veicologico
idrogeno
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La
tradizionale fiera di maggio santangiolina, ribattezzata quest’anno con
un abile gioco di parole “Veicologico”, si è aperta sabato 10 maggio con
un convegno dedicato proprio al futuro dell’auto ecologica. All’incontro,
organizzato dal gruppo RCS (Rizzoli Corriere della Sera) e coordinato
dal giornalista sportivo Nestore Morosini hanno
partecipato rappresentanti di importanti industrie automobilistiche internazionali.
I relatori sono stati infatti l’Ing. Giuseppe
Rovera, vice presidente del centro ricerche della Fiat, il Dott. Oliosi,
rappresentante della BMW e poi il Dott. Cernicchiaro, rappresentante della
UNRAE associazione di categoria dei costruttori internazionali di auto
e il Dott. Franco Moz, dell’ANFIA (produttori italiani di automobili).
Diverse ovviamente le strategie delle case produttrici per arrivare ad un futuro automobilistico
più pulito. Concordi comunque
nel collocare l’entrata sul mercato della macchina ad idrogeno attorno
al 2010, pur perseguendo diversi itinerari di avvicinamento. Il problema
dell’idrogeno è infatti, a detta dei relatori,
quello della sua produzione oltre che del suo utilizzo. Così, mentre Fiat
tenterà la produzione su piccole auto, BMW punterà alla realizzazione
di auto più grandi. Sempre BMW prevede per il
2008 la produzione di auto a doppia alimentazione
(idrogeno e benzina verde). Alternativa più vicina sembra essere quella
del metano per cui si sta facendo pressione per
un aumento della rete distributiva. Il problema di inquinamento
delle auto si ha però anche nel momento della dismissione del mezzo. Infatti è stato affermato che un’auto degli anni ’30 era un
disastro in quanto nessuna parte era riciclabile, mentre i materiali di
un’auto degli anni ’90 sono quasi completamente riciclati. Il
rappresentante UNRAI ha cercato invece di minimizzare la responsabilità
delle auto rispetto all’inquinamento, mentre il rappresentante italiano
ha delineato un percorso per cui si dovrà arrivare ad occuparsi
meglio non solo dell’ecologicità ma anche della sicurezza delle auto.
L’ing. Moz ha comunque sottolineato come anche
i nuovi mezzi telematici di guida, gli strumenti elettronici di bordo,
possano portare ad un risparmio energetico, aiutando l’automobilista ad
individuare percorsi brevi e quindi di
convenienza. Il
convegno, sicuramente di pregio, per aver portato i produttori in prima
persona a parlare del futuro dell’automobile, ha avuto il difetto di essere
stato a senso unico. Infatti tra i relatori non
vi era nessun ecologista preparato e qualificato a rispondere a certe
affermazioni più difensive che di riflessione. In particolare il dott.
Cernicchiaro ha sostenuto l’inutilità delle domeniche a piedi e dei metodi
attuali di contenimento delle polveri provenienti dagli scappamenti delle auto. Minimizzare
il problema inquinamento non contribuisce a risolverlo. Poteva forse avere
un replica ecologica anche l’affermazione che
il cittadino, in nome della libertà privata deve poter circolare sempre.
Non sono sembrati neppure molto
coerenti certi esempi tratti dal mondo naturale, finalizzati a sostenere
che anch’esso inquina. Argomenti preparati ad
hoc dai comunicatori delle grandi imprese per convincerci a scorrazzare
sempre e comunque in auto. Un’ultima
riflessione del tutto personale a chiusura di questo
articolo. Qual è il motivo che spinge BMW a cercare di produrre
auto a idrogeno che mantengano comunque una velocità superiore ai 200 chilometri
orari (l’uso dell’idrogeno diminuisce sensibilmente le prestazioni), quando
con quella velocità si può circolare al massimo all’autodromo di Monza? Cristoforo Vecchietti |
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