Neverchange
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Un incontro di fine estate
ricorda la competizione d’inizio stagione ed il concorso Musica Giovane dell’Ufficio per la pastorale giovanile della diocesi
di Lodi, che ha visto primeggiare tra le emergenti band del Lodigiano il giovane gruppo dei “Neverchange”
di Sant’Angelo, autore di pezzi propri dalle influenze non proprio commerciali,
e a dire il vero un po’ controtendenza. Questa è un’intervista coi modesti vincitori e la testimonianza che a vincere è ancora
il buon rock, e la musica come cultura dell’impegno. Qualcosa che, fortunatamente,
sembra sopravviva ancora dalle nostre parti.
A colloquio con Il Ponte il nucleo santangiolino
della band, con Paolo Cerri e Roberto Sara, chitarristi, e Marco Mascheroni,
basso. Sono rimasti a casa Loris Lupi di Villanterio
e Roberto Dordi di Vidigulfo,
rispettivamente voce e batteria. Avete vinto proponendo canzoni vostre. Una scelta difficile
in un periodo in cui fare canzoni di gruppi famosi è una tendenza quasi
obbligata per “vincere”. Cosa ha significato
questo per voi? Innanzitutto è stata una soddisfazione enorme, perché avevamo
un progetto ed abbiamo vinto con questo progetto…contro tutto e contro tutti. Perché, si sa
che la tendenza è la “cover band”, e portare qualcosa di nostra composizione
e vincere con quello, penso che sia stata una conquista che ci ha reso
felici. Abbiamo lavorato sodo per un anno e mezzo, e il risultato ci ha
ampiamente ripagato della fatica. Presentare
un brano di nostra creazione e trovare un riscontro positivo, è stato quasi un punto di arrivo. Il concorso ha proposto in un certo qual modo la musica come
“inno alla vita”. Sembra che lo abbiate azzeccato in pieno con le vostre
canzoni, o è stato solo un caso? Diciamo che il concorso
è stato un pretesto per cominciare a suonare ed esibirci dal vivo. Non
abbiamo preparato niente esclusivamente per il concorso; alcuni brani
esistevano prima della formazione del gruppo, altri sono nati dalla collaborazione
di tutta la band, con lo spirito di lanciare un messaggio. Perché
quando si parla di qualcosa, non si può fare a meno di parlare della vita, dei problemi, di tutto ciò
che ci riguarda. La relazione dei nostri brani con “l’inno alla vita”
è stata casuale, forse è dovuta al fatto che
abbiamo espresso dei sentimenti che hanno trovato in questo momento l’occasione
per venire a galla. E’ così anche per i gruppi del panorama internazionale a cui vi ispirate – il rock come inno alla vita -? Quali sono? Veniamo da provenienze musicali diverse… Qualcuno, per quanto riguarda
la sezione ritmica, predilige il
tecnicismo, qualcun altro, per quanto riguarda noi e la voce, da quegli
aspetti della canzone vicini alla scena grunge di Seattle della seconda metà degli anni Ottanta,
dove il suono è meno definito ed è più ricco di contaminazioni. I nostri
gruppi di riferimento sono, ad esempio, i Pearl
Jam o i Soundgarden,
gruppi che credono veramente nella musica ricca di valori che eseguono. C’è ancora Musica Giovane in questo senso – sempre considerando il rapporto
tra musica e spirito giovane –
o la musica e l’impegno sembrano essere in contrapposizione come
vogliono far credere la TV e i giornali commerciali? All’interno delle band
locali, secondo noi, c’è ancora molto da scoprire, anche a proposito di impegno. Per quanto riguarda la musica, è sempre giovane
quella di un certo tipo, quella di una
cultura musicale forse ben diversa da quella che ci propongono
la televisione e la radio ... Ma il punto è sempre lo stesso, cosa vende
in questo momento? C’è un grande fermento perchè in gran parte dei locali,
ai gruppi musicali viene sempre richiesto di suonare qualcosa che non
appartiene a loro, i brani di loro creazione non vengono apprezzati, con
la conseguenza di arrivare a non credere più nelle loro stesse capacità
… Cosa dovrebbe fare S. Angelo
per garantire un migliore veicolo d’espressione ai giovani che, come voi,
vogliono fare musica? Quali i vostri progetti
nel concreto panorama musicale locale – non solo in S. Angelo, ma nel
Lodigiano - ? Per quanto riguarda il nostro
paese, crediamo che sia uno degli ultimi punti di riferimento da prendere
in considerazione, purtroppo. Vediamo un paese forse un po’ fermo da questo
punto di vista, a volte anche al di là dell’interesse
musicale. Ci piacerebbe avere uno spazio per provare e suonare, perché
di gruppi ce ne sono e potrebbero essercene ancora di più. C’è chi è fortunato
e un locale per esercitarsi ce l’ha, noi per
una sala prove andiamo a Pavia una volta alla settimana. Perché
a Sant’Angelo non si crea una struttura per
questo scopo? Sarebbe un’iniziativa con molte potenzialità che ci piacerebbe portare
avanti. Salutando
il gruppo di fuori, mi accorgo che il pomeriggio è ancora afoso. Ma da qualche nuova idea, mi dico, potrebbe nascere un po’
di freschezza. Matteo Fratti |
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