negli ultimi tre incontri di campionato, che lo vedono opposto,
in sequenza, al Fiorenzuola dell’ex fanfullino Andrea
Ciceri, al Palazzolo
ed al Voghera. Vinto per 1-0 (rete di Baldini)
il primo incontro, il club rosso-nero sfiora il colpaccio in quel di Palazzolo sull’Oglio (il paese natale della
show girl Luisa Corna). Contro i bresciani, infatti, il Sant’Angelo,
autore di una partita gagliarda, non riesce a conseguire un successo che
sarebbe risultato più che meritato, addirittura cedendo per
2-1, per via di una rete incassata in “zona Cesarini”.
Sconfitta a parte, ciò che però ha dato più fastidio è stato il clima
intimidatorio ed ostile venutosi a creare nel piccolo stadio del paese
del Bresciano, dove il pubblico (e non solo il pubblico) ha insultato
i rosso-neri per tutti i novanta (e passa) minuti di gioco.
Ancora più fastidiose ed antipatiche sono poi risultate
le dichiarazioni di un loro dirigente, che ha addirittura incolpato il
Sant’Angelo di “non saper perdere”. Orbene, il Sant’Angelo forse non saprà
perdere, ma il Palazzolo lo sa fare ottimamente,
dato che, nella non remota stagione 1996-’97 è riuscito nell’impresa
(!) di chiudere il torneo di Serie D (allora ancora denominato Campionato
Nazionale Dilettanti) con 34 sconfitte in 34 partite e con 0 (sì, zero)
punti in graduatoria. Piuttosto che fare delle figuracce simili, è oggettivamente
molto meglio essere come il Sant’Angelo, squadra che “non sa perdere”.
In ogni modo, alla sconfitta subita in riva
all’Oglio si sussegue un’altra notizia negativa per i
rosso-neri, ovvero la sentenza inerente il tentativo di corruzione
che sarebbe stato intrapreso dal Rodengo Saiano in occasione della gara tra il Sant’Angelo e gli uomini
di mister Crotti. Tale sentenza, emanata dalla
C.A.F. (Commissione di Appello Federale), risulta
infatti assai pesante, affibbiando dodici punti di penalizzazione al Rodengo Saiano e quattro ai barasini, stroncando in tal modo le ambizioni dei due sodalizi.
Alcuni hanno scritto che questa sentenza
è stata esemplare: pur non volendo entrare nel merito, bisogna assolutamente
ricordare che il diritto insegna che una sentenza deve essere prima di
tutto giusta, non esemplare. In ogni caso, i rosso-neri
si vedono togliere, oltre ai quattro
punti faticosamente conseguiti, anche la possibilità di accedere ai play-off,
ma niente e nessuno potrà mai togliere (sia ai giocatori che ai tifosi)
le soddisfazioni che, dopo un campionato iniziato in sordina, sono man
mano arrivate: nessuno potrà togliere al Sant’Angelo la vittoria (2-0)
nel derby di Lodi (attesa per più di venti anni); la vittoria (1-0) nel
derby interno col San Colombano ed il 4-1 rifilato, fra le mura amiche
del “Carlo Chiesa”, all’allora capolista Rodengo
Saiano… Il 2-1 con il quale gli uomini di mister
Maurizio Tassi piegano il Voghera all’ultima
giornata, grazie agli acuti di Salvatore Carboni (24’) e di Baldini
(52’), conseguito con la consapevolezza che i tanto agognati play-off
sarebbero rimasti una chimera, chiude così in bellezza una stagione che
ha visto i barasini raccogliere ben 55 punti (poi divenuti 51 per via
della penalizzazione), mentre in
Serie C/2 viene promosso il Pizzighettone del
bomber-pittore Paolo Curti, un indimenticabile
ex che quando se ne andò da Sant’Angelo Lodigiano pareva lasciare dietro
di sé una squadra “morta”. Forse così fu, dato che la compagine barasina
si è iscritta al campionato proprio negli ultimi giorni utili, ma, in
seguito, “l’araba fenice” Sant’Angelo ha saputo risorgere dalle proprie
ceneri, dimostrando che è possibile organizzare una squadra senza primedonne,
ma con tanti atleti animati da voglia di lottare e di sacrificarsi, continuando
comunque ad essere protagonisti. Un grazie per questa fantastica annata va
quindi sia alla squadra che alla dirigenza, per la grande impresa compiuta.
Se si fosse realizzato il “sogno C/2” sarebbe stato ovviamente
meglio, ma non sarà certo il mancato raggiungimento di una promozione
peraltro inattesa a togliere al Sant’Angelo l’affetto dei santangiolini. Giuseppe
Livraghi |
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