C.R.E.A. di Lodi


C.R.E.A. di Lodi
C.R.E.A. di Lodi
Torna alla Home Page de
IL PONTE
veicologico idrogeno
Torna alla prima pagina di questo numero


ANNO 7 - N. 3 (Versione web - anno 4 n.3) NUOVA SERIE GIUGNO 2003

Veicologico:
il futuro è l’idrogeno

 

La tradizionale fiera di maggio santangiolina, ribattezzata quest’anno con un abile gioco di parole “Veicologico”, si è aperta sabato 10 maggio con un convegno dedicato proprio al futuro dell’auto ecologica. All’incontro, organizzato dal gruppo RCS (Rizzoli Corriere della Sera) e coordinato dal giornalista sportivo Nestore Morosini hanno partecipato rappresentanti di importanti industrie automobilistiche internazionali. I relatori sono stati infatti l’Ing. Giuseppe Rovera, vice presidente del centro ricerche della Fiat, il Dott. Oliosi, rappresentante della BMW e poi il Dott. Cernicchiaro, rappresentante della UNRAE associazione di categoria dei costruttori internazionali di auto e il Dott. Franco Moz, dell’ANFIA (produttori italiani di automobili).

veicologico
Le minuscole "bighe" che funzionano a elettricità e che trasportano una persona in piedi

Diverse ovviamente le strategie delle  case produttrici per arrivare ad un futuro automobilistico più pulito. Concordi comunque nel collocare l’entrata sul mercato della macchina ad idrogeno attorno al 2010, pur perseguendo diversi itinerari di avvicinamento. Il problema dell’idrogeno è infatti, a detta dei relatori, quello della sua produzione oltre che del suo utilizzo. Così, mentre Fiat tenterà la produzione su piccole auto, BMW punterà alla realizzazione di auto più grandi. Sempre BMW prevede per il 2008 la produzione di auto a doppia alimentazione (idrogeno e benzina verde). Alternativa più vicina sembra essere quella del metano per cui si sta facendo pressione per un aumento della rete distributiva. Il problema di inquinamento delle auto si ha però anche nel momento della dismissione del mezzo. Infatti è stato affermato che un’auto degli anni ’30 era un disastro in quanto nessuna parte era riciclabile, mentre i materiali di un’auto degli anni ’90 sono quasi completamente riciclati.

Il rappresentante UNRAI ha cercato invece di minimizzare la responsabilità delle auto rispetto all’inquinamento, mentre il rappresentante italiano ha delineato un percorso per cui si dovrà arrivare ad occuparsi meglio non solo dell’ecologicità ma anche della sicurezza delle auto. L’ing. Moz ha comunque sottolineato come anche i nuovi mezzi telematici di guida, gli strumenti elettronici di bordo, possano portare ad un risparmio energetico, aiutando l’automobilista ad individuare percorsi brevi e quindi  di convenienza.

Il convegno, sicuramente di pregio, per aver portato i produttori in prima persona a parlare del futuro dell’automobile, ha avuto il difetto di essere stato a senso unico. Infatti tra i relatori non vi era nessun ecologista preparato e qualificato a rispondere a certe affermazioni più difensive che di riflessione. In particolare il dott. Cernicchiaro ha sostenuto l’inutilità delle domeniche a piedi e dei metodi attuali di contenimento delle polveri provenienti dagli scappamenti delle auto. Minimizzare il problema inquinamento non contribuisce a risolverlo. Poteva forse avere un replica ecologica anche l’affermazione che il cittadino, in nome della libertà privata deve poter circolare sempre. Non  sono sembrati neppure molto coerenti certi esempi tratti dal mondo naturale, finalizzati a sostenere che anch’esso inquina. Argomenti preparati ad hoc dai comunicatori delle grandi imprese per convincerci a scorrazzare sempre e comunque in auto.

Un’ultima riflessione del tutto personale a chiusura di questo articolo. Qual è il motivo che spinge BMW a cercare di produrre auto a idrogeno che mantengano comunque una velocità superiore ai 200 chilometri orari (l’uso dell’idrogeno diminuisce sensibilmente le prestazioni), quando con quella velocità si può circolare al massimo all’autodromo di Monza? 

 

Cristoforo Vecchietti

.